venerdì 24 novembre 2017

EGING: un primo approccio alla tecnica di pesca alle seppie, ai calamari ed ad altri amici ad otto zampe

Novembre inoltrato, periodo in cui il freddo si fa sempre più consistente ed il mare è spesso dominato dai gelidi venti di terra che rendono la superficie piatta e l'acqua limpida, condizioni perfette per... rimanere a casa. Chi ama lo spinning marino ai predatori di stazza sa che le condizioni appena descritte suonano a morto. E così, a priori, rinuncia alla propria uscita di pesca per dedicarsi a maglia ed uncinetto. Liberissimo di farlo.
Però, se guardasse un po' più in la del proprio naso, si accorgerebbe che l'evoluzione delle esche e delle tecniche ha fortunatamente consegnato al pescatore la possibilità di continuare a dedicarsi allo spinning salso in altro modo. La più classica alternativa è il light rock fishing, ormai diffuso metodo di pesca dedicato ai piccoli predatori del sotto costa e non solo. Un modo di pescare divertente, poco impegnativo e dalle buone percentuali di successo.
L'altra tecnica, della quale parlerò in questo articolo, è l'Eging ovvero quel metodo di pesca dedicato esclusivamente ai simpatici molluschi marini o, per meglio dire, ai nostri amici cefalopodi.
La seppia, la classica preda dell'eging
Visto che i prossimi mesi sono anche quelli più proficui per praticare questa tecnica, cercherò di dettare delle regole di base per avere successo nella pesca di questi invertebrati belli da vedere, simpatici da fotografare e... buoni da gustare (anche se il coscienzioso pescatore a spinning dovrebbe praticare un intelligente catch & release anche con loro). Tanto per chiarire ulteriormente a coloro che sono digiuni delle "modernità" presenti nell'universo della pesca con esche artificiali, gli obiettivi dell'eging sono: la seppia, il calamaro, il totano ed il polpo. Tutti conosciuti abitanti del nostro disastrato mare che fortunatamente si trovano ad un tiro di artificiale dalla nostra canna e pertanto perfettamente catturabili dal pescatore che ha un po' di curiosità ed iniziativa.
E siccome io non posseggo una barca (come molti altri pescatori del resto), parlerò specificamente di pesca alle seppie, ai calamari, ai totani ed ai polpi praticata da terra, cioè direttamente dalla spiaggia o (come dirò) dai moli di un porto.

venerdì 17 novembre 2017

Dalla sabbia con furore: il ritorno della seppia

Non ho scritto più nulla in questo periodo per serie questioni famigliari che mi hanno tolto tempo e voglia di cimentarmi con la pesca. Ma ieri sera, appena uscito dall'ufficio, vedendo un bel vento teso di tramontana e sentendo sulla pelle una fredda temperatura invernale, mi sono deciso a tornare sul mare per provare ad ingaggiare una nuova sfida con i cefalopodi.
Si, perché come è noto, il freddo e l'acqua calma (e limpida) sono le condizioni ideali per praticare l'eging e cioè cercare le nostre amiche ad otto zampe. Così, dalle 19 alle 20, spolverata l'attrezzatura da eginger ormai sepolta sotto mesi di polvere, mi sono messo a lanciare nella gelida brezza di terra.

Non contavo di fare grandi catture, ma il solo passare un po' di tempo all'aria aperta con canna in mano e salsedine nelle narici - dopo questo infame periodo - speravo mi aiutasse a risollevare il morale. E lo ha fatto come solo il ritrovamento di una banconota da €.500,00 sull'uscio di casa avrebbe potuto fare.
Una bella seppia caduta nell'inganno dell'egi
Il bello è che al terzo lancio ho avuto subito un attacco alla mia totanara, anche se portato da una seppia di dimensioni microscopiche tali da farmi rischiare un incriminazione per pedofilia. Poi sono occorsi un po' di minuti (e vari lanci) prima di avere la sensazione di aver agganciato qualcosa di un po' più consistente. Ed in effetti si è rivelata una discreta "ciabatta" che sono riuscito ad issare sul molo per fare la meritata fotografia ricordo. Si, perché  pescare le seppie a spinning (alla fine l'eging non è altro che questo) è comunque una soddisfazione ed avere la possibilità di documentarne la cattura completa il piacere dell'impegno profuso.
Naturalmente ho liberato anche la bella signora come d'uso ai praticanti più convinti del catch & release.

mercoledì 11 ottobre 2017

Ottobre ormai è arrivato, ma il pesce dove è andato? (di mare...)

