Eccoci qua a parlare ancora di pesca a spinning e finalmente di come entrare nel vivo della tecnica. Nella prima parte di questa guida (leggete pure l'articolo del mese scorso se non lo avete fatto) ho cercato, semplificando il più possibile, di dare le indicazioni su quali attrezzature, esche e complementi acquistare, cioè tutte quelle componenti necessarie per iniziare l'avventura in questo mondo partendo da zero.
Ora affronteremo la prima uscita di fronte al "nemico", cioè i famigerati pesci, con l'intento di valutare i rischi, ma soprattutto le opportunità dello spinning, cercando anche di elencare quelle dritte necessarie ad evitare gli errori seppur banali che, influendo negativamente sui risultati, potrebbero condurre allo scoraggiamento ed addirittura all'abbandono della tecnica in questione ancora prima di averla capita a fondo.
Ora affronteremo la prima uscita di fronte al "nemico", cioè i famigerati pesci, con l'intento di valutare i rischi, ma soprattutto le opportunità dello spinning, cercando anche di elencare quelle dritte necessarie ad evitare gli errori seppur banali che, influendo negativamente sui risultati, potrebbero condurre allo scoraggiamento ed addirittura all'abbandono della tecnica in questione ancora prima di averla capita a fondo.
Si, abbandono, perché andare a pescare rimanendo a bocca asciutta per una, due, tre, quattro, cinque, ennemila volte, spegnerebbe irrimediabilmente la passione di chiunque. Ne ho conosciuti parecchi di ex pescatori così, purtroppo per loro.
Finalmente siete i benvenuti, nuovi Eroi dello Spinning |
Premetto per estrema sincerità: il mondo dello spinning e della pesca in generale è talmente vasto che diventa impossibile condensare tutto lo scibile umano in un singolo post su internet. Spero sia chiaro. Quindi, per aiutare un novizio il più possibile, cercherò più semplicemente di puntualizzare quelle fondamentali regole di comportamento utili ad avere maggiori probabilità di successo in fase di pesca. E cercherò di farlo presentando schematicamente la fase precedente, quella intermedia e quella finale di una battuta di pesca, suggerendo consigli universalmente validi ai fini della riuscita di una pescata a spinning, indipendentemente dal pesce o dallo spot di pesca che si andrà ad affrontare.
Difficile? Si, lo so, ma io ci proverò lo stesso.
Bene. Dopo avere acquistato tutto il necessario ed aver chiarito il perché sia stato giusto farlo, eccoci al momento fatidico: la battuta di pesca. Pronti a recepire i vari suggerimenti? Pronti a farvela addosso di fronte ad una misteriosa distesa liquida? Allora attenti, via!
Se la Dea della Pesca ci assisterà, giungeremo anche ad un momento cruciale, anzi, "IL" momento cruciale della pesca, quello che tutti vorrebbero provare: l'abboccata.
Questa manifestazione divina, quasi esoterica, agognata da ogni pescatore, può presentarsi in mille modi differenti: può essere feroce quasi da strapparti di mano la canna; ma può essere anche subdola, appena percettibile, lasciando il dubbio di cosa stia accadendo all'esca. Se con la prima incertezze non si pongono, con la seconda starà alla bravura del pescatore valutare se e quando effettuare la ferrata, cioè quel movimento secco di polso o gomito necessario a far penetrare l'amo nella bocca del pesce. Quando si è senza grande esperienza conviene ferrare sempre e comunque, anche quando si è nel dubbio che l'esca abbia semplicemente toccato qualche ostacolo sul fondale. Meglio un movimento a vuoto o la cattura di una scarpa abbandonata di taglia 46 che la perdita di un pesce che potrebbe essere bello grosso. Si perché a volte i pesci grandi, sull'abboccata, possono sembrare minuscoli, salvo poi scatenare l'inferno appena allamati. Il rischio, intuibile, è quello di ferrare anche rami, canne, alghe, cavi e qualsiasi schifezza venga a contatto con il nostro artificiale, magari anche incagliandolo e quindi perdendolo. Però... Nell'incertezza e nella scarsa esperienza, vale sempre la pena rischiare. Con il tempo si affinerà la propria sensibilità e si riuscirà a distinguere un finto segnale da un vero attacco di un pesce.
Immediatamente dopo l'abboccata e quindi alla ferrata, dovrebbe seguire il momento più bello e divertente per il pescatore, il combattimento. Il primo che vi capiterà vi farà schizzare il cuore in gola, tremare le gambe, sudare le mani e seccarvi le fauci - come tutti i combattimenti che avverranno anche in futuro comunque. Ma voi dovrete essere bravi a mantenere una certa calma. Il segreto è tutto qui: non avere mai furia. Bisogna affrontare la cosa con tranquillità, senza eccessive forzature del pesce, perché chi è vittima della frenesia e della volontà di effettuare una cattura troppo rapida molto spesso rimane a bocca asciutta.
Lasciate che la frizione lavori cedendo lenza (stringendola o allentandola a seconda dell'occasione) e che il pesce si stanchi grazie al lavoro fatto dal fusto della vostra canna: per fare questo vi dovrete preoccupare che il fusto della canna formi un angolo il più possibile vicino ai 90° con il nylon, anche assecondando le sfuriate del pesce, in modo tale che la grafite svolga il suo compito flettendosi nel modo corretto. Questo perché un angolo eccessivamente acuto rischierà di spezzare il fusto, mentre un angolo ottuso sgraverà la canna, ma caricherà tutto lo sforzo sul nylon che così potrebbe rompersi. Dovrete fare anche in modo che il nylon non vada mai in bando, ma sia sempre teso, per non offrire al pesce un occasione di recupero delle forze e la possibilità di muoversi liberamente per slamarsi e scappare. Inoltre eviterete rischiosi contraccolpi per la canna.
