Il manualetto della pesca a spinning: come iniziare da zero ed avere le prime catture

Come si inizia a pescare a spinning? Quali sono le prime cose da sapere? Quali attrezzature mi conviene acquistare? In questa breve guida, nella quale ho cercato di sintetizzare e semplificare al massimo i vari concetti, cercherò di spiegare "i come, dove, quando e perché" della pesca a spinning, per molti una tecnica ancora sconosciuta o conosciuta solo superficialmente, almeno questo è quello che mi viene da credere leggendo ciò che viene domandato dai neofiti sui vari forum italiani o dai pescatori occasionali incontrati nelle mie scorribande con canna alla mano.

Perciò, al fine di rendere tutto molto semplice e comprensibile, partirò dal presupposto che coloro che vogliano cimentarsi per la prima volta con "LO SPINNING" e stanno leggendo il presente articolo, si siano affacciati al più generale mondo della pesca da poco tempo e non abbiano ancora fatto proprie le innumerevoli nozioni di questo vasto universo.

Riprendendo in mano i due articoli che avevo pubblicato sul blog un po' di tempo fa, cercherò ora di scrivere una vera a propria unica guida , dividendo la trattazione in due capitoli: il primo, dedicato ai veri e propri inizi e quindi a tutto ciò che serve per pescare a spinning partendo assolutamente da zero (nozioni ed attrezzature); ed il successivo dedicato alle prime esperienze in pesca, dando qualche accenno alle tecniche basilari ed agli accorgimenti necessari a spuntarla per la prima volta in assoluto con i pesci.
Lo spinning, una pesca veramente sportiva

Cos'è lo spinning, anche detto pesca con esche artificiali

Definizione da enciclopedia Treccani a parte, il concetto base di questo tipo di pesca è quello di catturare i pesci utilizzando delle esche finte, artificiali appunto, al posto di vermi, bachi, camole, pasta, frutta, pesce ecc. ecc. o qualsiasi altra cosa che rientri nel concetto di naturale, viva o morta che sia. Non solo, a differenza della maggioranza delle tipologie di pesca classica, generalmente lo spinning non prevede una posizione statica, ma bensì lo spostamento più o meno continuo del pescatore in cerca del luogo migliore per pescare, visto che non esiste il concetto di pasturazione (cioè il richiamo del pesce sul luogo di pesca grazie alla diffusione in acqua di richiami olfattivi). Pertanto dovrà essere chiaro fin da subito che nella pesca a spinning sarà il pescatore a dover cercare il pesce.
Altra caratteristica fondamentale è che l'obiettivo principale delle uscite di pesca saranno i pesci predatori (anche se con le nuove tecniche qualcosa è cambiato), cioè quei pesci che si nutrono di altre forme di vita acquatiche pinnate e non, come del resto fanno trote, lucci, persici trota, spigole, pesci serra ecc, tutte specie che diventeranno l'obiettivo principale del perfetto spinner moderno.

Allora vi domando: siete disposti a fare lunghe camminate ed a stare tanto in piedi come un galeotto ai lavori forzati? Siete disposti ad usare strani aggeggi in plastica e gomma peggio di una pornostar assatanata? Siete disposti a rinunciare a prelibati piatti a base di carpe, carassi o muggini in un intingolo di pomodoro come ad ogni altro piatto a base di pesce perché il catch & release diventerà un ossessione?
No?! Abbandonate subito la lettura.
Si? Allora siete davvero i soggetti perfetti per iniziare (o provare ad iniziare) l'avventura nel magico mondo dello spinning.

Pescare a Spinning

Prima però di addentrarci nei suggerimenti veri e propri voglio che sia assolutamente chiaro cosa significhi pescare a spinning, cioè perché vale la pena affidarsi a questa particolare tecnica. Nelle prossime righe cercherò di descriverne alcune motivazioni con la speranza che in esse troviate la conferma alla vostra domanda "perché provare?". Inoltre spero che ne comprendiate i concetti fondanti, una cosa che vi tornerà molto utile per capire meglio questo mondo e la filosofia che ne sta alla base.

Innanzi tutto vale la pena pescare a spinning perché è una tecnica molto efficace. Come la maggior parte dei pescatori anche io ho iniziato dalle tecniche classiche, come la canna fissa, la bolognese e la pesca a fondo (e confesso con lusinghieri risultati), ma lo spinning è l'unica tecnica che mi ha aperto la porta alle catture con la C maiuscola. Ricordate? Qui si parla di specie predatorie e quindi in cima alla catena alimentare dei pinnati, perciò vien da se che le taglie siano mediamente più corpose rispetto alla minutaglia che può essere catturata e richiamata dalla pasturazione con bigattini, lombrichi o altre esche naturali. E' al contempo vero che lo spinning è quantitativamente meno catturante rispetto alle tecniche suddette, questo va riconosciuto, ma a livello qualitativo offre l'opportunità di effettuare catture di valore assoluto.

Proprio in considerazione della possibilità di entrare in contatto con pesci di mole, vi dico un altra peculiarità: con lo spinning si può godere intensamente della lotta con il pesce conseguente all'allamatura. Questo perché la dimensione contenuta della canna ci permette di percepire molto più nettamente i movimenti del pesce, cosa che non avviene con una canna tradizionale, come ad esempio con una bolognese od una canna a fondo, vista la lunghezza caratteristica. Insomma con lo spinning sembra proprio di combattere mano contro pinna, senza alcun filtro a dividerci dai salti e dalle fughe del pesce. Ed il pescatore gode, anzi, vive soprattutto di queste sensazioni.

Un altro punto a favore è indubbiamente la praticità: in pochi minuti un pescatore a spinning può essere già attivo in pesca. Giusto il tempo di indossare gli stivali (e nemmeno sempre) scaricare l'attrezzatura, annodare il moschettone, innescare l'artificiale ed effettuare il primo lancio. Nessun'altra tecnica è così veloce in fase di preparazione. Un, due, tre... pesco io e guardi te!
Questo permette di praticare lo spinning anche in piccoli ritagli di tempo, come più volte ho scritto nei i miei post dedicati all'aperispinning, pagando solo un minimo sacrificio in termini temporali per iniziare (e poi naturalmente finire) la battuta di pesca. Non ci sarà più da estrarre e reinserire canne nelle fodere o mulinelli nelle scatole, armare e disarmare calamenti, scaricare, montare e poi di nuovo smontare e caricare panchetti e guadini nella bauliera dell'auto e via discorrendo. Non rischierete nemmeno più la vita perché i bigattini dimenticati nello stanzino si saranno trasformati in flotte di ronzanti mosconi neri che vi hanno invaso casa, facendo imbestialire il lato femminile della famiglia.
Oh prova a pescarci con la roubaisienne in un posto così

Vi basta? No!?! Incontentabili. Allora aggiungo che è una tecnica molto dinamica e mai monotona, dovendo essere praticata muovendosi alla ricerca del pesce ed animando un pezzo di plastica, legno o gomma col fine di convincere un pesce all'attacco. Scordatevi quelle infinite ore noiose passate sbadigliando seduti su un panchetto, guardando fissamente un galleggiante o il cimino della vostra canna a fondo, con il rischio di perdere la vista per l'eccessivo sforzo e l'uso del collo a causa della cervicale. Qui dovremo camminare e sperimentare in continuazione recuperi sempre diversi per giungere all'agognata cattura.
Aggiungo anche che in un certo qual modo lo spinning può essere considerato una pesca economica per il vostro conto in banca. Certo, alcune esche sono costose (troppo), ma se eviterete il demone del collezionismo, spulcerete offerte ed occasioni e riuscirete a non perdere un artificiale ad ogni lancio, potreste effettuare tante battute di pesca senza sborsare alcun soldino aggiuntivo.
Inoltre è una tecnica che può essere praticata dovunque. Tralasciando l'esclusiva possibilità di pescare nelle riserve di pesca - appunto - esclusive, dedicate generalmente solo a tecniche come la mosca e lo spinning, vista la dimensione ridotta dell'attrezzatura sarà possibile lanciare in tutti quei posti interdetti all'uso di attrezzature classiche, dalle lunghe telescopiche da bolognese, alle ingombranti canne da fondo, fino alle ingestibili roubasienne. Solo per chiarire: diverranno immediatamente accessibili i piccoli torrenti infrascati, i fitti canneti, gli appuntiti scogli e sarà anche possibile raggiungere luoghi molto distanti dall'auto senza faticare come muli da soma caricati di panchetti e borsoni di vari quintali.

E questo ci porta ad un altra considerazione: (per me) è la tecnica di pesca più sportiva che si possa praticare (insieme alla PAM, naturalmente). Si, perché l'impegno fisico è sempre piuttosto elevato, sia per i continui lanci (che con attrezzature da pesci "big" sono davvero faticosi), sia per la peculiarità del camminare, sia per lo stare comunque sempre in piedi, magari anche in condizioni atmosferiche che non definiremmo mai tra quelle ideali per una rilassante scampagnata insieme alla famiglia.

Chiarito tutto ciò, passiamo agli approfondimenti più interessanti di questa piccola guida.

