venerdì 10 agosto 2018

Obiettivo zero cappotti! Perché il pesce non abbocca, non una domanda, ma una affermazione

In questo periodo nel quale mi sono un  po' allontanato dalla pesca, salvo qualche brevissima uscita per l'amico persico trota, guardando la vastità del mare da sotto l'ombrellone mi sono venute alla mente un sacco di importanti domande filosofiche: perché siamo stati creati, saremo soli nell'universo, il destino esiste o siamo in balia del caso, come mai spesso succede di andare a pesca e cappottare...

E proprio su questo ultimo fondamentale enigma dell'uomo moderno (perlomeno nella vita di noi disgraziati pescatori) ho iniziato a ragionare tentando di farmi delle domande e darmi delle risposte, come il famigerato Marzullo con gli ospiti che hanno la sventura di trovarselo di fronte.
In questo caso cappotto non è stato
Ho sbagliato io? Sono sbagliati loro (i pesci)? Sono sbagliate le attrezzature? E' sbagliato il luogo? E' sbagliato il tempo? E' sbagliato dedicarsi alla pesca e sarebbe meglio raccogliere more di rovo per farne marmellata?
Le domande sono tante e così le possibili risposte. Nel mio piccolo cercherò di analizzare in questo scritto un dubbio in particolare, anzi "IL DUBBIO", quello cioè della presenza dei pesci predatori sul luogo di pesca e proverò a delineare delle semplici tracce per inquadrare il problema e quindi tentare di correggere il tiro per non incappare una volta in più nel peggior nemico del pescatore: il nulla cosmico. Denominato anche più simpaticamente cappotto, accompagnato generalmente dagli affettuosi perculeggiamenti della ditta amici & parenti al rientro in casa.

Come in ogni questione da risolvere è bene rendere le scelte molto semplici, partendo da assunti anche banali, per poi approfondire ed entrare sempre più nel dettaglio della problematica. E così anche in questo caso procederemo in questo modo.

Bando alle ciance. Nel momento in cui state realizzando che sono più di cinque ore che lanciate ossessivamente senza alcun successo e siete ormai prossimi all'ennesima slogatura della spalla, la prima domanda che vi maturerà in testa quasi sicuramente sarà: ma il pesce c'è o non c'è?
Eccoci... Abbiamo già trovato il nocciolo della questione e come dividere la trattazione di questo post in due semplici, distinti e fondamentali punti.

Il pesce non c'è

Banale no? Se non c'è il pesce sarà ben difficile catturare qualcosa. Anzi, mi spingo più in la dicendovi con certezza assoluta che sarà proprio impossibile farlo!
E allora? Se il pesce non c'è non è che possiamo inventarcelo!!! Vero. Verissimo. Ma a parte la piscina comunale o la vasca del vostro bagno dove con certezza assoluta non ci potrà mai essere del pesce da pescare, nell'affrontare la vastità della natura per una battuta di pesca anche in luoghi dove la popolazione ittica è data per certa, non sarà sempre scontato sapere se la zona in cui stiamo lanciando le nostre esche è popolata effettivamente di pinnuti, soprattutto quando stiamo affrontando luoghi sconosciuti (il laghetto scovato con fatica nel bosco dopo chilometri di arrampicata) o immensi come il mare (che vi si para di fronte appena arrivati in spiaggia e vi getta nello sconforto).
Ed a noi interessano proprio queste ultime situazioni, nelle quali dovrà necessariamente entrare in campo un po' di furbizia, un po' di esperienza e... un po' di pazienza, come sempre nella nostra amata attività sportiva.

Quando si parla di acqua dolce, soprattutto in spazi chiusi come i laghetti di pesca sportiva, se il pesce c'è... C'è! Non ci piove. Quindi il non catturare alcun pesce dipenderà esclusivamente dalle vostre capacità di pescatori e non dall'assenza del suddetto pinnuto. Un problema è quindi smarcato. Mettiamoci alle spalle questa situazione e proseguiamo.
Nemmeno Sampei pescherebbe qualcosa qui