Queste sono due regole auree da tenere presente anche durante il normale recupero dell'esca. In questo modo vi garantirete maggiore sensibilità sull'artificiale nonché la giusta posizione della canna per l'effettuazione di una corretta e potente ferrata quando ce ne sarà bisogno.
Se il combattimento avrà avuto esito favorevole per voi (e me lo auguro di cuore) arriverà anche il godurioso momento della guadinatura, cioè quel momento in cui il pesce potrà dirsi effettivamente catturato. Ma attenzione! Anche a battaglia apparentemente vinta dovrete stare sempre molto attenti perché qualche riserva di energia il pesce potrebbe ancora averla e con un salto finale potrebbe fregarvi clamorosamente sul più bello, magari mentre sta entrando apparentemente arrendevole nel retino. Occhio quindi al non farsi prendere dalla voglia di afferrare il nylon con la mano libera per portare il pesce a riva ed issarlo, un abitudine (che in molti hanno) spesso deleteria ai fini della riuscita del recupero perché toglie alla canna la possibilità di rispondere ad un eventuale sussulto finale. Ed il nylon potrebbe rompersi miseramente. Quindi solo quando avrete una presa salda e sicura sul pesce potrete rilassarvi e prendere le pinze per slamarlo con cautela, facendo attenzione a non infilarvi l'amo o l'ancorotto in una mano, cose piuttosto dolorose e mai semplici da risolvere.
A fine articolo tengo a sottolineare una volta ancora che la pesca non è una scienza esatta e tengo a ribadire che tutto quello che ho scritto può indubbiamente servire come trampolino di lancio per una carriera da grande spinningofilo, ma che non dovrà essere interpretato come verità assoluta ed incontrovertibile. Ognuno dovrà farsi le proprie idee e dovrà maturare le proprie convinzioni in base alla propria esperienza ed all'intuito personale. Nel campo della pesca a spinning vale tutto ed il contrario di tutto. Pertanto non fatevi scoraggiare da uscite a vuoto, anche ripetute, fatte seguendo in modo pedissequo i miei consigli od i consigli di altri pescatori. In alcuni casi basta un recupero sbagliato od un lancio maldestro per sbloccarsi nelle catture e capire "il meccanismo" valido per scappottare. A volte invece saranno la perseveranza e la costanza nell'impegno che sbloccheranno e che porteranno a grandi risultati, come appunto accade in ogni altro sport.
Questo per dirvi che se vi capiteranno due ore di libertà senza aver effettuato la benché minima pianificazione, prendete la canna in mano ed andate a provare fregandovene di tempo, maree, lune, congiunzioni astrali ecc. ecc. Anche quando le condizioni sembreranno le più sbagliate per andare a pesca, il pesce della vita potrebbe essere in agguato. Pescare è bello e lo è anche solo per l'atto in se, cioè l'essere di fronte alla natura alla ricerca della sfida con un essere vivente che abita in un altro elemento e che è furbo, sfuggente ed affascinante.
Se non avrete catturato nemmeno una vecchia scarpa, non vi abbacchiate, ma cercate di godervi i momenti passati in pesca e di trarre insegnamento dalle negatività. Prima o poi il pesce verrà a trovarvi e magari lo farà in modo inaspettato. E quando succederà sarà comunque sempre molto divertente.
Buona pes... buon divertimento a tutti.
Difficile? Si, lo so, ma io ci proverò lo stesso.
Pescare a Spinning
Prima però di addentrarci nei suggerimenti tecnici veri e propri è bene avere ben chiaro cosa voglia dire pescare a spinning, cioè il perché affidarsi a questa particolare tecnica.
Ormai avete speso i vostri soldi (spero pochi) nell'attrezzatura e solo ora affronto "il perché" vale la pena provare la pesca a spinning??? Come sono incosciente. Magari scoprirete che non è la tecnica fatta per voi e... butterete tutto nel cestino prima ancora di iniziare. Lo confesso, ho congiurato contro di voi con i negozianti e le ditte più famose. Seeeeeehhhiii... Magari.
Invece no, state tranquilli. Anzi, spero che in queste prossime righe troviate una conferma alle motivazioni che vi hanno spinto a provare questa tecnica ed inoltre comprendiate i concetti fondanti lo spinning, una cosa che vi tornerà molto utile per capire meglio questo mondo e la filosofia che ne sta alla base.
Innanzi tutto vale la pena pescare a spinning perché è una tecnica molto efficace. Come tanti pescatori anche io ho iniziato dalle tecniche classiche come la bolognese e la pesca a fondo, anche con decenti catture, ma lo spinning è l'unica tecnica che mi ha aperto la porta alle catture con la C maiuscola. Ricordate? Qui si parla di specie predatorie e quindi in cima alla catena alimentare dei pinnuti e perciò vien da se che le taglie siano mediamente più corpose rispetto alla minutaglia richiamata dalla pasturazione e che può essere catturata con i bigattini, i lombrichi o altre esche naturali. Mediamente lo spinning è quantitativamente meno catturante rispetto alle tecniche suddette, questo va riconosciuto, ma a livello qualitativo offre l'opportunità di effettuare catture di valore assoluto.
