venerdì 8 maggio 2015

Arrivederci al primo Luglio, caro amico persico trota

Lo confesso: negli ultimi mesi ho completamente abbandonato la pesca al persico trota. Grave errore? Può darsi. E visto che lo pensavo anche io, negli ultimi giorni possibili (almeno in Toscana) ho cercato di recuperare il tempo perduto dedicando i miei aperispinning serali all'amico black bass.

Nonostante la grande voglia e le buone intenzioni, non è stato per niente facile collezionare catture. Anzi, se si escludono pinnuti in dimensione portachiavi, si può dire con estrema onestà che sono andato in bianco giorno dopo giorno. Vero che il tempo della mia battuta di pesca era limitato (un ora o poco più all'imbrunire) e che il tempo atmosferico di serata in serata si presentava sempre differente (una sera freddo, una caldo, poi vento, poi patana), ma le mie speranze stavano piano piano esaurendosi.

Il Jetterbug, un esca iperclassica
La sera del trenta Aprile, vale a dire nelle ultimissime ore disponibili prima della chiusura (ed intendo chiusura legale), appena lasciato l'ufficio mi sono fiondato sulle rive della cava. Era proprio l'ultima speranza di sentire in canna il combattivo pesciolazzo verde. Così, con un forte tremore alle mani, le gambe molli come gommapiuma per la tensione, la gola secca come un naufrago su una zattera alla deriva, ho iniziato a pescare con la calma che solo un esquimese in mezzo ad un gruppo di affamati orsi bianchi poteva mostrare.

Tanto che, passati i primi 45 minuti ed i primi 450 lanci, nonché una sessantina di esche differenti, lo spauracchio dell'irrimediabile cappotto si faceva sempre più minaccioso alle mie spalle. "Alè, pensai, rimango in media anche questa volta. Zero catture".