Quando invece si parla di torrenti, cave, fiumi o grandi laghi la situazione si complica, in quanto il pesce c'è sicuramente (salvo pregressi disastri ambientali), ma potrebbe non essere a portata della vostra canna, nel senso che potreste effettivamente pescare in un tratto del corso d'acqua o in un ansa del lago dove in quel preciso momento il pesce è effettivamente assente perché fisiologicamente migrato in altri luoghi.
In questi casi, per far svoltare la battuta di pesca, oltre a scervellarsi sulla tecnica intesa come selezione dell'esca e recupero (e qui dovrà venirvi incontro l'esperienza), potrebbe influire anche il determinante fattore "presenza ittica" e pertanto potrebbe valere la pena spostarsi fisicamente per affrontare nuovi spot, magari con caratteristiche completamente differenti da quello in cui stavate pescando in modo infruttuoso, tanto per verificare se in quella determinata giornata il pesce stazioni in condizioni di corrente o di fondale differenti.

E quando si parla di mare... arriva il bello. L'acqua salata e la sua vastità mettano a dura prova qualsiasi pescatore provi ad affrontarlo. Qui effettivamente il pesce potrebbe non esserci in senso assoluto ed il trasferirsi in altri luoghi potrebbe comunque lasciarvi a pantaloni calati di fronte all'uomo nero con il cappotto addosso.
Pensiamo ad un pesce come la lampuga: potreste essere il miglior pescatore del mondo, ma se la cercherete nei mesi sbagliati, ad esempio febbraio o marzo, vi converrà prenotare sin da ora un lungo ciclo di fisioterapia perché le ore passate a lanciare senza alcun successo saranno infinite, indipendentemente da quanti luoghi cambierete nell'arco della giornata. Salvo prendere l'aereo con destinazione il mare caraibico.

Il punto quindi è che un pescatore furbo (ed intelligente) se vuole avere successo cerca sempre di pianificare con attenzione le proprie uscite. Prima di sorbirsi chilometri e chilometri di strada o condizioni atmosferiche indecenti per godersi qualche ora di pesca cercando disperatamente un pesce che non c'è, cercate di raccogliere più informazioni possibili sulla destinazione della vostra battuta, tanto per avere certezza che il pesce effettivamente ci sia o perlomeno che sia il momento dell'anno propizio per quella determinata specie (perché è inutile cercare le cheppie a dicembre...).

Viviamo l'era di internet e con questo strumento si possono trovare abbastanza agevolmente molte  delle informazioni fondamentali per affrontare un nuovo spot sconosciuto od un luogo noto, ma che non abbiamo visitato da tempo. Così come è piuttosto semplice trovare documentazione esaustiva sulle specie che vogliamo insediare in uno qualsiasi dei numerosi siti di ittiologia.
E così partirete sempre con la certezza che il principale protagonista della pesca sia li ad attendervi o perlomeno ci siano buone probabilità che ci sia. In caso contrario, meglio cambiare programma ed adattarsi a quello che la stagione, i luoghi e le condizioni offrono, senza incaponirsi nel voler pescare salmoni nell'Arno. Proprio perché, come detto poc'anzi, se il pesce non c'è, non ce lo possiamo certamente inventare.

Sembrerà un concetto banale, ma non potete immaginare quanti siano i pescatori che ciecamente si dirigono sempre e comunque a pesca di quella singola specie o pretendono di pescare sempre e comunque nel medesimo spot senza mai provare a cambiare luogo, collezionando cappotti su cappotti (dei quali poi si lamentano) quando con un po' più di apertura mentale e meno pigrizia potrebbero divertirsi tantissimo, dedicando le proprie battute di pesca ad altre specie ben attive in quel periodo o indirizzandosi in luoghi differenti per caratteristiche orografiche dove magari quel pesce che interessa è meno abulico.

Ora passiamo al secondo punto.

Il pesce c'è...


Qui il pesce c'è sicuramente. Bisogna avere pazienza.

In questo caso, cioè quando il pesce è sicuramente presente nello spot indipendentemente dal vederlo o meno, a differenza del paragrafo sopra partiamo dalla rassicurante certezza della sua esistenza e pertanto ricadiamo nella situazione accennata inizialmente parlando di laghetti a pagamento: cioè si tratta "semplicemente" di capire dove si sta sbagliando tecnicamente.
Perché se il pesce c'è e non abbocca il problema risiederà sicuramente sulla tecnica, intesa nel senso più ampio del termine, dall'approccio all'acqua, al recupero dell'esca, passando dalla scelta dell'artificiale.