Proprio in considerazione della possibilità di entrare in contatto con pesci di mole, vi dico un altra peculiarità: con lo spinning si può godere intensamente della lotta con il pesce conseguente all'allamatura. Questo perché la dimensione contenuta della canna ci permette di percepire molto più nettamente i movimenti del pesce, cosa che non avviene con una canna tradizionale, come ad esempio con una bolognese od una canna a fondo, viste le loro lunghezze. Insomma con lo spinning sembra proprio di combattere in prima persona, senza "filtri" a dividerci dai salti e dalle fughe del pesce. Ed il pescatore gode, anzi, vive soprattutto di queste sensazioni.
Proprio in considerazione della possibilità di entrare in contatto con pesci di mole, vi dico un altra peculiarità: con lo spinning si può godere intensamente della lotta con il pesce conseguente all'allamatura. Questo perché la dimensione contenuta della canna ci permette di percepire molto più nettamente i movimenti del pesce, cosa che non avviene con una canna tradizionale, come ad esempio con una bolognese od una canna a fondo, viste le loro lunghezze. Insomma con lo spinning sembra proprio di combattere in prima persona, senza "filtri" a dividerci dai salti e dalle fughe del pesce. Ed il pescatore gode, anzi, vive soprattutto di queste sensazioni.
Un altro punto a favore è indubbiamente la praticità: in pochi minuti un pescatore a spinning può essere già attivo in pesca. Giusto il tempo di indossare gli stivali (e nemmeno sempre) scaricare l'attrezzatura, annodare il moschettone, innescare l'artificiale ed effettuare il primo lancio. Nessun'altra tecnica è così veloce in fase di preparazione. Un, due, tre... pesco io e guardi te!
Questo permette di praticare lo spinning anche in piccoli ritagli di tempo, come più volte ho scritto nei i miei post dedicati all'aperispinning, pagando solo un piccolo sacrificio in termini temporali per iniziare (e poi naturalmente finire) la vostra battuta di pesca. Non ci sarà più da aprire e riporre sacchetti di esche, estrarre e reinserire canne nelle fodere o mulinelli nelle scatole, scaricare, montare e poi di nuovo smontare e caricare panchetti e guadini nella bauliera dell'auto e via discorrendo. Non rischierete nemmeno più la vita perché i bigattini dimenticati nello stanzino si saranno trasformati in flotte di ronzanti mosconi neri che vi hanno invaso casa facendo imbestialire il lato femminile della famiglia.
Vi basta? No!?! Incontentabili... Allora aggiungo che è una tecnica molto dinamica e mai monotona, dovendo essere praticata muovendosi alla ricerca del pesce ed animando un pezzo di plastica, legno o gomma col fine di convincere un pesce all'attacco. Scordatevi quelle ore noiose passate sbadigliando seduti su un panchetto, guardando fissamente un galleggiante o il cimino della vostra canna a fondo, con il rischio di perdere la vista per eccessivo sforzo e l'uso del collo a causa della cervicale. Qui dovremo camminare e sperimentare in continuazione recuperi sempre diversi per giungere all'agognata cattura.
Aggiungo anche che in un certo qual modo lo spinning può essere considerato una pesca economica per il vostro conto in banca. Certo, alcune esche sono costose (anche troppo), ma se eviterete il demone del collezionismo, spulcerete offerte ed occasioni e riuscirete a non perdere un artificiale ad ogni lancio, potreste effettuare tante battute di pesca senza sborsare alcun soldino aggiuntivo.
Inoltre, è una tecnica che può essere praticata dovunque. Oltre alle riserve di pesca dedicate, spesso proprio ad accesso esclusivo alla mosca ed allo spinning, vista la dimensione ridotta dell'attrezzatura sarà possibile lanciare in tutti quei posti interdetti all'uso di telescopiche da bolognese, ingombranti canne da fondo, ingestibili roubasienne e via discorrendo. Solo per chiarire, diverranno accessibili i piccoli torrenti infrascati, i fitti canneti, gli appuntiti scogli e sarà anche possibile raggiungere luoghi molto distanti dall'auto senza faticare come muli da soma caricati di panchetti e borsoni di vari quintali.
E questo ci porta ad un altra considerazione: (per me) è la tecnica di pesca più sportiva che si possa praticare (insieme alla PAM, naturalmente). Si, perché l'impegno fisico è piuttosto elevato, sia per i continui lanci (che con attrezzature da pesci "big" sono davvero faticosi), sia per la peculiarità del camminare necessaria a praticarla e per lo stare comunque sempre in piedi, magari anche in condizioni atmosferiche che non annovereremmo mai tra quelle ideali per una rilassante scampagnata insieme alla famiglia.
Questo permette di praticare lo spinning anche in piccoli ritagli di tempo, come più volte ho scritto nei i miei post dedicati all'aperispinning, pagando solo un piccolo sacrificio in termini temporali per iniziare (e poi naturalmente finire) la vostra battuta di pesca. Non ci sarà più da aprire e riporre sacchetti di esche, estrarre e reinserire canne nelle fodere o mulinelli nelle scatole, scaricare, montare e poi di nuovo smontare e caricare panchetti e guadini nella bauliera dell'auto e via discorrendo. Non rischierete nemmeno più la vita perché i bigattini dimenticati nello stanzino si saranno trasformati in flotte di ronzanti mosconi neri che vi hanno invaso casa facendo imbestialire il lato femminile della famiglia.
Oh prova a pescarci con la roubaisienne in un posto così |
Aggiungo anche che in un certo qual modo lo spinning può essere considerato una pesca economica per il vostro conto in banca. Certo, alcune esche sono costose (anche troppo), ma se eviterete il demone del collezionismo, spulcerete offerte ed occasioni e riuscirete a non perdere un artificiale ad ogni lancio, potreste effettuare tante battute di pesca senza sborsare alcun soldino aggiuntivo.