Settembre ed ottobre sono da sempre mesi molto proficui per la pesca, ovunque e con qualsiasi tecnica la si pratichi, dal torrente al fiume, dal lago al mare, dalla bolognese allo spinning, dalla traina al fondo. Quindi sono mesi ottimi anche per la pesca da riva alla ricerca del furioso serra e della velocissima leccia. O almeno, dovrebbero esserlo...
Anche quest'anno ho così dedicato diverse serate, tra l'uscita del lavoro e la cena a casa, alla ricerca di questi splendidi predatori dell'acqua salsa, memore delle esperienze avute negli anni passati. In sintesi, ho praticamente passato le ultime tre settimane a lanciare sul mare nell'orario perfetto per tale sfida, cioè da una quarantina di minuti prima del tramonto ad una mezz'ora successiva. Risultato? Zero.
Un fulmine sul mare da me fotografato con il cellulare
Che fossero giornate belle con leggero vento di terra, giornate brutte con un sostenuto vento di mare o incroci di queste... o serate mezzo e mezzo, il risultato è sempre stato quello: nessuna cattura, nessun attacco, nessun avvistamento. Proprio nulla di nulla. La mia sconsolante sorte è comunque toccata anche ad altri pescatori che, come me, slogandosi le articolazioni della spalla a forza di lanciare provavano con convinzione a catturare una preda marina in questi giorni di fine settembre. Tanto che, dalla prima settimana di impegno serale nella quale ho trovato svariati spinningofili sugli scogli, negli ultimi e più recenti giorni mi sono ritrovato progressivamente sempre più solo soletto, senza nemmeno più i classici pescatori con canna fissa o bolognese ad insidiare aguglie ed occhiate. Un bilancio assolutamente pessimo.

Fortunatamente la natura vissuta in riva al mare permette di assistere a spettacoli meravigliosi, come un temporale in avvicinamento dalla Corsica (la foto sopra) od un purpureo tramonto con il sole che scompare dietro l'isola di Capraia (foto sotto).

martedì 12 settembre 2017

Heddon Dying Flutter

Dopo le catture di questa estate, ecco che torno a recensire un esca per lo spinning. Ed in questo caso è un vero classico: l'Heddon Dying Flutter. Cos'è? Uno dei propeller bait più famosi per il bass fishing e, vi confesso, il primo al quale mi sono veramente affezionato, grazie ad una pubblicazione sulla pesca con esche artificiali che me lo fece conoscere da ragazzo e che sfogliai in biblioteca una mattina in cui feci brucia a scuola (o sega o forca o... come la chiamate voi).
Senza internet (cosa normale per i miei tempi), con le riviste di pesca che non avevano ancora ben capito il fenomeno spinning e vivendo in una cittadina di provincia, conoscevo giusto i cucchiaini ed i Rapala. Quella pubblicazione mi aprì un nuovo mondo ed il dying flutter, il primo propeller ad essere da me acquistato, fu una vera rivelazione.

Heddon Dying Flutter

Il Dying Flutter nella sua classica confezione

A prima vista

Come detto, il dying flutter rientra nella categoria delle esche di superficie e più specificamente nelle propeller baits, quegli artificiali dotati di elica rotante che si aziona in fase di recupero. Questo specifico artificiale ne ha addirittura due, una in testa ed una in coda, che funzionano in senso di rotazione contraria, stabilizzandone il nuoto in fase di recupero. Guardando la confezione si potrebbe definire a pieno titolo un articolo vintage, sia per le grafiche del blister che per le colorazioni. L'assemblaggio generale è piuttosto lontano dalle folgoranti olografie che vanno molto in voga oggi. Ci sono naturalmente versioni più aggiornate, ma il classico rimane sempre il più bello (almeno a parer mio).

mercoledì 6 settembre 2017

Ricordo delle pescate di questa fine estate: il black bass ancora una volta protagonista

Eccoci arrivati a Settembre. L'estate sta finendo e un anno se ne va, cantavano i Righeira qualche anno fa (che fa pure rima). Ormai le fugaci pescate dopo l'orario di ufficio sono difficilmente effettuabili, visto l'accorciarsi inesorabile del tempo di irradiamento solare. Le ferie sono un lontano ricordo (anche perché ferie lunghe quattro giorni lavorativi sono davvero difficili da ricordare...) e quindi è tempo di bilanci sul mio spinning estivo in questo 2017, dedicato esclusivamente alla ricerca del black bass nei numerosi laghetti presenti in zona.


