mercoledì 8 settembre 2021

Obiettivo zero cappotti: cinque errori che compromettono una cattura

 In questo articoletto, della serie "obiettivo zero cappotti", voglio parlare di cinque errori che possono risultare determinanti ai fini di una mancata cattura e quindi di cinque accortezze che il pescatore deve sempre avere quando vuole evitare di tornare a casa per l'ennesima volta senza aver sentito la benché minima toccata. Alcuni suggerimenti potrebbero sembrare banali, ma nella realtà la consuetudine ci porta a sorvolare su determinate cose, tralasciando quei famosi dettagli che invece diventano fondamentali per la piena riuscita di qualsiasi attività nella quale si voglia avere successo.

Dando per scontato che la vostra battuta di pesca sia orientata alla cattura di un pesce effettivamente presente, problema che ho affrontato nel primo articolo di questa serie, entriamo nello specifico analizzando gli errori più gravi che un pescatore a spinning può commettere nell'approccio allo spot, durante l'azione di pesca ed addirittura prima della stessa.

Meno errori, più catture per noi
Sono consapevole che la lista degli errori che un pescatore rischia di commettere in pesca può essere potenzialmente molto lunga, addirittura infinita. Ma per semplificare il più possibile ho selezionato esclusivamente quei cinque sbagli che personalmente ritengo assolutamente fondamentali, cioè quelli che secondo la mia esperienza sono in assoluto i più influenti sul risultato negativo di una battuta di pesca.
Eliminati questi, le nostre chance di cattura subiranno un notevole incremento e questo ci permetterà di avvicinarci sempre di più all'agognato obiettivo di collezionare zero cappotti!
Eccovi l'elenco.

Non avere a disposizione la corretta selezione di esche

Se vogliamo avere più chance di catturare qualcosa dovremo partire da casa con la giusta selezione di artificiali da poter utilizzare. Non parlo di blasone o della effimera fama di esca "bucativa", ma di caratteristiche precipue e funzionali dell'oggetto. Mi spiego: a seconda dell'ambiente che affronteremo, nonché delle condizioni atmosferiche che troveremo, dovremo essere sempre in grado di rimanere in pesca correttamente. Ad esempio sarà enormemente limitante avere solo esche leggere da lanciare se dovremo pescare contro vento dei pesci serra che cacciano a cinquanta metri da riva o solo esche galleggianti se dovremo affrontare le forti correnti di un fiume con le trote piantate sul fondo.
Nelle nostre plano dobbiamo avere a disposizione quel tot di artificiali che ci permettano sempre e comunque di scandagliare tutta la colonna d'acqua e di essere lanciati il più lontano possibile, quando necessario.

Approcciare lo spot in modo grossolano

A volte per la foga di lanciare, a volte per la banale pigrizia, a volte per la semplice disattenzione, a volte (le più numerose) per anticipare furbescamente il nostro compagno di uscita, arriviamo nella postazione di lancio potenzialmente più proficua della storia con modalità troppo precipitose, con il rischio di compromettere irrimediabilmente l'efficacia dei primi lanci, molto spesso determinanti. Non solo: più di quanto si possa credere il pesce staziona nell'immediato sotto riva e quindi un lancio effettuato ad hoc a pochi centimetri dalla sponda, riva o battigia, naturalmente quando saremo ancora abbastanza lontani da risultare invisibili al pesce, potrebbe riservare grandi sorprese.
Bisogna sempre effettuare almeno un lancio preventivo prima di affacciarsi su uno spot, avendo anche l'accortezza di fare meno rumore possibile nell'avvicinamento.
In uno spot così il pesce c'è, ma va cercato

Non verificare il corretto funzionamento dell'artificiale in acqua

Molti spinner acquistano un nuovo artificiale perché raccomandato da riviste, negozianti, forum, amici, nemici, youtuber e via discorrendo; arrivano in pesca e lo usano ripetutamente senza nemmeno accertarsi del nuoto. Male. Bisogna sempre fare una prova per capire cosa si sta utilizzando e come nuota, quanto velocemente affonda o quanto velocemente aggalla, quale è la sua giusta velocità di recupero e come risponde alle sollecitazioni.
Naturalmente la solita cosa andrà fatta ogni volta che cambieremo le ancorette (a volte il movimento ne risente anche notevolmente) o che innescheremo nuovamente una gomma, magari su una diversa testina piombata o su un nuovo amo.
Oltretutto influirà molto sul recupero (e quindi sui movimenti dell'esca) anche l'azione della canna e la tipologia di lenza che abbiamo in bobina (fluoro, trecciato o nylon).
La verifica che l'esca nuoti in modo corretto e di conseguenza l'utilizzo dell'artificiale nel modo giusto è una delle chiavi del successo.

 Non scandagliare con accortezza tutta la colonna d'acqua dello spot

Troppo spesso si cura uno spot facendo solo qualche frettoloso lancio, magari addirittura solo uno e poi si passa al successivo troppo velocemente, battezzandolo come infruttifero. Invece ogni spot deve essere sfruttato a pieno, partendo dalla superficie per giungere al fondo, passando naturalmente da tutte le altre quote di profondità. Solito discorso per le direzioni di lancio che spesso si limitano al dritto per dritto. Invece bisogna effettuare un ventaglio di lanci capace di coprire tutta la superficie d'acqua che si trova di fronte a noi. Anche più volte, se si ha la sensazione giusta.
Più acqua scandagliamo e più le probabilità di trovare un pesce disposto all'attacco aumentano. Non è detto che un pesce ci aspetti dove noi preferiamo che lo faccia (o dove noi pensiamo che sia).
Sfruttate ogni ostacolo per farvi vedere il meno possibile

Impedire al pesce di raggiungere e mordere l'esca

Molti spinningofili, generalmente i meno esperti (ma non solo loro in verità), sono convinti che i pesci predatori siano degli inguaribili scattisti e quindi si ostinano a lanciare, lanciare, lanciare... e lanciare recuperando a fiamma tutti gli artificiali che attaccano al moschettone. Nella realtà, invece, i recuperi efficaci possono essere anche quelli lenti e cadenzati. Anzi, ai fini di una cattura può diventare fondamentale uno stop anche prolungato nel recupero. Per convincersene, se si nutrissero ancora dubbi, basta vedersi un po' di video subacquei sugli attacchi dei pesci alle esche artificiali (ce ne sono a centinaia).
L'efficacia di un recupero può dipendere anche dalla lentezza con il quale è effettuato e gli stop potrebbero essere la chiave di volta di una cattura.
Non ci incaponiamo solo nei recuperi a velocità siderale che spesso potrebbero semplicemente impedire al pesce di incuriosirsi e poi di raggiungere l'esca.

Occhio quindi: quando andremo a pesca, premuriamoci di avere nelle cassettine le giuste esche, di approcciare lo spot nel modo corretto e di pescare nel modo giusto con i nostri artificiali. La pesca è una cosa seria e farla con attenzione non può che far aumentare le nostre chance di catturare qualcosa.

Ci rileggiamo mercoledì prossimo!

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Nel frattempo, se sei interessato ad approfondimenti tecnici sulla pesca a spinning, puoi leggere gli articoli specifici a questo link. Buona lettura.


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