Inoltre, è una tecnica che può essere praticata dovunque. Oltre alle riserve di pesca dedicate, spesso proprio ad accesso esclusivo alla mosca ed allo spinning, vista la dimensione ridotta dell'attrezzatura sarà possibile lanciare in tutti quei posti interdetti all'uso di telescopiche da bolognese, ingombranti canne da fondo, ingestibili roubasienne e via discorrendo. Solo per chiarire, diverranno accessibili i piccoli torrenti infrascati, i fitti canneti, gli appuntiti scogli e sarà anche possibile raggiungere luoghi molto distanti dall'auto senza faticare come muli da soma caricati di panchetti e borsoni di vari quintali.
E questo ci porta ad un altra considerazione: (per me) è la tecnica di pesca più sportiva che si possa praticare (insieme alla PAM, naturalmente). Si, perché l'impegno fisico è piuttosto elevato, sia per i continui lanci (che con attrezzature da pesci "big" sono davvero faticosi), sia per la peculiarità del camminare necessaria a praticarla e per lo stare comunque sempre in piedi, magari anche in condizioni atmosferiche che non annovereremmo mai tra quelle ideali per una rilassante scampagnata insieme alla famiglia.
Bene. Dopo avere acquistato tutto il necessario ed aver chiarito il perché sia stato giusto farlo, eccoci al momento fatidico: la battuta di pesca. Pronti a recepire i vari suggerimenti? Pronti a farvela addosso di fronte ad una misteriosa distesa liquida? Allora attenti, via!
Preparazione e pianificazione
Sembrerà banale, ma molti degli insuccessi a pesca derivano da una cattiva pianificazione della battuta o magari da una scarsa preparazione dell'attrezzatura dedicata. E quindi se siamo soliti non pianificare mai, ne preparare il tutto con attenzione e generalmente ci affidiamo solo alla buona sorte, il rischio di insuccesso in pesca non sarà più solo un rischio, ma sarà una certezza. Avete mai visto uno sportivo che affronta una gara senza allenamento, senza conoscere il terreno di gara e senza aver meticolosamente sistemato i propri attrezzi? No? Nemmeno io. Il punto è proprio questo. Visto che la pesca in generale e lo spinning in particolare sono da considerarsi sport, iniziamo a ragionare da veri sportivi.
Innanzitutto dovremo avere ben chiaro il nostro obiettivo principale, cioè quale pesce effettivamente vorremmo catturare (come abbiamo fatto per acquistare la prima attrezzatura). Se non si hanno esperienze pregresse di pesca è indispensabile informarsi sulle abitudini della specie che vorremmo pescare: come si nutre, quale habitat frequenta, quali sono le stagioni migliori per trovarlo. Queste dovranno essere informazioni da conoscere perfettamente. Naturalmente non dico di diventare degli ittiologi, ma almeno sapere con chi si ha a che fare, facendo anche una semplice ricerca sul web, quello si.
Per chiarire: potrò mai pescare un tonno in un laghetto? No, naturalmente. Potrò mai pescare un persico trota in mare? No, naturalmente. Potrò mai pescare una spigola, famoso pesce di mare, dentro un fiume a vari chilometri dalla foce, tra cavedani e carpe? Si, suonerà strano per un neofita, ma si. Anzi, a volte può essere più facile catturarla in quel contesto che in mare aperto.
Capito quello che voglio dire? Avere conoscenza del pesce che vogliamo catturare ci permetterà di scegliere il luogo e spesso anche il momento giusto o eventualmente quello da evitare assolutamente per organizzare la nostra gita in torrente, al lago, sul fiume o al mare che sia. Così partiremo per la nostra destinazione con la consapevolezza di farlo in un occasione potenzialmente propizia per noi. Inoltre conoscere il pesce ci permetterà di selezionare la giusta dotazione di esche per insidiarlo, senza rischiare di arrivare sul luogo prescelto per accorgersi che il quintale di artificiali trasportati è completamente sballato per quello che dobbiamo farci. Quindi è meglio spendere un po' del nostro tempo in una interessante ricerca sui pesci piuttosto che perderlo sui vari forum richiedendo sempre le solite domande su esche segrete ed attrezzature definitive per le quali ogni pescatore ha una propria idea (e nessuna sarà quella giusta in assoluto).
Inoltre (cosa da non sottovalutare mai) sarà fondamentale conoscere con precisione i regolamenti della pesca sportiva relativi ai luoghi ed alle specie che vorremmo pescare perché l'Italia è un paese nel quale ogni comune, ogni provincia ed ogni regione fanno storia a se e quindi si potrebbe andare a pescare felici come pasque e tornare a casa con una multa sul groppone che ha reso felice per Pasqua un ente pubblico.
Fatte le necessarie ricognizioni di cui sopra, siate sin da subito consapevoli che le condizioni atmosferiche potranno influire, anche pesantemente, sul vostro risultato finale. Chi pesca da anni avrà sviluppato un sesto senso per la giusta situazione meteorologica, ma chi è all'inizio dovrà guardare le previsioni del tempo per scegliere, innanzitutto, quelle occasioni che non mettano a repentaglio l'incolumità personale, come i temporali forti, le fulminazioni, il mare mosso, il vento sostenuto ecc. che sono tutte condizioni estreme da evitare, soprattutto se non si ha esperienza sul campo.
Poi, escluse queste situazioni limite, dovrà scovare quelle giornate relativamente tranquille appena precedenti un cambio di pressione atmosferica (anche leggero), sia verso l'alto che verso il basso, cioè una di quelle giornate antecedenti o immediatamente successive la rottura di una situazione di stabilità, di tempo brutto o bello che sia. Quindi saranno ottime le ore precedenti l'arrivo di una perturbazione dopo giorni di sole ed ottime saranno le prime ore di sole dopo giorni di vento e pioggia incessante.