Cosa ci vuole per iniziare

Semplice: una canna, un mulinello ed un esca.
Poco?!? No! E' quello che effettivamente serve ad un novizio. Sulla rete si leggono troppo spesso suggerimenti di acquisto ai neofiti che prevedono giganteschi investimenti in attrezzature ed affini: da fuoristrada lussuosi per viaggi a pieno carico, a panfili milionari per raggiungere gli spot giusti, passando logicamente per canne e mulinelli fabbricati in fibre aerospaziali, con finiture in platino, anelli in diamante e borchie di pitone sul manico. Insomma una spesa iniziale da nababbi che, secondo l'opinione dei più, dovrebbe mettere al sicuro da quei terribili "cappotti", cioè dalle nefaste uscite senza alcuna cattura. Anche molti youtuber ce la mettono tutta per far passare questo messaggio, ma molto spesso è solo marketing.
Così ci si ritrova con le spalle appesantite da un sacco di roba, il portafogli alleggerito da troppi soldini e tante speranze che, se vane, finiranno per uccidere subito la fiamma della nuova passione. Male. Anzi malissimo!

Io, all'opposto, consiglio di procedere invece con una intelligente calma. Ormai ogni marca seria e conosciuta presente sul mercato (ribadisco seria e conosciuta) propone attrezzature entry level o per meglio dire economiche che solo venti anni fa sarebbero state considerate da professionisti. Quindi canne, mulinelli ed artificiali poco più che basici vanno benissimo per fare le prime esperienze, naturalmente evitando accuratamente la roba da pochi euro dei negozi cinesi o dei banchi del mercato. Quando poi avrete compreso a fondo la tecnica e cercherete attrezzature più specifiche (e giustamente anche un poco più fighette per togliervi lo sfizio), ammazzando lentamente il vostro conto in banca, una canna ed un mulinello di scorta da tenere in bauliera faranno sempre comodo nelle vostre future uscite.
Non solo: sarà anche l'attrezzatura perfetta da prestare all'amico/parente rompiscatole che dopo aver visto le foto dei mostri da voi catturati, insisterà per essere portato a pesca con tanto di prestito dell'attrezzatura. E quindi, in previsione di tutto ciò, i vostri soldi dedicati ad una prima attrezzatura economica saranno stati comunque spesi bene e non saranno stati certo buttati.
Non sempre ad un grande dispendio di euro corrisponde un grande risultato

Diverso invece il discorso per quanto riguarda l'abbigliamento, per il quale invece conviene subito partire con oggetti di livello, in modo tale da fare un esborso economico sensato una volta per tutte. Cioè all'inizio dell'avventura, più che per canne e mulinelli, vale la pena spendere qualche euro in più per giubbotti studiati per resistere a vento ed acqua, pantaloni comodi e magari antistrappo, stivali traspiranti, scarponcini antiscivolo ecc. Tutte cose che dureranno anni e che vi aiuteranno tanto nella fase di pesca, rendendo le ore passate in piedi a girovagare in cerca del pesce molto più piacevoli. Solito discorso per le borse dedicate alle scatole di artificiali ed alle minuterie. Con un po' di ironia, ho chiaramente indicato le cose fondamentali da non dimenticare a casa in questo post. Leggetelo, così affronterete il resto della trattazione con più verve.

Ma ho accelerato troppo. Premiamo il tasto rewind e facciamo qualche passo indietro ripartendo da capo. Quanto ho scritto qui sopra serve però a chiarire da subito le idee su quello che penso io in fatto di inizi. Quindi, se non volete iniziare risparmiando un po' di soldini, smettete di leggere qui e dirigetevi al più vicino negozio di pesca facendo da subito come vi pare. Se invece vi interessa l'argomento, tutto ciò che vi ho detto fino ad ora sull'abbigliamento ed affini verrà ripreso ed approfondito più avanti, tranquilli. Ora procediamo per gradi.

Naturalmente il primo componente da acquistare è quello fondamentale, l'oggetto del desiderio di ogni pescatore a spinning: la canna.

La canna

Prima di procedere ad acquisti compulsivi ad occhi chiusi, portafogli spalancato e mutande calate, diviene importante decidere (per fare la propria scelta in modo razionale e sensato) da quale ambiente di pesca si vorrà partire. Quindi la prima cosa di cui essere consapevoli è: sono interessato ad iniziare a pescare in acqua dolce o in acqua salata? E' importante esserne consapevoli non perché le attrezzature utilizzate per il lago (ad esempio) non vadano bene per la spiaggia o viceversa, ma perché conviene scegliere potenze e grammatura - detto più semplicemente, la tipologia della canna - in base all'ambiente nel quale vorremmo effettivamente avere le prime esperienze di pesca e quindi ai pesci che lo popolano e che vorremmo catturare.
Per semplificare il più possibile ad uso dei novizi (non me ne vogliano gli esperti), si può affermare che in linea di massima una attrezzatura più leggera è indicata per torrenti, piccoli fiumi e cave, mentre una più pesante lo è per i laghi, grandi fiumi ed il mare (con centomila eccezioni che in questo contesto dedicato ai novizi non affronterò).

In sintesi, direi che la scala di grandezza della potenza di lancio della vostra canna, sulla quale basare la scelta all'inizio dell'avventura nello spinning, sarà la seguente:
  • da 0 a 7 grammi per torrenti e piccoli corsi d'acqua;
  • da 8 a 15 grammi per cave o piccoli fiumi;
  • da 16 a 21 grammi per laghetti o fiumi di media portata
  • da 22 a 30 grammi per laghi, grandi fiumi e mare chiuso (ambiente portuale);
  • da 31 a 60 grammi per mare aperto.
  • oltre 60 grammi mare aperto e grandi predatori

Non sempre con canne potenti si pescano pesci potenti

Da questo si evince che, sempre in linea di massima, nel range 0-30 grammi troveremo attrezzature più adeguate all'acqua dolce e nel range 21 grammi-infinito quelle più adeguate all'acqua salata. Questo vuol anche dire che una canna che si trova a cavallo tra i 21 ed i 30 grammi può essere utilizzata un po' dovunque, diventando (a parer mio) la migliore prima canna da acquistare, almeno se si è veramente agli inizi e non ci si vuole limitare ad un solo ambiente di pesca. E su questo punto insisterei: evitate gli estremi della scala suddetta! All'inizio della carriera è meglio evitare di cimentarsi con il troppo piccolo od il troppo grande. I romani dicevano "in medio stat virtus" e ritengo che tale detto sia assolutamente sensato.

Se però il vostro irrinunciabile sogno è quello di iniziare con le trote in un piccolo torrente o cimentarsi con le muscolose ricciole pescando dalla scogliera, allora dovrete necessariamente orientare la scelta sugli estremi della scaletta suddetta, mettendo in conto un po' più di tempo per adattarsi all'utilizzo della canna. Ah, dimenticavo: ormai tutte le indicazioni sono riportate "all'ammerigana", cioè in once (Oz.). Per capire i grammi nostrani o viceversa andrà fatta una semplice conversione di unità di misura.

La scaletta sopra indicata naturalmente non è la bibbia e non è da interpretarsi rigidamente. Non esiste un netto confine tra canne di grammature differenti, come non esiste un confine tra canne per l'acqua dolce e canne per l'acqua salata. Un pesce di acqua dolce di grandi dimensioni, come può essere ad esempio il siluro, richiederà una attrezzatura che ricade nella sezione "mare aperto", anche se è appunto un abitante dei fiumi. Viceversa un sugarello può essere tranquillamente pescato con una canna ultraleggera da trote, anche se vive nel mare. Ed ugualmente una cannettina da 7g. può essere usata in un grande fiume per cercare cavedani a galla, come può essere usata una 60g. o anche di più in un canaletto di pochi metri per stanare il luccio della vita.
Schema classico delle azioni di una canna (da pescaspinning.net)

Tale scaletta l'ho scritta quindi solo con l'intento di fornire una iniziale, semplice, intuitiva e schematica base informativa immediatamente comprensibile dalla quale partire per la propria scelta, dando per scontato che chi sta leggendo questo articolo è quasi completamente a digiuno di nozioni sulla pesca a spinning. Per le precisazioni e le eccezioni ci sarà tempo.