Ebbene si, anche quest'anno ho trascurato il mare per la più tranquilla acqua dolce. Le orde barbariche di turisti presenti in spiaggia fino a tarda ora, anche molto dopo il tramonto, mi hanno impedito di frequentare quegli spot che amo per la ricerca di serra, spigole e magari qualche altro bel carangide accostato a riva. Ma quanti turisti c'erano quest'anno?!? E poi si parla di crisi...
E così, spolverate le canne, i mulinelli e le esche dedicate all'amico black bass, ho iniziato a cercare fortuna nelle classiche ore dell'aperispinning serale, cioè dopo il lavoro e prima di cena.

L'estate molto calda dominata da un infinita alta pressione e le risorse idriche sempre più scarse, sinceramente non mi facevano presagire un annata particolarmente fiorente da un punto di vista del divertimento. In queste situazioni i pesci tendono ad allontanarsi dalle rive proprio per il progressivo ritirarsi delle acque, il poco ossigeno rallenta la loro attività e gli spot diventano molto difficili da affrontare perché tutti i laghetti artificiali (sempre a causa della mancanza d'acqua) iniziano ad assomigliare a semplici catini, secchi o tinozze perdendo tutte quelle caratteristiche precipue dello spot da black bass.
Ed in effetti la prima serata non è stata per nulla esaltante, anche se promettente.

lunedì 28 agosto 2017

Obiettivo zero cappotti: il mimetismo. Mai sottovalutare i sensi del pesce.

Con ormai diversi anni di pesca alle spalle, da solo ed in compagnia, con esiti molto proficui ed anche clamorosi cappotti, vi propongo un approfondimento tecnico sulla pesca a spinning, comunque valido più in generale per tutte quelle tecniche non statiche che richiedono il movimento del pescatore: il mimetismo.
Ebbene, nonostante sia universalmente riconosciuto che il pesce non deve vedere il pescatore per essere fregato (mentre è il pescatore ad essere fregato se vede "una pesciolona" come quella della foto sotto), molti spinningofili continuano a sottovalutare la necessità di passare assolutamente inosservati durante la loro azione di pesca.

Per avere successo nella pesca a spinning, sembrerà banale, ma uno dei segreti è proprio questo: non farsi vedere dal pesce! Naturalmente non intendo il diventare invisibili, come accadeva in un famoso ed imperdibile episodio di Sampei, ma di essere i più cauti possibile nell'azione di pesca.
L'adeguato abbigliamento mimetico

Innanzitutto, per chiarire meglio il concetto nella seguente trattazione, distinguerò due tipi di mimetismo: quello visivo e quello uditivo. Il primo è legato al vestiario indossato (ma come vedremo più avanti, non solo a quello), mentre il secondo al nostro modo di muoverci nell'ambiente circostante. Partendo da questa duplicità sensoriale, cercherò di sottolineare qualche errore comune a molti pescatori e di conseguenza suggerirò qualche accorgimento per migliorare il nostro approccio all'ambiente di pesca per aumentare così le chance di cattura.

venerdì 4 agosto 2017

Una tristezza...

Non scrivo più? Non ci sono più foto di belle pescatrici (e non solo) ad allietare queste pagine? Nemmeno "selfish" con il mio bel faccione? E' vero, da un po' non scrivo più niente. Perché?!? Forse vi starete chiedendo... Mistero...