Naturalmente anche gli orari in cui andremo a pescare avranno importanza ed anche in questo caso, come migliore tradizione vuole, saranno le ore di alba e tramonto quelle che dovremo tenere maggiormente in considerazione per la nostra avventura, sempre in virtù del fatto che sono momenti di cambiamento rispetto al trascorrere della giornata. Non chiedo di pescare solo in quei limitati minuti di aurora o crepuscolo, ma vale la pena far iniziare o concludere il nostro sforzo di pescatori in uno di questi due opposti momenti.
Una delle regole auree dello spinning e della pesca in generale, è proprio quella di cercare luoghi, orari e condizioni "di rottura" rispetto alla monotonia, che sia di un territorio, di una giornata trascorsa nell'invariabilità o di un alta (o bassa) pressione persistente. Tutto ciò che spezza la continuità, mi ripeto, sia atmosferica che orografica, può rivelarsi un nostro buon alleato.
Solo per fare alcuni esempi e chiarire ulteriormente questo concetto: meglio una foce di una spiaggia con una interminabile battigia; meglio il tramonto piuttosto del sole a picco; meglio una cascata dopo uno sbarramento che un tratto di fiume a corrente lineare; meglio una scaduta che il mare in piena tempesta o in lunga bonaccia; meglio l'ansa di un laghetto che una sponda lunga e dritta; meglio i picchi di marea che una fase intermedia... E via e via. Di esempi se ne possono fare infiniti. Nel nostro piccolo dovremo far si che, nel momento e nel posto in cui saremo a pescare, qualcuna di queste rotture coincida. Ed ormai, con internet alla mano che fornisce cartine molto dettagliate, orari di alba e tramonto precisi al secondo, fasi di marea con tanto di grafico, previsioni del tempo quasi infallibili, una buona pianificazione a tavolino della nostra battuta di pesca diventerà molto più semplice. E per certi versi potrà risultare anche divertente: "l'attesa del pescare è essa stessa pescare" citerebbero gli illuminati aperispinningofili moderni..
Dopo aver pianificato attentamente la battuta di pesca, il passo successivo sarà quello di preparare tutto l'occorrente per affrontarla e questo vuol dire effettuare un check up completo della propria attrezzatura. Innanzitutto andrà verificato che il mulinello contenga l'adeguata quantità di nylon (trecciato o fluorocarbon) in bobina: troppo poco vi creerà problemi nella lunghezza di lancio (e nel combattimento con grosse prede); l'eccesso vi esporrà al rischio di frequenti parrucche. Inoltre andrà verificato che il nylon sia "fresco" perché l'essere vetusto giocherà a favore del pesce che potrebbe spezzarvi la lenza con il primo strattone. Accertatevi inoltre che tutte le parti del mulinello scorrano senza intoppi. Eventualmente lubrificate con attenzione i punti che cigolano od offrano resistenza, con particolare attenzione al rullino guida filo ed all'archetto.
Naturalmente andrà controllato anche tutto il resto, dalla canna (che dovrà essere pulita ed integra soprattutto negli anelli) agli artificiali, controllando con attenzione che gli ancorotti non siano arrugginiti o spuntati, nel qual caso debbano essere assolutamente sostituiti. Durante la fase di controllo degli artificiali, valutate anche la tipologia di esche a vostra disposizione e selezionate con attenzione quelle che vi serviranno. Se sarete all'inizio dell'avventura molto probabilmente non avrete nessun problema, visto che ne dovreste avere poche, ma se invece avete già riempito le scatole di ogni ammennicolo in commercio, cercate di preferire la varietà e la versatilità piuttosto che la moda del momento: inutile portarsi dietro quattro o cinque esche identiche nel funzionamento, anche se di colori diversi, solo perché si è diffusa la voce che "è l'esca definitiva" (che non esiste!); molto meglio invece avere a disposizione più forme per più modalità di recupero e presentazioni in acqua. Datemi retta!
Accertatevi che siano presenti ed utilizzabili tutti i complementi dell'attrezzatura che ho accennato nello scorso post. Inoltre, se dovrete affrontare una battuta di pesca di varie ore, non è da sottovalutare la presenza di una scorta d'acqua (anche una bottiglia da mezzo litro potrebbe essere sufficiente) e di una piccola merenda, tanto per impedire i cali di zucchero o quei noiosi brontolii di stomaco che potrebbero spaventare i pesci. Anche dei cerotti ed un pacchetto di fazzoletti faranno sempre comodo: i primi perché anche un semplice taglietto su un dito, magari proprio quello del lancio, potrebbe impedirvi di continuare a pescare con tranquillità e gusto pieno; i secondi... bhè, dopo merenda non si sa mai cosa potrebbe accadere.
Infine... at last but not the least direbbero gli anglofoni, un bel ricambio di abiti per ovviare ad un involontario tuffo in acqua. Ed un bel ricambio di attrezzatura (canna e mulinello) soprattutto se affronteremo una battuta di pesca lontani da casa (perché aimè le rotture possono sempre capitare).
Freddo, mare calmo e limpido... Meglio scegliere il light rock fishing |
Per chiarire: potrò mai pescare un tonno in un laghetto? No, naturalmente. Potrò mai pescare un persico trota in mare? No, naturalmente. Potrò mai pescare una spigola, famoso pesce di mare, dentro un fiume a vari chilometri dalla foce, tra cavedani e carpe? Si, suonerà strano per un neofita, ma si. Anzi, a volte può essere più facile catturarla in quel contesto che in mare aperto.