Dopo la potenza di lancio scelta in base al pesce che vorremmo insidiare ed all'ambiente in cui esso abitualmente vive, andrà decisa l'azione della canna, altra caratteristica molto importante per il pescatore. Visto che nel mondo dei fusti in carbonio si parte da canne molto morbide per finire a canne molto rigide, secondo una scala che parte da SLOW per arrivare ad EXTRA FAST, come primo acquisto consiglio caldamente (guarda un po') una corretta via di mezzo, cioè una canna ne troppo "paletto", ne troppo "fuscello", quindi una canna con azione media (o moderatamente veloce),  parabolico progressiva, valida un po' per tutti i pesci ed un po' per tutte le esche. Un attrezzo che tenuto in mano sarà sicuramente più amichevole per chi non ha mai fatto questo tipo di pesca e lo sarà sia in termini di lancio che di gestione dell'esca, passando dalla lotta con il pesce.
Avere una canna accondiscendente renderà tutto più semplice all'inizio della carriera di pescatore.
Anche in mare esistono pesci da canne leggere

E la lunghezza? Non preoccupiamocene ora. A seconda della grammatura scelta e dell'azione specifica, le canne avranno la lunghezza adeguata alla loro funzione. Se poi sarete indecisi su due modelli identici nelle caratteristiche, ma diversi in lunghezza, il mio consiglio è quello di optare per la canna meno lunga delle due, in quanto un attrezzo più corto permette un maggior controllo in fase di pesca, soprattutto quando si è alle prime armi e la propria sensibilità non è ancora massima.
Di conseguenza alla lunghezza andrà fatta anche la scelta dell'assemblaggio della canna ovvero se monopezzo, due pezzi o magari più pezzi ancora. In linea di massima una monopezzo offre maggiore sensibilità al pescatore, è sicuramente più figa, ma richiede anche più spazio per essere trasportata e poi riposta, senza contare che richiederà molta più attenzione ogni volta che la caricheremo o la scaricheremo dall'auto, onde evitare spiacevolissime rotture.
Io mi sento di consigliare una valida due pezzi, comunque un ottimo attrezzo, perfetto anche nella prospettiva di un futuro come canna di scorta da tenere riposta nella bauliera della propria auto. Ma alla fine è più una questione di gusti personali. Sui prodotti moderni cadrete comunque bene. Le telescopiche o le travel... beh, per ora lasciamole al negoziante.
Su tutto il resto, cioè sul come è assemblata la canna, ovvero se ha il manico in sughero o in eva, se ha un impugnatura unita o "splittata", più anelli o meno anelli, è colorata di nero o di azzurro, è lucida od opaca, a voi la scelta in base ai gusti personali.

Ah, dimenticavo: materiali imprescindibili il carbonio o la grafite.

Il mulinello

Una volta scelta la canna, andrà di conseguenza scelto il mulinello da abbinarci. Ed anche qui mi sento di consigliare una spesa iniziale oculata e contenuta perché, come già detto per le canne, i mulinelli in commercio adesso sono molto validi anche nelle fasce di prezzo più basse (tanto, come faremo per la canna, in futuro occorrerà avere in bauliera anche un mulinello "muletto" di scorta per le occasioni sfortunate), sempre a patto di orientare la propria scelta su marchi conosciuti e non su oggetti scrausi con nomi esotici, benché vantino decine di cuscinetti a sfera.

Le caratteristiche del mulinello, intese come robustezza e capienza della bobina, dovranno tenere conto delle prede alle quali ci rivolgeremo. Più piccola sarà la taglia del mulinello, più piccola sarà la bobina e meno filo per un eventuale combattimento avremo a disposizione. E da questo deriva immediatamente il fatto che se intenderemo cimentarci con pesci potenzialmente di mole e dotati di buona forza (serra, lecce, siluri) dovremo avere mulinelli potenti e con tanta riserva di lenza. Viceversa, se ci indirizzeremo a prede più piccole come trote di torrente, cavedani o sugarelli, potremo permetterci mulinelli più piccoli e leggeri. Una cosa da verificare è il rapporto di recupero: per iniziare andrà bene un recupero con rapporto 5:1, uno dei più diffusi tra i mulinelli in commercio ed uno dei più validi per far lavorare alla giusta velocità le esche in acqua.

Marche? Modelli? Numero di cuscinetti? Frizione in testa o in coda? Indipendentemente da quello che c'è scritto sulla confezione, se i mulinelli girano fluidi (che è la cosa più importante) e sono solidi nella costruzione, vanno bene. Ripeto, per spendere in futuro ci sarà tempo. Magari, per effettuare una scelta intelligente fra mulinelli simili, concentratevi su tre caratteristiche in particolare: il materiale della bobina, il pomello della manovella ed il peso. Questo ultimo elemento diventa fondamentale quando la sessione di pesca prevede molte ore di lanci, mentre la manovella deve fornire al pescatore una presa rapida, comoda e sicura in fase di recupero e combattimento: quindi più largo sarà il pomello, più antiscivolo sarà e meglio sarà. Sulla bobina è consigliabile evitare materiali plastici e puntare solo ai metallici, generalmente l'alluminio. Se poi nella confezione del mulinello ci sarà anche una seconda bobina, meglio ancora. Avrete modo di caricare la stessa con un diametro di nylon differente per differenti occasioni di pesca e sarà un po' come avere due mulinelli invece di uno.
Pesci come questi richiedono attrezzature solide, ma non necessariamente costose

Il test finale per essere sicuri di abbinare il giusto peso di mulinello alla canna è molto semplice. Basta fare una banale prova: si fissa il mulinello sulla canna e poi si controlla se, posizionando la metà superiore dell'impugnatura sul nostro dito indice, la canna rimane in equilibrio orizzontale, senza sbilanciarsi sulla vetta o sul calcio. In questo modo vi assicurerete un abbinamento perfetto per pescare e per lanciare, una cosa che vi permetterà di prolungare la vostra azione in pesca con un minore affaticamento per polso, gomito e spalla.

A questo punto non rimane che caricare il mulinello con del filo da pesca. Ed anche qui, per fare la scelta corretta, ci dovremo basare sulle nostre intenzioni ovvero il pesce e l'ambiente che vorremmo affrontare, nonché sulla canna e sul mulinello che abbiamo acquistato. Inutile caricare uno 0,30 su un piccolo mulinellino montato su una corta cannettina da trote o viceversa uno 0,20 su un mastodontico mulinellone montato su un bazooka da tonni.
Per dare un minimo senso di orientamento sulla scelta, direi di rimanere tra nylon dello 0,22 (per le canne con minima grammatura) ed uno dello 0,30 (per canne con grammatura sui 30g.), salendo di dimensione proporzionalmente alle grammature intermedie ed eventualmente superiori. Comunque le canne moderne hanno la fortuna di indicare quale filo possono sopportare, così non dobbiamo fare altro che attenerci a tale indicazione. Per essere proprio tranquilli, assicuratevi che nel vostro mulinello entrino almeno 120 metri del nylon prescelto, giusto per avere una riserva nella lotta con l'eventuale bestione ed un po' di autonomia prima di dover imbobinare del nuovo nylon a causa di tagli, parrucche, nodi ecc.

Voglio però precisare una cosa: fino ad uno 0,30 si riesce ad effettuare dei lanci piuttosto lunghi; oltre tale spessore no. La dimensione maggiore del nylon permette un passaggio della lenza meno agevole tra gli anelli della canna e pertanto le vostre esche, anche se piuttosto pesanti, non riusciranno a volare lontano come quelle del vicino di pesca che utilizza un trecciato dello 0,18. Anche per questa caratteristica il mio consiglio di rimanere su attrezzi medi (in tutte le componenti) mantiene la sua validità.

Per la prima imbobinatura consiglio di rivolgersi direttamente al negoziante di fiducia, facendolo fare a lui. Primo perché il costo del nylon potrebbe essere incluso in quello dell'acquisto del mulinello; secondo perché avrà maggiore occhio nella quantità di nylon da imbobinare. Comunque sia, non risparmiate sul prezzo di questo componente in particolare: molto meglio avere una canna mediocre con un nylon top di gamma piuttosto che il contrario. Alla fine tra un ottimo prodotto ed uno mediocre possono ballare meno di dieci euro, ma la differenza tra strappare e portare a riva un pesce è enorme.

Se avete notato non ho parlato di fluorocarbon o trecciato, ma solo di nylon. Non l'ho fatto per una banale dimenticanza, ma perché ritengo che il nylon sia il migliore prodotto nell'assecondare i pastrocchi che può fare un novizio dello spinning, anche nella lotta con il pesce. Il fluorocarbon per un verso ed il trecciato per un altro offrono indubbi vantaggi, ma sono anche molto più costosi e piuttosto complicati da utilizzare, soprattutto perché espongono più frequentemente al rischio di imparruccare tutto, facendovi così perdere svariato tempo alla ricerca del bandolo della matassa. E spendere nuovi soldi se tale bandolo non verrà trovato.

Gli artificiali

Risolto il rebus canna, mulinello e nylon, il vostro sguardo volerà sognante sullo scaffale delle esche artificiali. E qui, cari miei, sarà la morte del vostro conto in banca! O almeno, lo sarà se non seguirete un minimo di logica negli acquisti. Infatti, anche in questo caso, il consiglio è quello di effettuare la scelta iniziale con intelligenza, basando le proprie decisioni sulle caratteristiche dell'attrezzatura che ci saremo procurati. Quindi dovremo tornare a pensare al pesce che vorremo pescare e soprattutto al peso che la canna acquistata potrà lanciare. Questa infatti dovrà essere la vostra prima imprescindibile discriminante: andranno scelte esche che hanno un peso compatibile con la potenza di lancio della vostra canna.
Esche artificiali, un universo infinito nel quale è meglio muoversi con cautela

Pertanto, se la vostra canna avrà una potenza di lancio di 7 - 21 grammi, le esche da acquistare dovranno necessariamente avere peso compreso tra i 7 ed i 21 grammi. Lo so, è banale e lapalissiano, ma non ci credereste se vi raccontassi in quanti non seguono strettamente questa regola, soprattutto alle prime esperienze. Il rischio dell'acquisto ed utilizzo di esche dal peso sbagliato è quello di lanciare male e mal governare l'esca durante il recupero. Questo quando va bene. Invece, se andasse proprio male, si potrebbe arrivare addirittura alla rottura della canna, soprattutto nei casi in cui si cercasse di lanciare un esca dal peso specifico superiore alla potenza sopportata del fusto in grafite.
Per essere tranquilli ed avere una più agevole gestione dell'esca nel lancio, il mio consiglio è di orientatevi su artificiali che hanno un peso all'incirca della metà del range di potenza di lancio della canna. Ad esempio: se la vostra canna lancia 7-21 grammi, un artificiale pesante 14-15 grammi sarà quello perfetto (in medio stat virtus, tanto per ribadire).