In realtà non c'è nessun mistero, ne una sola e semplice ragione in particolare. Più impegni, più questioni di lavoro, altre distrazioni... Insomma di tutto un po'. Ma la causa principale è il terribile clima di questi ultimi mesi. Non so dalle vostre parti, cari lettori, ma qui in Toscana la situazione è drammatica.
Basta vedere le foto sotto da me pubblicate che chiarificano più di mille parole le condizioni drammatiche del fiume Cecina.

venerdì 9 giugno 2017

Poca pesca, pochi pesci. Ma le sorprese nello spinning non mancano mai

Il 2017 è stato per ora un anno poco buono per la pesca, sia per lo scarso tempo che ho avuto a disposizione, sia per la voglia dei pesci di abboccare. Le poche, anzi rare volte che sono andato a fare un po' di sana pesca a spinning ho rimediato veramente poco.
C'è chi dice abbia influito la poca pioggia, c'è chi sostiene che la mancanza del vero freddo in inverno abbia scombussolato gli abitanti delle acque, c'è chi incolpa l'inquinamento o l'eccessivo prelievo ittico da parte di pescatori avventizi, altri additano gli astri ed i segni zodiacali in conflitto tra di loro,  sarà quello che sarà fatto sta che di catture rilevanti non ne ho fatte manco una. Ma il bello della pesca a spinning con esche artificiali è che possono capitare anche simpatiche ed a volte piacevoli sorprese a spezzare la monotonia del nulla cosmico.
In questa ultima settimana passata me ne sono capitate due.

Una perchia vittima di un esca più grande di lei
Serata calda, una brezza appena accennata, il cielo limpido come l'acqua ed il sottoscritto impegnato a lanciare qualche jerk per provare a stanare un serra dal mare di casa. Lancia che ti rilancia la serata sembrava volgere al tipico cappotto carpiato doppio. Nulla si muoveva, nulla faceva presupporre la possibilità di svolta, nulla di nulla. Poi, all'ennesimo lancio effettuato con la spalla ormai dolorante e prossima alla slogatura, un leggero colpetto ed una lieve trillata sull'esca mi avevano fatto pensare ad un qualcosa di vivo attaccato al mio jerk. Tah-dah!
Dietro all'artificiale di 15 cm. per 17 g. mi sono ritrovato una simpatica ed inaspettata perchia attaccata all'ancorotto, evidentemente molto vorace e con un ego indubbiamente smisurato, visto che generalmente la si cattura a light rock fishing usando mini gommine o micro minnows.

venerdì 28 aprile 2017

Primi passi nell'autocostruzione: come migliorare le vostre esche in gomma

Vi piacerebbe pescare grandi esemplari di black bass? O grandi esemplari di ogni altro tipo di pesce? Magari catturare anche la pescatrice ritratta in foto? Per quella non so aiutarvi, ma per le grandi catture posso darvi qualche suggerimento iniziando a parlare delle modifiche "in proprio" delle esche possedute.
Un grande bass catturato da una grande pott.. pescatrice
Prima di entrare nel fantastico mondo dell'autocostruzione vera e propria, il furbo pescatore può iniziare ad assemblare delle esche in proprio semplicemente modificando quanto già posseduto, dando così nuova vita a vecchie esche consunte o affidandosi nuovamente ad esche da tempo abbandonate in fondo al cassetto perché ritenute, nella loro forma originale, poco efficaci.

Queste sono già due ottime scuse per provare a cimentarsi nell'assemblaggio di nuovi mostri ed originali fantastiche creature, seguendo i dettami del famigerato Dr. Frankenstein: dal mezzo di queste tenebre una luce improvvisa mi illuminò, una luce così brillante e portentosa, eppure così semplice: cambiare i poli da positivo a negativo e da negativo a positivo... Io solo sono riuscito a scoprire il segreto di infondere la vita, macché, anche di più: io, proprio io sono divenuto capace di rianimare nuovamente la materia inanimata! Si... può... fare! 

mercoledì 8 marzo 2017

Cinque cose che un pescatore a spinning non deve mai dimenticare a casa

In questa prolungata astinenza dalla pesca attiva, in testa mi frulla un turbinio di variegati pensieri sulle situazioni affrontate in tutti questi lunghi anni di attività con la canna in mano e gli artificiali in tasca. E mi tornano a mente tutte quelle occasioni in cui ho sottovalutato la necessità di avere una determina "cosa" insieme a me.

Ebbene, affinché i posteri possano imparare dagli errori dei contemporanei, mi accingo a vergare di nero inchiostro elettronico una specie di hit parade di quello che è sempre bene portarsi dietro quando si parte per affrontare una piacevole giornata di pesca in luoghi ricchi di pesci e lontani da casa e che proprio a causa della mancanza di una di queste fondamentali "cose" potrebbe trasformarsi in tragica avventura...