Capito quello che voglio dire? Avere conoscenza del pesce che vogliamo catturare ci permetterà di scegliere il luogo e spesso anche il momento giusto o eventualmente quello da evitare assolutamente per organizzare la nostra gita in torrente, al lago, sul fiume o al mare che sia. Così partiremo per la nostra destinazione con la consapevolezza di farlo in un occasione potenzialmente propizia per noi. Inoltre conoscere il pesce ci permetterà di selezionare la giusta dotazione di esche per insidiarlo, senza rischiare di arrivare sul luogo prescelto per accorgersi che il quintale di artificiali trasportati è completamente sballato per quello che dobbiamo farci. Quindi è meglio spendere un po' del nostro tempo in una interessante ricerca sui pesci piuttosto che perderlo sui vari forum richiedendo sempre le solite domande su esche segrete ed attrezzature definitive per le quali ogni pescatore ha una propria idea (e nessuna sarà quella giusta in assoluto).
Inoltre (cosa da non sottovalutare mai) sarà fondamentale conoscere con precisione i regolamenti della pesca sportiva relativi ai luoghi ed alle specie che vorremmo pescare perché l'Italia è un paese nel quale ogni comune, ogni provincia ed ogni regione fanno storia a se e quindi si potrebbe andare a pescare felici come pasque e tornare a casa con una multa sul groppone che ha reso felice per Pasqua un ente pubblico.
Fatte le necessarie ricognizioni di cui sopra, siate sin da subito consapevoli che le condizioni atmosferiche potranno influire, anche pesantemente, sul vostro risultato finale. Chi pesca da anni avrà sviluppato un sesto senso per la giusta situazione meteorologica, ma chi è all'inizio dovrà guardare le previsioni del tempo per scegliere, innanzitutto, quelle occasioni che non mettano a repentaglio l'incolumità personale, come i temporali forti, le fulminazioni, il mare mosso, il vento sostenuto ecc. che sono tutte condizioni estreme da evitare, soprattutto se non si ha esperienza sul campo.
Poi, escluse queste situazioni limite, dovrà scovare quelle giornate relativamente tranquille appena precedenti un cambio di pressione atmosferica (anche leggero), sia verso l'alto che verso il basso, cioè una di quelle giornate antecedenti o immediatamente successive la rottura di una situazione di stabilità, di tempo brutto o bello che sia. Quindi saranno ottime le ore precedenti l'arrivo di una perturbazione dopo giorni di sole ed ottime saranno le prime ore di sole dopo giorni di vento e pioggia incessante.
Naturalmente anche gli orari in cui andremo a pescare avranno importanza ed anche in questo caso, come migliore tradizione vuole, saranno le ore di alba e tramonto quelle che dovremo tenere maggiormente in considerazione per la nostra avventura, sempre in virtù del fatto che sono momenti di cambiamento rispetto al trascorrere della giornata. Non chiedo di pescare solo in quei limitati minuti di aurora o crepuscolo, ma vale la pena far iniziare o concludere il nostro sforzo di pescatori in uno di questi due opposti momenti.
Spigole dentro al fiume? Yes, we can! |
Solo per fare alcuni esempi e chiarire ulteriormente questo concetto: meglio una foce di una spiaggia con una interminabile battigia; meglio il tramonto piuttosto del sole a picco; meglio una cascata dopo uno sbarramento che un tratto di fiume a corrente lineare; meglio una scaduta che il mare in piena tempesta o in lunga bonaccia; meglio l'ansa di un laghetto che una sponda lunga e dritta; meglio i picchi di marea che una fase intermedia... E via e via. Di esempi se ne possono fare infiniti. Nel nostro piccolo dovremo far si che, nel momento e nel posto in cui saremo a pescare, qualcuna di queste rotture coincida. Ed ormai, con internet alla mano che fornisce cartine molto dettagliate, orari di alba e tramonto precisi al secondo, fasi di marea con tanto di grafico, previsioni del tempo quasi infallibili, una buona pianificazione a tavolino della nostra battuta di pesca diventerà molto più semplice. E per certi versi potrà risultare anche divertente: "l'attesa del pescare è essa stessa pescare" citerebbero gli illuminati aperispinningofili moderni..
Dopo aver pianificato attentamente la battuta di pesca, il passo successivo sarà quello di preparare tutto l'occorrente per affrontarla e questo vuol dire effettuare un check up completo della propria attrezzatura. Innanzitutto andrà verificato che il mulinello contenga l'adeguata quantità di nylon (trecciato o fluorocarbon) in bobina: troppo poco vi creerà problemi nella lunghezza di lancio (e nel combattimento con grosse prede); l'eccesso vi esporrà al rischio di frequenti parrucche. Inoltre andrà verificato che il nylon sia "fresco" perché l'essere vetusto giocherà a favore del pesce che potrebbe spezzarvi la lenza con il primo strattone. Accertatevi inoltre che tutte le parti del mulinello scorrano senza intoppi. Eventualmente lubrificate con attenzione i punti che cigolano od offrano resistenza, con particolare attenzione al rullino guida filo ed all'archetto.
Naturalmente andrà controllato anche tutto il resto, dalla canna (che dovrà essere pulita ed integra soprattutto negli anelli) agli artificiali, controllando con attenzione che gli ancorotti non siano arrugginiti o spuntati, nel qual caso debbano essere assolutamente sostituiti. Durante la fase di controllo degli artificiali, valutate anche la tipologia di esche a vostra disposizione e selezionate con attenzione quelle che vi serviranno. Se sarete all'inizio dell'avventura molto probabilmente non avrete nessun problema, visto che ne dovreste avere poche, ma se invece avete già riempito le scatole di ogni ammennicolo in commercio, cercate di preferire la varietà e la versatilità piuttosto che la moda del momento: inutile portarsi dietro quattro o cinque esche identiche nel funzionamento, anche se di colori diversi, solo perché si è diffusa la voce che "è l'esca definitiva" (che non esiste!); molto meglio invece avere a disposizione più forme per più modalità di recupero e presentazioni in acqua. Datemi retta!