Un altra discriminante universale nella scelta delle esche è il colore: soprattutto all'inizio è bene preferire colorazioni naturali, nel senso di livree che imitano effettivamente qualcosa di esistente, evitando roba con colori fotonici. Lo dico perché spesso da novizi, passata l'iniziale euforia dell'acquisto compulsivo, ci si fida pochissimo nell'utilizzare i colori pastello o fluorescenti e quindi tali esche, acquistate con grande godimento, molto spesso rimangono poi confinate nel cassetto. In realtà sarebbero validissime, ma le finestre di impiego richiedono un indubbia maggiore esperienza sul campo, quindi rimandiamo il loro acquisto al prossimo futuro.

Oltre al colore, le esche possono essere scelte in base alla loro dimensione, una caratteristica che non sempre va di pari passo con il peso. Ebbene, non vi dovete preoccupare se un esca sembrasse troppo grande per il pesce. Fidatevi. Non ci saranno mai esche abbastanza grandi per un pesce predatore. Quindi acquistate con tranquillità anche minnow, jerk, pencil, wtd (le classiche imitazioni di pesci in legno o plastica galleggianti ed affondanti) di 12 o 15 o 17 o più centimetri di lunghezza, se rientrano nel peso lanciabile dalla vostra canna.
Ma il bello è che vale anche l'esatto opposto: pesci grandi a volte abboccano ad esche piccole. Quindi, se l'esca è del peso adatto e del colore adatto e - cosa fondamentale - vi piace, la dimensione deve essere una delle ultime cose di cui preoccuparsi.

Naturalmente le esche potrebbero essere scelte anche per il materiale di cui sono fatte, per la loro galleggiabilità o per il loro affondamento, per le vibrazioni che emettono, per la loro forma, per la cura dei dettagli o perché fanno uno splendido pendant con le scarpe di vostra moglie o per... un sacco di altre caratteristiche. Le discriminanti sono davvero numerose. Ma fermiamoci a quanto detto sopra, almeno in questa sede.

Stabilito il peso, stabilito il colore e stabilito che la dimensione non è un problema, sarete già in grado di fare una scelta oculata sulla prima scorta di esche da acquistare. Per darvi un ulteriore aiuto vi rimando a questo mio articoletto proprio sulla scelta e selezione delle esche da leggere qui, tanto per non esagerare nel numero degli acquisti e nei chilogrammi di artificiali di scorta da stipare nelle tasche, insomma per essere almeno un pochino razionali.
Ora però dovremo pensare nuovamente al pesce che abbiamo deciso, sin dall'inizio, di andare a pescare.
Piccola esca, grande risultato

Se siete arrivati fino a qui, cioè avete scovato il mio blog nella marea di scritti del web, vuol dire che con internet ci sapete fare. Ed io proprio ad internet vi rimando, non perché non voglio darvi i giusti suggerimenti, ma perché semplicemente sarete più veloci ed efficaci.

Effettuate una ricerca sulle foto ed i video pubblicati nel web delle catture del pesce che vi interessa, anche in lingua straniera, e memorizzate la forma degli artificiali che vedrete in bocca ai pesci nelle foto e nei filmati. Non preoccupatevi troppo della marca precisa o dell'esatto modello, ma date invece importanza alla tipologia ed alle fattezze di quegli artificiali specifici. Quando ne avrete individuati un numero adeguato (non esagerate, per un "adeguato" start kit addirittura anche un solo artificiale potrebbe essere sufficiente) dirigetevi al negozio più vicino od affidatevi al vostro tablet pieno di negozi virtuali e procedete all'acquisto.
Ripeto: non importa che l'artificiale sia identico in tutto e per tutto (stessa marca e stesso modello) a quello visto in rete, ma basta che sia simile nelle fattezze e nel colore. Giusto per avere una base di partenza nella scelta. E magari che tale scelta vi aiuti anche psicologicamente verso le prime catture, con quell'idea che vi ronzerà nella mente "se ce l'ha preso lui con un artificiale così, ce lo posso prendere anche io".

Ah, quasi dimenticavo, un ultima accortezza: un esca specifica per il mare va bene anche in fiume; un artificiale specifico per l'acqua dolce potrebbe non essere indicato per il mare. In quale senso? Nel senso delle sue componenti che potrebbero soffrire la salsedine e quindi arrugginirsi irrimediabilmente dopo il primo uso. Pertanto, se il vostro primo obiettivo è il mare, accertatevi che l'esca sia dotata delle giuste caratteristiche per resistere al sale marino (gli ancorotti in primis).

Insieme agli artificiali dovremmo anche acquistare i moschettoni, fondamentali per collegare l'esca al nylon e permetterci veloci sostituzioni in fase di pesca. Se tra le vostre esche non ci sono artificiali che tendono a girare o roteare (i famosi cucchiaini) preferiteli senza girella. Anche qui una marca vale l'altra. L'importante è controllarne la resistenza in chilogrammi che deve essere proporzionata al nylon prescelto, cioè: se avete caricato uno 0,25 che tiene 6 kg, allora dovrete acquistare moschettoni che riescano a sopportare 6 kg.

Nell'infinito mondo delle esche, nello specifico quelle in gomma, ci sarà anche da valutare l'acquisto di ami dedicati, piombi dedicati, altri ammennicoli dedicati. Ecco, il mio consiglio iniziale è quello di scegliere (se si è a digiuno completo di nozioni su questo universo) buste di gomme già complete di ami, in modo da essere sicuri di avere a disposizione le cose giuste per effettuare un corretto innesco ed una successiva corretta presentazione dell'esca in pesca.
Internet è comunque pieno di semplici tutorial sugli inneschi delle esche in gomma. Quindi se vi voleste togliere lo sfizio di acquistarle ed usarle, basterà passare una serata a fare qualche ricerca su Youtube.
Il cucchiaino mantiene sempre la sua efficacia, anche con pesci "differenti"

Sempre in questo infinito mondo ci sarebbero anche tutte le tipologie di esche metalliche, ovvero cucchiaini rotanti, cucchiaini ondulanti, spinnerbait, buzzbait, metal jig, validissime per catturare più o meno tutti i tipi di pesci. Per capirne di più vi rimando volentieri a questo mio articolo dedicato proprio al rotante. Valutate voi se inserirlo nella lista dei desideri o no. Io lo farei, perlomeno se si volesse iniziare dall'acqua dolce. Tra l'altro, con un recupero lineare, molto semplice, garantiscono già un ottima efficacia. E poi sono "un classico" irrinunciabile del pescatore a spinning.

Occhio a questo ulteriore suggerimento: se il vostro obiettivo è la cattura di pesci con dentature "serie", come gli sfuggenti barracuda, i voraci pesci serra (anche se con loro il rischio è inferiore) o soprattutto i meravigliosi lucci, mettete in conto di acquistare anche il classico cavetto d'acciaio, un articolo utilissimo ad evitare che, durante le concitate fasi del combattimento, la lenza si recida a causa dello sfregamento sull'affilata dentatura del pesce.

Capi di abbigliamento e affini

A questo punto il più è fatto, ma prima di andare a pescare occorrono ancora alcuni complementi di attrezzatura che è sempre bene passare in rassegna.
Riprendiamo il discorso fatto ad inizio del post e parliamo degli abiti. In estate va bene più o meno tutto, ma nelle altre stagioni indossare dei capi buoni e confortevoli aiuta moltissimo e rende più piacevoli le ore passate a lanciare con la vostra canna, soprattutto in condizioni meteo non proprio favorevoli. Ne beneficerà anche la vostra salute. Quindi non lesinate proprio su queste cose, anche perché potrebbero servirvi non solo in pesca. Un buon giubbotto è un buon giubbotto dovunque ed una volta che avrete acquistato roba buona, questa vi ripagherà dello sforzo economico fatto lasciandovi asciutti, caldi e rilassati, durando nel tempo. Scegliete capi con molte tasche (vi accorgerete che non basteranno mai) e che abbiano le cerniere a sigillarle per non seminare costose proprietà in giro.
Anche per i pantaloni seguite le medesime indicazioni, pantaloni che preferibilmente dovrebbero essere confezionati con stoffe antistrappo, visto che ci potremmo trovare ad attraversare cespugli di rovi o a scivolare strusciando clamorosamente il nostro fondo schiena. Visto che si parla di pesca e quindi di "cacciare" dei pesci è logico scegliere colori non troppo vistosi, quindi i colori naturali neutri, come il verde, il cachi, il marrone ecc. sono da preferire, evitando assolutamente il fucsia, il giallo radioattivo o il verde pastello, ottimi solo per farsi prendere in giro dagli altri pescatori. Le tinte mimetiche, va da se, sono indicatissime.
Utilissimo anche un cappello da tenere ben calzato sulla testa, per proteggersi dai raggi solari estivi e dai gelidi venti invernali.