Anche qui, sempre nell'ottica di inquadrare un problema e tentare di risolverlo, conviene partire dalle cose più semplici per poi affrontare quelle complicate. Allora scindiamo la situazione in due distinte possibilità.

...e c'è attività superficiale visibile

Se il pesce c'è e c'è attività visibile, il morale del pescatore sarà sicuramente più corroborato di quando si troverà al contrario a guardare una distesa d'acqua immobile. Quando si vede attività predatoria, magari diffusa, l'adrenalina dello spinningofilo sale alle stelle, i lanci si moltiplicano ed i recuperi viaggiano a velocità supersoniche. Però la pesca non è matematica e non è detto che si riesca comunque a fare delle catture, nonostante sotto i nostri occhi si stia consumando un frenetico banchetto. E se non le faremo, cioè non cattureremo alcun pesce, alla lunga sarà molto frustrante e deludente.
Cosa fare in questi casi?

Spesso conviene fermarsi, lasciare sbollire parte dell'adrenalina accumulata nelle vene per cercare di fare una calma analisi della situazione, anche se tutto intorno a voi sembrasse far festa e l'istinto vi urlasse negli orecchi "lancia! lancia! lancia!".
Qui il pesce c'è sicuramente

"Cosa sta cacciando il pesce?" è la prima domanda da porsi, seguita da "quali esche sto utilizzando?" e "quale recupero sto attuando?" per capire se ci siamo effettivamente adattati alla frenesia dei predatori e se in pesca siamo abbastanza imitativi da ingannarli.
Fatto questo attento e calmo vaglio, saremo in grado ci capire se la strada che stiamo percorrendo è quella giusta oppure no. Perché se siamo bravi nell'imitare la minutaglia predata e non raccogliamo  comunque nulla, converrà giocare la carta diametralmente opposta, puntando su esche o recuperi completamente sballati per la situazione, senza continuare a perdere tempo con quello che non ci fa catturare. A volte l'elemento di disturbo in un contesto tutto uguale, ad esempio un jerk giallo fluo in mezzo a branchi di acciughe azzurre, è la via per trovare la svolta.

Viceversa, se non eravamo per niente imitativi, dovremmo cambiare tipologia di artificiale e/o modalità di recupero per tentare di assomigliare il più possibile alle povere prede oggetto di sterminio da parte dei nostri famelici obiettivi, cioè i pesci in caccia, che ci stanno facendo arrapare, ma non ci  stanno facendo godere.
E la verosimiglianza che dovremo ricercare dovrà valere sia per le prede pinnute (la minutaglia che fa mangianza come latterini, anguille cieche, acciughe ecc.), che alate (libellule, mosconi ecc.), che striscianti (vermi, sanguisughe ecc.) o gambanti.. zampanti... insomma dotate di arti (rane, lucertole, ecc.), cioè ci dovremo adattare a ciò che il pesce sta mangiando in quel momento.

E' scontato dire che se si sta parlando di mangianze marine, di rapida creazione ed estinzione,  non ci si potrà sedere a fumare una sigaretta pensando con serafica calma, ma ci converrà fare cambi di artificiale o di recupero molto veloci, dandosi massimo tre lanci di tempo per ogni cambio di esca o stile di recupero prima di cambiare e provare altro.

...ma non si vede

Se non siamo nella situazione dell'assenza di pesce affrontata nel primo capoverso (quando si diceva che "il pesce non c'è") e quindi siamo certi che in quel momento ed in quel luogo il pesce è presente (anche se non ci sono cacciate visibili) o detto in altro modo il pesce c'è, ma non si vede, ci troviamo ad affrontare una rognosa questione perché probabilmente c'è "un qualcosa" che influisce sulla sua attività e mette i bastoni fra le ruote a noi poveri pescatori. Cosa fare in questo caso?

Tornare a casa diranno in coro i simpaticissimi amici del forum di pesca. Ma se non vogliamo dargli retta, bisognerà iniziare a pensare al problema e cercare di risolverlo a nostro favore. Innanzitutto l'assenza di cacciate visibili potrebbe far pensare ad un pesce che non è in fase di alimentazione e pertanto si potrebbero provare a seguire strade alternative sfruttando i vantaggi dello spinning, come credo di aver esaustivamente affrontato in questo specifico post. Quindi giocare la carta curiosità o sulla territorialità, stimolando l'antagonista con artificiali dedicati a tale scopo (clikkate sul link per approfondire).