Accertatevi che siano presenti ed utilizzabili tutti i complementi dell'attrezzatura che ho accennato nello scorso post. Inoltre, se dovrete affrontare una battuta di pesca di varie ore, non è da sottovalutare la presenza di una scorta d'acqua (anche una bottiglia da mezzo litro potrebbe essere sufficiente) e di una piccola merenda, tanto per impedire i cali di zucchero o quei noiosi brontolii di stomaco che potrebbero spaventare i pesci. Anche dei cerotti ed un pacchetto di fazzoletti faranno sempre comodo: i primi perché anche un semplice taglietto su un dito, magari proprio quello del lancio, potrebbe impedirvi di continuare a pescare con tranquillità e gusto pieno; i secondi... bhè, dopo merenda non si sa mai cosa potrebbe accadere.
Infine... at last but not the least direbbero gli anglofoni, un bel ricambio di abiti per ovviare ad un involontario tuffo in acqua. Ed un bel ricambio di attrezzatura (canna e mulinello) soprattutto se affronteremo una battuta di pesca lontani da casa (perché aimè le rotture possono sempre capitare).
La fase di pesca
Adesso viene il bello. Trovarsi di fronte ad una distesa di acqua, salata o dolce che sia, mette sempre una certa angoscia, soprattutto agli inizi dell'avventura nel mondo dello spinning. Ci sarà il pesce? Quale esca dovrò utilizzare? Che recupero dovrò effettuare? Continuo ad insistere qui o mi sposto da un altra parte?
Queste sono alcune delle domande che vi frulleranno in testa. Tranquilli: lo faranno anche dopo anni di pesca. La pesca non è scienza esatta e la cattura non è il risultato di un equazione matematica. Due più due non fa sempre quattro. Quindi, nel nostro piccolo, l'unica cosa che possiamo fare è affrontare la situazione con un po' di razionalità.
Innanzitutto osservate il luogo di pesca nella sua interezza, cercando quei famosi punti di rottura di cui si parlava prima. Poi osservate attentamente la superficie dell'acqua perché in alcuni casi potrebbe tradire la presenza dei pesci predatori all'opera, le cosiddette "mangianze", un termine che riempirà i vostri migliori sogni (ed i vostri peggiori incubi) da spinningofilo. Partite sempre dal presupposto che un pesce potrà attaccare la vostra esca se spinto da fame, curiosità o territorialità (ho scritto un articolo in proposito in questo post) Quindi cercate la fonte del nutrimento del pesce (come i banchi di avannotti) e molto probabilmente troverete il vostro predatore.
Se non ci sono cacciate visibili, concentratevi su quei punti che potrebbero offrire un sicuro riparo al pesce o dai quali lo stesso potrebbe sferrare un attacco alle varie prede. E da li iniziate, utilizzando in principio esche meno invasive per poi giungere ad artificiali più voluminosi o rumorosi.
Occhio al primo lancio! Non effettuate immediatamente lanci lunghi. Sondate sempre l'immediato sotto riva o il sotto sponda e poi allungate la gittata progressivamente, per evitare di far transitare il nylon sulla testa di un pesce in agguato a pochi centimetri dai vostri piedi, spaventandolo.
Inoltre cercate di essere il più possibile delicati, soprattutto in condizioni di assenza di vento con calma piatta o in specchi d'acqua ristretti o coi bassi fondali (ad esempio l'ansa di un laghetto o la prossimità della battigia di una spiaggia).
Per chiarirvi questo concetto vi faccio il seguente esempio: se in una fontana buttate un sasso, anche piccolino, tutti i pesci scapperanno impauriti; se nella fontana cade una foglia da un albero, magari una grande foglia da un platano, i pesci rimarranno invece assolutamente immobili. Pertanto il momento di ingresso in acqua dell'esca può sancire la vittoria o la debacle del pescatore e quindi va sempre posta molta attenzione alla fase del lancio. Non è sempre così naturalmente, cioè non sempre un arrivo silenzioso in acqua è migliore, ma in linea di massima una presentazione delicata è più vincente di una chiassosa.
Facciamo però un passo indietro. Sapete lanciare? Nel caso di risposta negativa vi invito a fare un salto su Youtube cercando qualche lezione specifica fatta da persone più brave di me nel creare video tutorial, concentrandovi sul lancio più classico e semplice in assoluto (che all'inizio basterà), esercitandovi anche in strada, se lo ritenete necessario, per migliorare la vostra gittata e la vostra precisione.
E visto che ci siete, date anche un occhiata ad i video dedicati ai nodi fondamentali nella pesca, indispensabili per poter praticare questo sport. Quelli che vi consiglio di imparare assolutamente (senza conoscere i quali non vi conviene nemmeno provare a pescare) sono il nodo di sangue oppure l'uni to uni per le giunzioni di spezzoni di filo ed il palomar per legare il moschettone.
Per approfondimenti vi rimando volentieri a questo articolo specifico sui nodi del mitico portale Bassmaster.it dove potrete togliervi un sacco di dubbi e soddisfare le vostre curiosità.