Con la giusta attrezzatura si può pescare sempre e comunque

Massima considerazione anche per gli stivali, un altro capo di abbigliamento indispensabile per un pescatore che di natura ha a che fare con l'acqua molto da vicino. Evitate lo stivaletto basso classico, utilissimo per fare l'orto o andare a funghi, ma non per praticare seriamente lo spinning. Nei primi tempi cercate di evitare anche i più impegnativi waders (un acquisto che magari sarà da rimandare al futuro). Concentratevi invece sui più pratici stivali a coscia, validi per affrontare egregiamente il 90% degli spot di pesca e delle necessità di uno spinner. Naturalmente di buona fattura, possibilmente traspiranti, con suole dal buon grip e soprattutto comodi per camminare, per evitare noiose vesciche in quelle occasioni che richiedono continui spostamenti e sfuggire alle terrificanti saponate in quelle giornate di caldo torrido, nonché scongiurare rovinose cadute sui fondi appena appena scivolosi.

Un altro componente fondamentale per il pescatore a spinning è la borsa dedicata ad artificiali e minuterie varie. Ne esistano di varie forme, dimensioni e fatture, ormai anche studiate appositamente per il pescatore a spinning moderno. Anche in questo caso la cerniera è d'obbligo e la dimensione deve essere adatta ad accogliere le vostre scatole di artificiali (che in futuro magari saranno numerose).
Non esagerate però con le dimensioni, perché alla fine quando le riempirete (e succederà, fidatevi) peseranno una tonnellata e vi spaccheranno la schiena mentre le trascinerete per ore ed ore in spalla. Preferite dimensioni "umane" e che abbiano un laccio porta spalla abbastanza ampio da non segarvi il collo.

Una volta erano molto in voga i gilè, un capo di abbigliamento tipico anche dei cacciatori. Il vantaggio è che distribuisce il peso delle cose trasportate su tutte le spalle. I contro sono: è un altro capo da tenere indosso (ed in estate si sente); le tasche anteriori, quando piene, possono limitare il pescatore nella propria azione; la capacità di carico è inferiore. Sono comunque sempre capi validi ed una buona alternativa per portarsi dietro l'attrezzatura, pertanto valutate anche questa opzione senza scartarla a priori. Anche qui, alla fine, si tratta di gusti.
Pesce gatto ? Oibò.. meglio tirarlo su con il boga

Oltre al vestiario ed alla borsa, per avere la meglio sui pesci di taglia (e non solo su quelli) il guadino è un attrezzo che non va assolutamente sottovalutato. Soprattutto alle prime armi può non essere semplice issare il pesce direttamente con le proprie mani, come si fa con il black bass infilandogli un dito in bocca o con il luccio facendogli una presa opercolare (non proprio semplice anche per i più esperti). Oltretutto con mosse maldestre potremmo anche infilzarci con gli ami delle nostre esche mentre cerchiamo di tenere fermo un pesce che si dibatte. Quindi un investimento in un guadino è una spesa intelligente. Sceglietelo leggero (la cosa più importante, visto che andrà portato dietro) e fatto in silicone, un materiale che non danneggia l'integrità del pesce e permette rilasci più semplici. Naturalmente ripiegabile, affinché non ingombri troppo nel trasporto.
Un buon sostituto del guadino (soprattutto perché molto meno ingombrante) è il boga grip, una specie di tenaglia che va infilata nella bocca del pesce e che chiude sul labbro inferiore del pinnuto, in modo che non si liberi anche dimenandosi. E' però uno strumento più complicato del guadino, non semplicissimo nell'uso e che può creare qualche danno al pesce. Può essere però un acquisto da rimandare al futuro quando la pratica della cattura sarà più oliata.

Tutto il resto

Ormai è fatta. Siamo vestiti adeguatamente, abbiamo in mano una canna, un mulinello caricato con il giusto nylon e l'adeguata scorta di esche. Mancano solo le piccole rifiniture di attrezzatura.
Innanzitutto bisogna procurarsi una pinza a becchi lunghi per le operazioni di slamatura del pesce. I negozi di pesca ne hanno di varie tipologie e misure, quindi basterà sceglierne una. In alternativa andranno bene anche delle classiche pinze da lavoro, l'importante è che abbiano un peso limitato ed i becchi abbastanza lunghi ed abbastanza fini da entrare comodamente dentro la bocca del pesce, garantendo però una buona presa su ami ed ancorotti.

Successivamente dovrà essere acquistato un paio di forbici, meglio piccole ed a punta, che taglino bene, per tutte quelle occasioni nelle quali si dovrà rifare nodi e tagliare il nylon. Buoni sostituti sono anche i classici tagliaunghie, ma quelli con il becco verso l'esterno, non quelli classici da manicure. E poi, se proprio ci vogliamo togliere lo sfizio, i negozi di pesca offrono modelli che tagliano perfettamente anche il trecciato, pensando ad un suo futuro utilizzo.

Altra cosa importante, spesso sottovalutata, sono gli occhiali. Se uno indossa normalmente quelli da vista allora sarà già apposto. Se invece non li ha, è bene che pensi ad acquistarne un paio da sole (meglio se polarizzati), e che si forzi ad usarli con continuità (nella fase di pesca) perché gli occhiali, oltre a proteggere dai raggi solari ed a fare vedere ciò che accade sotto la superficie (sempre se polarizzati), proteggeranno anche dal rischio di infilarsi nelle pupille degli occhi le esche impazzite che volano in aria a seguito di un energico disincaglio, di una slamatura accidentale nel combattimento o di un maldestro lancio (vostro o di un compagno). Cose che accadono con una certa frequenza. E poi... volete mettere un selfie con un bel pesce ed un bel paio di occhiali da sole indossati? Vi donerà più carisma e sintomatico mistero!

Dulcis in fundo, considerate anche l'acquisto di una torcia da fronte per facilitarvi nell'azione in notturna. Anzi, non consideratela, acquistatela senza pensarci troppo. Visto che tra i momenti migliori nella pesca si annoverano da sempre l'alba ed il tramonto, non saranno rare le volte in cui ci dovremo muovere o rifare un nodo con l'oscurità. E senza torcia sarà davvero dura.
Benvenuti, nuovi Eroi dello spinning!

La battuta di pesca

Adesso ci siamo davvero. Eccoci qua finalmente a parlare di come entrare nel vivo di questa meravigliosa tecnica. Ora affronteremo la prima uscita di fronte al "nemico", cioè i famigerati pesci, con l'intento di valutare i rischi, ma soprattutto le opportunità dello spinning, cercando anche di elencare quelle dritte necessarie ad evitare gli errori anche banali che, influendo negativamente sui risultati, potrebbero condurre allo scoraggiamento ed addirittura all'abbandono della tecnica in questione ancora prima di averla capita a fondo. Si, abbandono... perché andare a pescare rimanendo a bocca asciutta per una, due, tre, quattro, cinque, ennemila volte, spegnerebbe irrimediabilmente la passione di chiunque. Ne ho conosciuti parecchi di ex pescatori così, purtroppo per loro.

Una premessa d'obbligo per estrema sincerità: il mondo dello spinning (e della pesca in generale) è talmente vasto che diventa impossibile condensare tutto lo scibile umano in un singolo post su internet. Spero sia chiaro. Quindi, per aiutare un novizio il più possibile, cercherò più semplicemente di puntualizzare quelle fondamentali regole di comportamento utili ad avere maggiori probabilità di successo in fase di pesca. E cercherò di farlo presentando schematicamente la fase precedente, quella intermedia e quella finale di una battuta di pesca, suggerendo consigli universalmente validi ai fini della riuscita di una pescata a spinning, indipendentemente dal pesce o dallo spot di pesca che si andrà ad affrontare.
Difficile? Si, lo so, ma io ci proverò lo stesso.

Preparazione e pianificazione

Sembrerà banale, ma molti degli insuccessi a pesca derivano da una cattiva pianificazione della battuta o magari da una scarsa preparazione dell'attrezzatura dedicata. E quindi, se siamo soliti non pianificare, ne preparare il tutto con attenzione e generalmente ci affidiamo solo alla buona sorte, il rischio di insuccesso in pesca non sarà più solo un rischio, ma diventerà una certezza. Avete mai visto uno sportivo che affronta una gara senza allenamento, senza conoscere il terreno di gara e senza aver meticolosamente sistemato i propri attrezzi? No? Nemmeno io. Il punto è proprio questo. Visto che la pesca in generale e lo spinning in particolare sono da considerarsi sport, iniziamo a ragionare da veri sportivi.
Freddo, mare calmo e limpido... Meglio scegliere il light rock fishing

Innanzitutto dovremo avere ben chiaro il nostro obiettivo principale, cioè quale pesce effettivamente vorremmo catturare (come abbiamo fatto per acquistare la prima attrezzatura). Se non si hanno esperienze pregresse di pesca è indispensabile informarsi sulle abitudini della specie che vorremmo pescare: come si nutre, quale habitat frequenta, quali sono le stagioni migliori per trovarlo. Queste dovranno essere informazioni da conoscere perfettamente. Naturalmente non dico di diventare degli ittiologi, ma almeno sapere con chi si ha a che fare, facendo anche una semplice ricerca sul web, quello si.
Per chiarire: potrò mai pescare un tonno in un laghetto? No, naturalmente. Potrò mai pescare un persico trota in mare? No, naturalmente. Potrò mai pescare una spigola, famoso pesce di mare, dentro un fiume a vari chilometri dalla foce, tra cavedani e carpe? Si, suonerà strano per un neofita, ma si. Anzi, a volte può essere più facile catturarla in quel contesto che in mare aperto.