Anche l'attesa è un arma a favore dello spinningofilo. Portare pazienza è una delle migliori virtù del pescatore di lungo corso perché spesso le condizioni possano mutare radicalmente da un ora all'altra: a volte perché cambia la direzione del vento, a volte perché cala la temperatura, a volte perché il cielo si annuvola ed a volte per... altri mille motivi che possono influire sul comportamento dei pesci. Pertanto può essere valida la scelta di prendersi una pausa (soprattutto se si sta usando attrezzature da big game), attendendo la variazione di qualche fattore climatico che possa influire positivamente sull'esito finale.
Acqua limpidissima, ma il pesce non si fa vedere. Davvero frustrante...
Oppure si può percorrere la via del rituale sacrificale in favore dell'amata Dea della Pesca, al fine di ingraziarsi le sue divine attenzioni e svoltare nella propria carriera di pescatore. Scherzo.

In conclusione

Una ricetta specifica per far si che i cappotti nell'armadio siano zero ad oggi purtroppo non esiste, ma se avete letto attentamente quello che ho scritto sopra, avrete sicuramente colto il punto verso il quale volevo arrivare:

  • per ridurre al minimo i rischi occorre pianificare correttamente un uscita, pensando al pesce che vogliamo catturare, all'ambiente che affronteremo ed alle condizioni climatiche che troveremo in loco;
  • ragionare schematicamente sulle questioni cercando di dividere le opzioni in due e poi scegliere una delle due strade, provare con convinzione e tornare indietro se ci accorgiamo che non ci sta conducendo in nessun posto (ovvero alla cattura).

Sul primo punto c'è poco da aggiungere, se non ribadire che internet mette a nostra disposizione un sacco di informazioni e facendo buon uso di queste si può evitare di andare a ricercare la cheppia a dicembre in Garfagnana durante una piena del fiume dopo che sullo stesso hanno svolto dei lavori di regimazione interrando chilometri di alveo a monte di una diga alta duecento metri e non rimontabile da alcuna forma di vita... Una situazione assurda, lo ammetto, per chiarire il concetto che se vogliamo avere serie chance di cattura ci dobbiamo concentrare su pesci e luoghi "pescabili".
La pianificazione è il segreto del successo
Il secondo punto è più un consiglio operativo, atto a schematizzare il più possibile i problemi per semplificare le nostre scelte. Cercate di dividere (quando possibile) le situazioni in due opzioni alla volta, per poi sceglierne una e salire di livello. Mentalmente sarà più semplice decidere tra A e B, piuttosto che scegliere tra ventuno lettere dell'alfabeto mettendo sullo stesso piano ogni variabile. Facendo così sarà più semplice proseguire nel nostro schema ad albero con vari livelli successivi sempre di A e di B.
Per chiarire vi faccio questo esempio:

  1. come primo livello di scelta essere il più possibile imitativo (A) oppure assolutamente fuori contesto (B);
  2. come secondo livello di scelta recupero veloce (A) oppure lento (B);
  3. come terzo livello si celta recupero a galla (A) o sott'acqua (B)
  4. e via per eventuali ulteriori opzioni.

Così potrete decidere di pescare imitativi-veloci-a galla (A-A-A) e se non funzionerà provare con imitativi-veloci-sott'acqua (A-A-B). Se non funzionerà nemmeno così tornare indietro di un livello e fare imitativi-lenti-a galla (A-B-A), poi imitativi-lenti-sott'acqua (A-B-B) e così via.
Il tornare indietro, se percorriamo la strada decisionale un passo alla volta, sarà molto più semplice e di conseguenza sarà più facile anche selezionare un altro cammino se quello che abbiamo intrapreso non ci ha condotto ad alcun risultato.
Niente trucchi, ma solo buon senso.

Ed ora, se avrete avuto la pazienza di leggere fino qui, visto che siamo in pieno Agosto, vi auguro buone vacanze (per chi le farà). Se invece starete a casa, vi auguro di sopravvivere al caldo in scioltezza... ops... per meglio dire, in tutto relax.
Alla prossima.
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