mercoledì 13 ottobre 2021

Il pensiero laterale nella pesca a spinning

 Il signor Luigi, che abita al decimo piano di un bel palazzo di Milano, ogni mattina deve uscire di casa per andare a lavorare. Esce sul pianerottolo, chiama l'ascensore come di consueto e bello sereno scende al piano terra. La sera, invece, al ritorno dall'ufficio, prende il medesimo ascensore e bello sereno si ferma al sesto piano, per poi percorrere gli ultimi quattro piani a piedi utilizzando le scale. Come mai farà tutti i santi giorni questa cosa? Curiosi? Leggete fino in fondo e capirete.

Credo che sia capitato più o meno a tutti di invitare un amico, magari digiuno della tecnica dello spinning, a fare una pescata in un posto conosciuto, quello dove andiamo più spesso e del quale conosciamo ogni anfratto e chiamiamo per nome ogni pesce presente. E poi, mentre cerchiamo di fare gli splendidi con catture mirabolanti perché sappiamo come pescare in quel luogo, l'amico verginello cattura il pesce più bello di giornata e noi... ce lo prendiamo nel domo. Come mai?

Che difficile rompicapo la pesca

Solita solfa quando si sente dire che quel tale ha pescato una spigolona, un luccione, un serrone, un bassone, un trotone, un qualsiasi pesciolone pescando con un attrezzatura ridicola ed utilizzando un esca astrusa per quel pesce e per quella situazione. Mentre noi, che seguiamo gli schemi canonici, quelli giusti, quelli che l'esperienza ci suggerisce di seguire, fatichiamo più del dovuto ad accumulare catture giganti. 

Culo? Cioè la classica fortuna del principiante? O c'è qualcosa di diverso da considerare?

Ecco la mia teoria

Negli anni di pesca ho maturato il pensiero che si, il culo conta (come sempre nella vita), ma a volte è proprio la mancanza di esperienza di questi "fortunati" ad essere la causa prima dell'effettuazione delle catture che ci rendono così invidiosi. In effetti, se ci pensate bene, soprattutto quando frequentiamo un posto che conosciamo molto bene, siamo portati ad utilizzare quelle determinate esche che negli anni ci hanno consentito di effettuare più catture. Solito discorso per le tecniche messe in atto. Ovvero, se in quel lago i pesci più belli ce li ricordiamo pescati in finesse, molto probabilmente la tecnica che utilizzeremo di più sarà proprio il finesse e ad essa ci affideremo nei momenti più complicati. Solito discorso se in una tale foce le spigole più belle le abbiamo viste catturare con un anguillina snodata: anche noi, alla ricerca della mega regina, insisteremo fino allo sfinimento con quella tipologia di artificiale in varie misure e colorazioni. Chiaro? Vi ci ritrovate?

Io si. Lo confesso.

L'esperienza è una indubbia ricchezza, ma troppo spesso diventa anche una costrizione. Un binario dal quale non abbiamo il coraggio di deviare, magari per timore di fare un clamoroso cappotto o anche semplicemente per pura pigrizia. Per dirla in chiave moderna, non abbiamo il coraggio di uscire dalla nostra confort zone

Un esca poco adatta ad un pesce adattissimo
Ed invece chi è libero di mente ed affronta la situazione per la prima volta, senza "i paletti" della memoria, più facilmente può trovare il bandolo della matassa e magari catturare il pesce bello che a noi mancava da tempo. Ecco quindi che il furbo pescatore deve sempre cercare di vedere i problemi, cioè la mancanza di catture eclatanti, da varie angolazioni e da vari punti di vista, affidandosi anche al famigerato pensiero laterale, cioè una modalità di risoluzione di problemi logici (problem solving) che prevede un approccio particolare, ovvero l'osservazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale modalità che prevede la concentrazione su una soluzione diretta al problema.

Insomma non bisogna affidarsi sempre e comunque alle certezze acquisite in passato e su quelle basare il nostro ragionamento logico, ma ogni tanto (soprattutto nei momenti complicati) si deve puntare anche a soluzioni eccentriche alle quali tradizionalmente non ci affideremmo. E l'altro mantra è farlo con convinzione, cioè senza paura di essere presi per folli o di tornare a casa con un cappotto bello pesante indosso.

Nelle novità si possono trovare sorprendenti catture
Se da qualche tempo andate nel vostro laghetto di fiducia e non vedete nulla nonostante la vostra tecnica rasenti la divina perfezione o vi ostinate a lanciare dalla vostra scogliera preferita con l'ultimo serra incannato mesi fa, forse non è solo colpa della mancanza del pesce. Occorre risolvere il problema con qualche soluzione fuori dagli schemi perché evidentemente le stimolazioni che ritenete più appropriate in realtà non lo sono più.

In questi casi il mio banale consiglio è quello di abbandonare a casa le esche che utilizzate normalmente per provare ad usare artificiali che invece non usate mai o che avete accantonato in fondo al cassetto del comò da tempo. Vedrete che l'utilizzo forzato di esche differenti dal solito vi metterà in condizione di condurre anche un approccio diverso dal solito, stimolandovi nella sperimentazione di nuove modalità di recupero. E questo spesso vi farà svoltare la battuta di pesca, con inoltre il non trascurabile vantaggio di trovare una nuova via per la cattura di un determinato pesce. Non solo, darete una seconda chance ad esche che magari avreste buttato nell'indifferenziata da li a qualche tempo. Anche questo non è da sottovalutare.

Chi smette di sperimentare, smette di imparare.

Ah... Quasi dimenticavo, avete capito perché il Signor Luigi si comporta in questo modo? Perché semplicemente è un nano e non riesce a raggiungere i bottoni oltre al sesto piano. Questo è il pensiero laterale.

Ci rileggiamo mercoledì prossimo.

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