Capito quello che voglio dire? Avere conoscenza del pesce che vogliamo catturare ci permetterà di scegliere il luogo e spesso anche il momento giusto o eventualmente quello da evitare assolutamente per organizzare la nostra gita in torrente, al lago, sul fiume o al mare che sia. Così partiremo per la nostra destinazione con la consapevolezza di farlo in un occasione potenzialmente propizia per noi. Inoltre conoscere il pesce ci permetterà di selezionare la giusta dotazione di esche per insidiarlo, senza rischiare di arrivare sul luogo prescelto per accorgersi che il quintale di artificiali trasportati è completamente sballato per quello che dobbiamo farci. Quindi è meglio spendere un po' del nostro tempo in una interessante ricerca sui pesci piuttosto che perderlo sui vari forum richiedendo sempre le solite domande su esche segrete ed attrezzature definitive per le quali ogni pescatore ha una propria idea (e nessuna sarà quella giusta in assoluto).

Inoltre (cosa da non sottovalutare mai) sarà fondamentale conoscere con precisione i regolamenti della pesca sportiva relativi ai luoghi ed alle specie che vorremmo pescare perché l'Italia è un paese nel quale ogni comune, ogni provincia ed ogni regione fanno storia a se e quindi si potrebbe andare a pescare felici come pasque e tornare a casa con una multa sul groppone che ha reso felice per Pasqua un ente pubblico.

Fatte le necessarie ricognizioni di cui sopra, siate sin da subito consapevoli che le condizioni atmosferiche potranno influire, anche pesantemente, sul vostro risultato finale. Chi pesca da anni avrà sviluppato un sesto senso per la giusta situazione meteorologica, ma chi è all'inizio dovrà guardare le previsioni del tempo per scegliere, innanzitutto, quelle occasioni che non mettano a repentaglio l'incolumità personale, come i temporali forti, le fulminazioni, il mare mosso, il vento sostenuto ecc. che sono tutte condizioni estreme da evitare, soprattutto se non si ha esperienza sul campo.
Poi, escluse queste situazioni limite, dovrà scovare quelle giornate relativamente tranquille appena precedenti un cambio di pressione atmosferica (anche leggero), sia verso l'alto che verso il basso, cioè una di quelle giornate antecedenti o immediatamente successive la rottura di una situazione di stabilità, di tempo brutto o bello che sia. Quindi saranno ottime le ore precedenti l'arrivo di una perturbazione dopo giorni di sole ed ottime saranno le prime ore di sole dopo giorni di vento e pioggia incessante.
Naturalmente anche gli orari in cui andremo a pescare avranno importanza ed anche in questo caso, come migliore tradizione vuole, saranno le ore di alba e tramonto quelle che dovremo tenere maggiormente in considerazione per la nostra avventura, sempre in virtù del fatto che sono momenti di cambiamento rispetto al trascorrere della giornata. Non chiedo di pescare solo in quei limitati minuti di aurora o crepuscolo, ma vale la pena far iniziare o concludere il nostro sforzo di pescatori in uno di questi due opposti momenti.
Spigole dentro al fiume? Yes, we can!

Una delle regole auree dello spinning e della pesca in generale, è proprio quella di cercare luoghi, orari e condizioni "di rottura" rispetto alla monotonia, che sia di un territorio, di una giornata trascorsa nell'invariabilità o di un alta (o bassa) pressione persistente. Tutto ciò che spezza la continuità, mi ripeto, sia atmosferica che orografica, può rivelarsi un nostro buon alleato.
Solo per fare alcuni esempi e chiarire ulteriormente questo concetto: meglio una foce di una spiaggia con una interminabile battigia; meglio il tramonto piuttosto del sole a picco; meglio una cascata dopo uno sbarramento che un tratto di fiume a corrente lineare; meglio una scaduta che il mare in piena tempesta o in lunga bonaccia; meglio l'ansa di un laghetto che una sponda lunga e dritta; meglio i picchi di marea che una fase intermedia... E via e via. Di esempi se ne possono fare infiniti. Nel nostro piccolo dovremo far si che, nel momento e nel posto in cui saremo a pescare, qualcuna di queste rotture coincida. Ed ormai, con internet alla mano che fornisce cartine molto dettagliate, orari di alba e tramonto precisi al secondo, fasi di marea con tanto di grafico, previsioni del tempo quasi infallibili, una buona pianificazione a tavolino della nostra battuta di pesca diventerà molto più semplice. E per certi versi potrà risultare anche divertente: "l'attesa del pescare è essa stessa pescare" citerebbero gli illuminati aperispinningofili moderni..

Dopo aver pianificato attentamente la battuta di pesca, il passo successivo sarà quello di preparare tutto l'occorrente per affrontarla e questo vuol dire effettuare un check up completo della propria attrezzatura. Innanzitutto andrà verificato che il mulinello contenga l'adeguata quantità di nylon (trecciato o fluorocarbon) in bobina: troppo poco vi creerà problemi nella lunghezza di lancio (e nel combattimento con grosse prede); l'eccesso vi esporrà al rischio di frequenti parrucche. Inoltre andrà verificato che il nylon sia "fresco" perché l'essere vetusto giocherà a favore del pesce che potrebbe spezzarvi la lenza con il primo strattone. Accertatevi inoltre che tutte le parti del mulinello scorrano senza intoppi. Eventualmente lubrificate con attenzione i punti che cigolano od offrano resistenza, con particolare attenzione al rullino guida filo ed all'archetto.

Naturalmente andrà controllato anche tutto il resto, dalla canna (che dovrà essere pulita ed integra soprattutto negli anelli) agli artificiali, controllando con attenzione che gli ancorotti non siano arrugginiti o spuntati, nel qual caso debbano essere assolutamente sostituiti. Durante la fase di controllo degli artificiali, valutate anche la tipologia di esche a vostra disposizione e selezionate con attenzione quelle che vi serviranno. Se sarete all'inizio dell'avventura molto probabilmente non avrete nessun problema, visto che ne dovreste avere poche, ma se invece avete già riempito le scatole di ogni ammennicolo in commercio, cercate di preferire la varietà e la versatilità piuttosto che la moda del momento: inutile portarsi dietro quattro o cinque esche identiche nel funzionamento, anche se di colori diversi, solo perché si è diffusa la voce che "è l'esca definitiva" (che non esiste!); molto meglio invece avere a disposizione più forme per più modalità di recupero e presentazioni in acqua. Datemi retta!

Accertatevi che siano presenti ed utilizzabili tutti i complementi dell'attrezzatura che ho accennato nel precedente capitolo. Inoltre, se dovrete affrontare una battuta di pesca di varie ore, non è da sottovalutare la presenza di una scorta d'acqua (anche una bottiglia da mezzo litro potrebbe essere sufficiente) e di una piccola merenda, tanto per impedire i cali di zucchero o quei noiosi brontolii di stomaco che potrebbero spaventare i pesci. Anche dei cerotti ed un pacchetto di fazzoletti faranno sempre comodo: i primi perché anche un semplice taglietto su un dito, magari proprio quello del lancio, potrebbe impedirvi di continuare a pescare con tranquillità e gusto pieno; i secondi... bhè, dopo merenda non si sa mai cosa potrebbe accadere.
Infine, at last but not the least direbbero gli anglofoni, un bel ricambio di abiti per ovviare ad un involontario tuffo in acqua. Ed un bel ricambio di attrezzatura (canna e mulinello) soprattutto se affronteremo una battuta di pesca lontani da casa (perché aimè le rotture possono sempre capitare). E quest'ultimo consiglio vale per tutti, anche per i pescatori sgamati di lungo corso.

La fase di pesca

Adesso viene il bello. Trovarsi di fronte ad una distesa di acqua, salata o dolce che sia, mette sempre una certa angoscia, soprattutto agli inizi dell'avventura nel mondo dello spinning. Ci sarà il pesce? Quale esca dovrò utilizzare? Che recupero dovrò effettuare? Continuo ad insistere  qui o mi sposto da un altra parte?
Queste sono alcune delle domande che vi frulleranno in testa. Tranquilli: lo faranno anche dopo anni di pesca. La pesca non è scienza esatta e la cattura non è come risolvere un equazione matematica. Due più due non fa sempre quattro. Quindi, nel nostro piccolo, l'unica cosa che possiamo fare è affrontare la situazione con un po' di razionalità.
Pianificare vuol dire anche attrezzarsi di conseguenza alle condizioni atmosferiche

Innanzitutto osservate il luogo di pesca nella sua interezza, cercando quei famosi punti di rottura di cui si parlava prima. Poi osservate attentamente la superficie dell'acqua perché in alcuni casi potrebbe tradire la presenza dei pesci predatori all'opera, le cosiddette "mangianze", un termine che riempirà i vostri migliori sogni (ed i vostri peggiori incubi) da spinningofilo. Partite sempre dal presupposto che un pesce potrà attaccare la vostra esca se spinto da fame, curiosità o territorialità (ho scritto un articolo in proposito in questo post) Quindi cercate la fonte del nutrimento del pesce (come i banchi di avannotti) e molto probabilmente troverete il vostro predatore.