5° posto: un coriaceo impermeabile
Non importa che sia estate, primavera, autunno od inverno. Fedeli alla fantozziana regola che la nuvola da impiegato può attendere anche quattordici mesi per manifestarsi proprio l'unico giorno delle vostre agognate ferie, i furbi pescatori devono essere pronti ad affrontare la peggiore delle tempeste mai abbattutesi sulla terra, anche se il mitico Colonnello Bernacca avesse previsto un sole da spaccare pietre. Non abbiate alcun dubbio: partire da casa con il cielo azzurro ed il sole splendente equivale ad arrivare sul luogo di pesca sotto il diluvio universale!
Keeway, ponci, giacche tecniche, scegliete voi, ma portatevi dietro sempre qualcosa che vi possa proteggere con cura dall'acqua perché ad inzupparsi fino alle ossa ci vuole veramente poco.

giovedì 26 gennaio 2017

Niente pesca? Allora è il momento giusto per organizzare i propri artificiali

Oggigiorno capita sempre più frequentemente che si corra a pescare nei ritagli di tempo e che quindi si cerchi di sfruttare al massimo ogni minuto disponibile con l'artificiale in acqua. Questo alimenta un umana e comprensibile insofferenza verso la sistemazione della propria attrezzatura, occupazione che indubbiamente porta via tempo, con la conseguente favorevole base per la crescente confusione nel ricovero delle esche e della minuteria ad ogni fine battuta. E così tutti i nostri begli oggettini si accumuleranno in tasche, taschine ed insospettabili anfratti di borse, zaini, giubbotti e pantaloni.

Ma può anche capitare che si facciano follie negli acquisti senza poi utilizzare quanto comprato, ammassando nei cassetti della propria casa buste, scatoline e blister di ogni cosa. Ed allora, se proprio non si può andare a pescare (come sta accadendo al sottoscritto in questo periodo), è il momento perfetto per svuotare le tasche dei vestiti, aprire le ante degli armadi ed i cassetti dei comò per risistemare il proprio tesSsoro di artificiali.
Una bella ammucchiata di artificiali
Lo spinning è per me una tecnica bellissima perché, oltre al piacere della pesca vera è propria, si può provare anche un certo godimento nell'acquisto compulsivo di centinaia di esche di ogni colore, materiale, forma e dimensione. Non parliamo poi delle nefaste conseguenze derivanti dalla malaugurata idea in cui il pescatore (sempre come il sottoscritto) inizi ad appassionarsi all'autocostruzione. 

Insomma, il rischio di trasformarsi in accumulatori seriali è veramente molto alto. E se uniamo a tutto questo una certa dose di disordine, cioè il ricovero di corsa di tutta l'attrezzatura alla "come viene, viene" ad ogni rientro in casa (io ne sono sempre un ottimo esempio), il rischio di ritrovarsi immersi in un casino monumentale è il meno che possa accadere.

martedì 10 gennaio 2017

Erano in ferie anche i pesci. Fortuna che c'è il nostro amico Calamaro

Eccoci al rientro dalle ferie (almeno per chi se le è potute godere) ed anche se la pesca a spinning in dicembre non è mai facile, spero che in molti vacanzieri si siano dedicati a questa bellissima passione. Personalmente, per avere qualche soddisfazione nella pesca in generale ed in particolare nello spinning con esche artificiali immerso nel freddo e gelido inverno, quando l'alta pressione è stabile ed il mare è limpido, mi dedico volentieri alla ricerca dei molluschi cefalopodi.
Ed anche in questa occasione ho fatto così, ricercando con successo il mitico calamaro.
Un bel calamaro vittima di un classico egi
In verità, dopo tre pomeriggi consecutivi di desolanti cappotti carpiati doppi dedicati rispettivamente al cavedano, al luccio ed alla spigola, per cercare di divertirmi sentendo almeno un essere vivente attaccato all'altro capo della lenza ho scelto, per il quarto ed ultimo pomeriggio libero, di dedicarmi all'eging, la tecnica di pesca specifica per i cefalopodi che negli ultimi anni ha preso sempre più piede tra gli spinningofili del nostro paese e che anche io ho iniziato ad apprezzare da due anni a questa parte.