Nella vita di ogni pescatore che si rispetti si annoverano episodi che rimangono ben impressi nella memoria. Momenti di puro godimento che giustificano la passione sfrenata che nutriamo per questa disciplina. Non è detto che siano necessariamente ricordi legati a maestose catture, che comunque ai fini del godimento sono sicuramente insostituibili, ma anche semplicemente episodi di catture effettuate in momenti particolari, magari in contesti estremamente difficili oppure con esche ormai desuete, ma nelle quali si è creduto fino in fondo. Od anche... per mille altri motivi che ognuno di noi può ritenere importanti ai fini di una grande soddisfazione.
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Un incontro con una pescatrice così sarebbe sicuramente soddisfacente |
Ed il bello è che questi episodi diventeranno anche racconti da narrare in quelle occasioni conviviali vissute con gli altri pescatori, con gli amici e con i parenti più giovani (perché a quelli più anziani gli avrete già narrati abbastanza), naturalmente arricchiti dalla giusta enfasi e dalla necessaria verve.
Ad esempio, per me, una delle più grandi soddisfazioni di pesca l'ho provata quella sera che...
Peschicchiavo un po' svogliato, da solo, aspettando l'ora di cena in un laghetto vicino casa. Non avevo preso una beneamata cippa, come del resto era successo anche nelle serate precedenti, ma alla fine lo stare in piedi nella natura era già più che sufficiente a farmi stare bene. Ad un certo punto sentii un chiacchiericcio poco distante e vidi due veri Bass Anglers, vestiti di tutto punto ed attrezzati nel migliore dei modi, lanciare esche all'ultimo grido con frustate ad effetto, belli convinti e dotati di attrezzature da parecchie centinaia di migliaia di lire (è si, a quei tempi il conio era ancora quello). Così, incuriosito e voglioso di fare conoscenza, mi avvicinai come si conviene in quelle situazioni in cui si sta di fatto cazzeggiando, giusto per fare quattro chiacchiere tra spinningofili (in quei tempi ancora rari dalle mie parti).
Loro, dopo il saluto, con un fastidioso fare un po' altezzoso, iniziarono con me una discussione sulla tecnica e sulla giornata di pesca, andata aimè molto male.
Sciorinarono tecniche avveniristiche e mi mostrarono esche ed attrezzature (a quei tempi) davvero fantascientifiche. Poi, dall'alto della loro competenza, passarono all'analisi approfondita della mia attrezzatura. Scrausa... molliccia... insufficiente... Non me lo dissero apertamente, ma lo capì dall'atteggiamento, dai sottintesi e dal loro storcere continuamente il naso che, in sintesi, io gli facevo davvero pena, vestito coi jeans, con una canna due pezzi da bauliera e la mia minima selezione di artificiali (la mia razione K sempre disponibile per una pescata fugace). Naturalmente mi sentii punto nell'orgoglio ed un po' mi incazzai, anzi mi incazzati parecchio e così, sullo stile Fantozzi "azzurro di sci", partii con quelle dichiarazioni di sfida aperta che si potrebbero tranquillamente definire "da Fava" con la F maiuscola (come Fantozzi appunto).
"Ormai il lago lo conosco benissimo. Sono anni che vengo a pescare in queste acque. Nonostante voi abbiate molte esche innovative purtroppo vi devo dire che avete completamente sbagliato approccio e non avete mai usato quella giusta. In una giornata così ci vuole un esca in particolare. Se volete vi faccio vedere..."
Si guardarono di sottecchi, sogghignando, ed accettarono la sfida, dicendo "Ora ci hai davvero incuriosito. Facci vedere l'esca fatidica", con un modalità di pronuncia dalla quale trasparisse chiaramente l'intenzione di un successivo sicuro perculeggiamento. Mentre recitai mentalmente un clamoroso rosario di bestemmie per non aver tenuto la boccaccia chiusa, assunsi l'atteggiamento tipico di Chuck Norris e con fare sicuro (ma con la salivazione azzerata, mani due spugne e la pancia sciolta) affermai: "L'esca giusta è un crank, ma di tipo shallow, come questo mitico fat rap, magari in colorazione neutra grigio/nero, adattissimo per una situazione come questa, con questa acqua, questa luce ed assenza di attività visibile. Ora vi mostro".
In verità, vi confesso che fu la prima esca che vidi nella plano, anche se il mitico minnow cicciottello in effetti mi aveva permesso di effettuare numerose catture in passato. Così lo innescai, lo lanciai ed iniziai il recupero con la pancia sempre più sciolta. Due giri di manovella, un breve stop, una vettatina di canna, l'esca che vibra e spancia vistosamente e poi, sulla ripartenza... SBAMM!
Sentii proprio la mano di quella gran fica della Dea Della Pesca toccare il mio fondoschiena, palparlo bene bene e tramutare il nulla in un bass inferocito di quasi due chili agganciato al mio bel fat rap. La mezz'ora successiva, per i due pescatori veri veri profescìonal uzzameriga born for fìscing onli bigghe basse, ve lo dico, fu un vero inferno!
Capito il senso? Mai fare i saputelli o i gradassi con altri pescatori. A parte il giusto rispetto verso gli altri appassionati, non si può mai sapere chi effettivamente si ha di fronte, ne prevedere come andrà a finire una battuta di pesca. La pesca è una ruota che gira e l'umiltà è una delle qualità migliori da coltivare per imparare ad avere successo nello spinning.
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Ci rileggiamo mercoledì prossimo!
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