Se non ci sono cacciate visibili, concentratevi su quei punti che potrebbero offrire un sicuro riparo al pesce o dai quali lo stesso potrebbe sferrare un attacco alle varie prede. E da li iniziate, utilizzando in principio esche meno invasive per poi giungere ad artificiali più voluminosi o rumorosi.
Occhio al primo lancio! Non effettuate immediatamente lanci lunghi. Sondate sempre l'immediato sotto riva o il sotto sponda e poi allungate la gittata progressivamente, per evitare di far transitare il nylon sulla testa di un pesce in agguato a pochi centimetri dai vostri piedi, spaventandolo.
Inoltre cercate di essere il più possibile delicati, soprattutto in condizioni di assenza di vento con calma piatta o in specchi d'acqua ristretti o coi bassi fondali (ad esempio l'ansa di un laghetto o la prossimità della battigia di una spiaggia).
Per chiarirvi questo concetto vi faccio il seguente esempio: se in una fontana buttate un sasso, anche piccolino, tutti i pesci scapperanno impauriti; se nella fontana cade una foglia da un albero, magari una grande foglia da un platano, i pesci rimarranno invece assolutamente immobili. Pertanto il momento di ingresso in acqua dell'esca può sancire la vittoria o la debacle del pescatore e quindi va sempre posta molta attenzione alla fase del lancio. Non è sempre così naturalmente, cioè non sempre un arrivo silenzioso in acqua è migliore, ma in linea di massima una presentazione delicata è più vincente di una chiassosa.

Facciamo però un passo indietro. Sapete lanciare? Nel caso di risposta negativa vi invito a fare un salto su Youtube cercando qualche lezione specifica fatta da persone più brave di me nel creare video tutorial, concentrandovi sul lancio più classico e semplice in assoluto (che all'inizio basterà), esercitandovi anche in strada, se lo ritenete necessario, per migliorare la vostra gittata e la vostra precisione.
E visto che ci siete, date anche un occhiata ad i video dedicati ai nodi fondamentali nella pesca, indispensabili per poter praticare questo sport. Quelli che vi consiglio di imparare assolutamente (senza conoscere i quali non vi conviene nemmeno provare a pescare) sono il nodo di sangue oppure l'uni to uni per le giunzioni di spezzoni di filo ed il palomar per legare il moschettone.
Per approfondimenti vi rimando volentieri a questo articolo specifico sui nodi del mitico portale Bassmaster.it dove potrete togliervi un sacco di dubbi e soddisfare le vostre curiosità.

Giunti vicini alla riva (ma non vicinissimi, il perché l'ho spiegato chiaramente in questo post), procedete con calma alla preparazione dell'attrezzatura, svolgendo il nylon dal mulinello, facendolo passare attraverso gli anelli e poi facendo il vostro nodo di giunzione del moschettone che, una volta serrato, andrà forzato per testarne la resistenza. Naturalmente tutta la montatura dovrà essere proporzionata, nel senso che il moschettone dovrà avere almeno il medesimo carico di rottura del nylon e naturalmente gli artificiali che sceglieremo dovranno essere lanciabili dalla canna.
Successivamente tarate con cura la frizione del mulinello, facendo una prova manuale in modo che la stessa sfrizioni (cioè che la bobina ceda nylon) solo ed esclusivamente su uno strattone molto deciso. Poi selezionate l'esca che vi sembrerà più opportuna e lanciatela verso lo spot, secondo le indicazioni che ho dato poche righe fa, facendo attenzione già da prima che arrivi in acqua.
Dopo aver strappato un bass dall'intrigo delle alghe, meglio rifare il nodo

Ma come si seleziona la prima esca? Che tipo di recupero conviene fare all'inizio? Ahi, ahi, ahi... Non fatemi queste domande scabrose. E' difficile dare una risposta in assoluto.
Da parte mia posso rimandarvi a questi due articoli scritti specificamente per due dei pesci tra i più ricercati dagli spinningofili, cioè il persico trota (o black bass) e la spigola (o branzino, ragno ecc.). In entrambi gli scritti ripercorro le questioni relative all'attrezzatura, ma soprattutto do alcune indicazioni importanti sulla tecnica per avere (lo spero per voi) i primi successi con questi due pesci in particolare. Quindi leggete pure il primo approccio alla spigola ed il primo approccio al persico trota per avere una prima base di partenza per la loro cattura. Questi due pesci possono considerarsi la perfetta palestra per chi è entrato nel mondo dello spinning da pochissimo.

Parlando più in generale, i vostri recuperi dovranno far lavorare l'esca in acqua in modo "corretto" (anche se una definizione di corretto nello spinning non esiste, relativamente ai recuperi) e tale modo, oltre a leggerlo sulle istruzioni dell'esca specifica o cercarlo in internet sul sito del produttore, si potrà verificare anche da soli recuperando l'artificiale a portata di vista e controllandone il nuoto. A seconda di quale forma di vita esso rappresenta, il miglior recuperò sarà quello che nel vostro immaginario si avvicinerà di più alla realtà. All'inizio è sempre bene giocare sul sicuro.
Poi, con il tempo, vi potrete sbizzarrire in recuperi astrusi, imprevedibili, folli che nulla hanno a che vedere con le forme di vita terrestri (ed anche con l'utilizzo di esche che nulla hanno a che vedere con esseri viventi).
L'unico tocco di originalità che vi consiglio in queste prime pescate è quello di variare la velocità di recupero, anche semplicemente alzando ed abbassando la punta della canna di una ventina di centimetri, ritmicamente o in modo casuale, mantenendo la medesima velocità di giro manovella. Inoltre si può provare a fermare l'esca improvvisamente e poi, sempre improvvisamente, farla ripartire. Naturalmente occhio al momento di stasi perché il pesce potrebbe abboccare anche ad artificiale immobile.

In questa sede vale la pena citare il termine "jerkata", forse uno dei termini più utilizzati nello spinning in fatto di recuperi e che non significa altro che dare una vettata di canna decisa, come un accenno di ferrata, giocando col polso (per attrezzature leggere) o di di avambraccio (per quelle pesanti) mentre si sta recuperando l'esca. Per alcune tipologie di esche, i jerk appunto, è indispensabile, ma può applicarsi a tutte le tipologie di esche rigide come i minnows. L'effetto sull'esca recuperata è di una (più o meno) vistosa sbandata.
Quando si sarà preso pieno possesso della tecnica di recupero di base, ci si potrà sbizzarrire inserendo nel recupero anche qualche jerkata, tanto per variare maggiormente il movimento dell'esca.

Ricordate anche che lo spinning è una pesca itinerante, perciò quando capiterà di non avere sentito attacchi dopo un numero ragionevole di lanci e di non avere visto movimenti sospetti in acqua, spostatevi in un altra postazione, sempre con la cautela di arrivarci più silenziosi possibile. Non esiste una regola fissa su quanti lanci fare nel medesimo punto prima di spostarsi e quindi ognuno si dovrà regolare a proprio istinto. In linea di massima si può dire che in luoghi con poca acqua (tipo un torrente) si effettuano pochi lanci sul solito spot e si effettuano più spostamenti per trovarne altri, mentre in un luogo vasto (come il mare) si tende a fare molti lanci e pochi spostamenti.
Con l'amo che fa bene presa, perdere il pesce è quasi impossibile

Se la Dea della Pesca ci assisterà, giungeremo anche ad un momento cruciale, anzi, "IL" momento cruciale della pesca, quello che tutti vorrebbero provare: l'abboccata.
Questa manifestazione divina, quasi esoterica, agognata da ogni pescatore, può presentarsi in mille modi differenti: può essere feroce quasi da strapparti di mano la canna; ma può essere anche subdola, appena percettibile, lasciando il dubbio di cosa stia accadendo all'esca. Se con la prima incertezze non si pongono, con la seconda starà alla bravura del pescatore valutare se e quando effettuare la ferrata, cioè quel movimento secco di polso o gomito necessario a far penetrare l'amo nella bocca del pesce. Quando si è senza grande esperienza conviene ferrare sempre e comunque, anche quando si è nel dubbio che l'esca abbia semplicemente toccato qualche ostacolo sul fondale. Meglio un movimento a vuoto o la cattura di una scarpa abbandonata di taglia 46 che la perdita di un pesce che potrebbe essere bello grosso. Si perché a volte i pesci grandi, sull'abboccata, possono sembrare minuscoli, salvo poi scatenare l'inferno appena allamati. Il rischio, intuibile, è quello di ferrare anche rami, canne, alghe, cavi e qualsiasi schifezza venga a contatto con il nostro artificiale, magari anche incagliandolo e quindi perdendolo. Però... Nell'incertezza e nella scarsa esperienza, vale sempre la pena rischiare. Con il tempo si affinerà la propria sensibilità e si riuscirà a distinguere un finto segnale da un vero attacco di un pesce.

Immediatamente dopo l'abboccata e quindi alla ferrata, dovrebbe seguire il momento più bello e divertente per il pescatore, il combattimento. Il primo che vi capiterà vi farà schizzare il cuore in gola, tremare le gambe, sudare le mani e seccarvi le fauci - come tutti i combattimenti che avverranno anche in futuro comunque. Ma voi dovrete essere bravi a mantenere una certa calma. Il segreto è tutto qui: non avere mai furia. Bisogna affrontare la cosa con tranquillità, senza eccessive forzature del pesce, perché chi è vittima della frenesia e della volontà di effettuare una cattura troppo rapida molto spesso rimane a bocca asciutta.
Lasciate che la frizione lavori cedendo lenza (stringendola o allentandola a seconda dell'occasione) e che il pesce si stanchi grazie al lavoro fatto dal fusto della vostra canna: per fare questo vi dovrete preoccupare che il fusto della canna formi un angolo il più possibile vicino ai 90° con il nylon, anche assecondando le sfuriate del pesce, in modo tale che la grafite svolga il suo compito flettendosi nel modo corretto. Questo perché un angolo eccessivamente acuto rischierà di spezzare il fusto, mentre un angolo ottuso sgraverà la canna, ma caricherà tutto lo sforzo sul nylon che così potrebbe rompersi. Dovrete fare anche in modo che il nylon non vada mai in bando, ma sia sempre teso, per non offrire al pesce un occasione di recupero delle forze e la possibilità di muoversi liberamente per slamarsi e scappare. Inoltre eviterete rischiosi contraccolpi per la canna.
Queste sono due regole auree da tenere presente anche durante il normale recupero dell'esca. In questo modo vi garantirete maggiore sensibilità sull'artificiale nonché la giusta posizione della canna per l'effettuazione di una corretta e potente ferrata quando ce ne sarà bisogno.
I black bass vi faranno molto divertire nelle fasi di combattimento 

Se il combattimento avrà avuto esito favorevole per voi (e me lo auguro di cuore) arriverà anche il godurioso momento della guadinatura, cioè quel momento in cui il pesce potrà dirsi effettivamente catturato. Ma attenzione! Anche a battaglia apparentemente vinta dovrete stare sempre molto attenti perché qualche riserva di energia il pesce potrebbe ancora averla e con un salto finale potrebbe fregarvi clamorosamente sul più bello, magari mentre sta entrando apparentemente arrendevole nel retino. Occhio quindi al non farsi prendere dalla voglia di afferrare il nylon con la mano libera per portare il pesce a riva ed issarlo, un abitudine (che in molti hanno) spesso deleteria ai fini della riuscita del recupero perché toglie alla canna la possibilità di rispondere ad un eventuale sussulto finale. Ed il nylon potrebbe rompersi miseramente. Quindi solo quando avrete una presa salda e sicura sul pesce potrete rilassarvi e prendere le pinze per slamarlo con cautela, facendo attenzione a non infilarvi l'amo o l'ancorotto in una mano, cose piuttosto dolorose e mai semplici da risolvere.
Dopo starà solo a voi decidere cosa fare del pesce sconfitto. Io propendo sempre per una foto ricordo e per il successivo rilascio, fedele da molti anni alla pratica del catch & release, visto che fortunatamente non ho bisogno dei pesci pescati per sfamarmi. Ma la pesca nasce proprio con questa ultima necessità, perciò se li tratterrete per mangiarli, cercate innanzitutto di non esagerare nel numero di capi annoccati e di selezionare con intelligenza le loro dimensioni.

A rilascio effettuato sarete pronti a ripartire con la vostra azione di pesca, ma con un accortezza: se la battaglia con il pesce è stata particolarmente lunga o complicata, tagliate il nodo del moschettone e rifatelo. Un altra regola aurea dello spinning è proprio quella di rifare il nodo al moschettone ogniqualvolta lo sforzo del nylon è stato particolarmente gravoso. Pertanto, se il pesce pescato era bello grosso o se avete forzato per disincagliare un esca dal fondo, perdete quel minuto necessario a rifare un nodo. Una minima rottura di scatole per voi che però vi salverà da una massima martellata sugli zebedei in caso di dolorose perdite di pesci per una banale rottura del nylon.

Fine della battuta di pesca

Dopo una bella giornata passata a pescare, con mille catture effettuate ed una gran bella felicità nel cuore, arriva anche il momento del rientro. Prima però di andare a farvi belli di fronte amici e parenti raccontando della cattura di quel mostruoso marlin blu sul quale Hemingway basò uno dei suoi più famosi romanzi, prendetevi un po' di tempo per sistemare e riporre le vostre cianfrusaglie. Anche in questa fase alcune furbe regole di comportamento è bene osservarle.

Anche godere di un rosso tramonto sul mare giustifica l'impegno a pesca

Innanzitutto le esche andranno fatte asciugare completamente. Quindi riaprite tutte le vostre plano e fate in modo che evapori tutta l'acqua. Se avete pescato in mare, allora sarà anche necessaria una preventiva lavata con abbondante acqua dolce e magari sapone neutro. Questo vi permetterà di allungare la vita dei vostri artificiali, soprattutto di quelli in metallo (vedi i cucchiaini).
Smontate il mulinello dalla canna e pulitelo con attenzione, anche in questo caso per preservarne la durata ed eliminare quei residui di sale, sabbia, terra, fango, alghe ecc. che potrebbero comprometterne il funzionamento. Possibilmente sciacquate anche il filo in bobina, soprattutto se avete pescato in mare. Poi riponete il mulinello a riparo dalla polvere, altro silenzioso nemico della salute del nostro strumento.
Per ultimo, ma non ultimo, prendetevi cura della canna, pulendone il manico, il fusto e soprattutto gli anelli per evitare che si ossidino. Anche il classicissimo CRC spruzzato su un panno e poi passato con attenzione su tutta la lunghezza della canna può essere più che sufficiente.
Solito discorso per tutto il resto della vostra attrezzatura, che andrà riposta con cura ed attenzione, sempre con l'obiettivo di farla durare il più possibile e soprattutto di farla essere sempre efficiente, proprio perché il successo in pesca deriva molto spesso dal sostegno che ci viene fornito dalle nostre cose.

Se poi siamo pescatori con la testa sul collo e siamo nostalgici degli anni di scuola, non sarebbe da sottovalutare la tenuta, almeno agli inizi, di un diario delle pescate effettuate nel quale annotare le condizioni meteo, le esche utilizzate, le eventuali catture ed ogni altra informazione che possa supportarvi nelle future pianificazioni. Non è naturalmente un obbligo ed in pochi lo fanno, ma dopo varie uscite, naturalmente dedicate al medesimo pesce, vi accorgerete che sarete già in possesso di una casistica interessante da analizzare e che sarà molto più sincera (e veritiera) dei milioni post che si potranno leggere sul web, spesso confusionari e non sempre limpidi nei loro contenuti.
Un vero pescatore saprà godere di ogni cattura, anche la più piccola

Conclusioni

A fine articolo tengo a sottolineare una volta ancora che la pesca non è una scienza esatta e tengo a ribadire che tutto quello che ho scritto può indubbiamente servire come trampolino di lancio per una carriera da grande spinningofilo, ma che non dovrà essere interpretato come verità assoluta ed incontrovertibile. Ognuno dovrà farsi le proprie idee e dovrà maturare le proprie convinzioni in base alla propria esperienza ed all'intuito personale. Nel campo della pesca a spinning vale tutto ed il contrario di tutto. Pertanto non fatevi scoraggiare da uscite a vuoto, anche ripetute, fatte seguendo in modo pedissequo i miei consigli od i consigli di altri pescatori. In alcuni casi basta un recupero sbagliato od un lancio maldestro per sbloccarsi nelle catture e capire "il meccanismo" valido per scappottare. A volte invece saranno la perseveranza e la costanza nell'impegno che sbloccheranno e che porteranno a grandi risultati, come appunto accade in ogni altro sport.

Questo per dirvi che se vi capiteranno due ore di libertà senza aver effettuato la benché minima pianificazione, prendete la canna in mano ed andate a provare fregandovene di tempo, maree, lune, congiunzioni astrali ecc. ecc. Anche quando le condizioni sembreranno le più sbagliate per andare a pesca, il pesce della vita potrebbe essere in agguato. Pescare è bello e lo è anche solo per l'atto in se, cioè l'essere di fronte alla natura alla ricerca della sfida con un essere vivente che abita in un altro elemento e che è furbo, sfuggente ed affascinante.
Se poi, nonostante lo sforzo, non avrete catturato nemmeno una vecchia scarpa, non vi abbacchiate, ma cercate di godervi i momenti passati in pesca e di trarre insegnamento dalle negatività. Prima o poi il pesce verrà a trovarvi e magari lo farà in modo inaspettato. E quando succederà sarà comunque sempre molto divertente.

Buona pes... buon divertimento a tutti.


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