Giunti vicini alla riva (ma non vicinissimi, il perché l'ho spiegato chiaramente in questo post), procedete alla preparazione dell'attrezzatura, svolgendo il nylon dal mulinello, facendolo passare attraverso gli anelli e poi facendo il vostro nodo di giunzione del moschettone che, una volta serrato, andrà forzato per testarne la resistenza. Naturalmente tutta la montatura dovrà essere proporzionata, cioè il moschettone dovrà avere almeno il medesimo carico di rottura del nylon e naturalmente gli artificiali che sceglieremo dovranno essere lanciabili dalla canna (come ampiamente spiegato nella puntata precedente).
Successivamente tarate con cura la frizione del mulinello, facendo una prova manuale in modo che la stessa sfrizioni (cioè che la bobina ceda nylon) solo ed esclusivamente su uno strattone molto deciso. Poi selezionate l'esca che vi sembrerà più opportuna e lanciatela in acqua, secondo le indicazioni che ho dato poche righe fa, facendo attenzione già dal suo arrivo in superficie.
Ma come si seleziona la prima esca? Che tipo di recupero conviene fare all'inizio? Ahi, ahi, ahi... Non fatemi queste domande scabrose. E' difficile dare una risposta in assoluto.
Da parte mia posso rimandarvi a questi due articoli scritti specificamente per due dei pesci tra i più ricercati dagli spinningofili, cioè il persico trota (o black bass) e la spigola (o branzino, ragno ecc.). In entrambi gli scritti ripercorro le questioni relative all'attrezzatura, ma soprattutto do alcune indicazioni importanti sulla tecnica per avere (lo spero per voi) i primi successi con questi due pesci in particolare. Quindi leggete pure il primo approccio alla spigola ed il primo approccio al persico trota per avere una prima base di partenza per la loro cattura. Questi due pesci possono considerarsi la perfetta palestra per chi è entrato nel mondo dello spinning da pochissimo.
Parlando più in generale, i vostri recuperi dovranno far lavorare l'esca in acqua in modo "corretto" (anche se una definizione di corretto nello spinning non esiste, relativamente ai recuperi) e tale modo, oltre a leggerlo sulle istruzioni dell'esca specifica o cercarlo in internet sul sito del produttore, si potrà verificare anche da soli recuperando l'artificiale a portata di vista e controllandone il nuoto. A seconda di quale forma di vita esso rappresenta, il miglior recuperò sarà quello che nel vostro immaginario si avvicinerà di più alla realtà. All'inizio è sempre bene giocare sul sicuro.
Poi, con il tempo, vi potrete sbizzarrire in recuperi astrusi, imprevedibili, folli che nulla hanno a che vedere con le forme di vita terrestri (ed anche con l'utilizzo di esche che nulla hanno a che vedere con esseri viventi).
L'unico tocco di originalità che vi consiglio in queste prime pescate è quello di variare la velocità di recupero, anche semplicemente alzando ed abbassando la punta della canna di una ventina di centimetri, ritmicamente o in modo casuale, mantenendo la medesima velocità di giro manovella. Inoltre si può provare a fermare l'esca improvvisamente e poi, sempre improvvisamente, farla ripartire. Naturalmente occhio al momento di stasi perché il pesce potrebbe abboccare anche ad artificiale immobile.
In questa sede vale la pena citare il termine "jerkata", forse uno dei termini più utilizzati nello spinning in fatto di recuperi e che non significa altro che dare una vettata di canna decisa, come un accenno di ferrata, giocando col polso (per attrezzature leggere) o di di avambraccio (per quelle pesanti) mentre si sta recuperando l'esca. Per alcune tipologie di esche, i jerk appunto, è indispensabile, ma può applicarsi a tutte le tipologie di esche rigide come i minnows. L'effetto sull'esca recuperata è di una (più o meno) vistosa sbandata.
Quando si sarà preso pieno possesso della tecnica di recupero di base, ci si potrà sbizzarrire inserendo nel recupero anche qualche jerkata, tanto per variare maggiormente il movimento dell'esca.
Ricordate anche che lo spinning è una pesca itinerante, perciò quando capiterà di non avere sentito attacchi dopo un numero ragionevole di lanci e di non avere visto movimenti sospetti in acqua, spostatevi in un altra postazione, sempre con la cautela di arrivarci più silenziosi possibile. Non esiste una regola fissa su quanti lanci fare nel medesimo punto prima di spostarsi e quindi ognuno si dovrà regolare a proprio istinto. In linea di massima si può dire che in luoghi con poca acqua (tipo un torrente) si effettuano pochi lanci sul solito spot e si effettuano più spostamenti per trovarne altri, mentre in un luogo vasto (come il mare) si tende a fare molti lanci e pochi spostamenti.
Queste sono alcune delle domande che vi frulleranno in testa. Tranquilli: lo faranno anche dopo anni di pesca. La pesca non è scienza esatta e la cattura non è il risultato di un equazione matematica. Due più due non fa sempre quattro. Quindi, nel nostro piccolo, l'unica cosa che possiamo fare è affrontare la situazione con un po' di razionalità.
Pianificare vuol dire anche attrezzarsi di conseguenza alle condizioni atmosferiche |
Se non ci sono cacciate visibili, concentratevi su quei punti che potrebbero offrire un sicuro riparo al pesce o dai quali lo stesso potrebbe sferrare un attacco alle varie prede. E da li iniziate, utilizzando in principio esche meno invasive per poi giungere ad artificiali più voluminosi o rumorosi.
Occhio al primo lancio! Non effettuate immediatamente lanci lunghi. Sondate sempre l'immediato sotto riva o il sotto sponda e poi allungate la gittata progressivamente, per evitare di far transitare il nylon sulla testa di un pesce in agguato a pochi centimetri dai vostri piedi, spaventandolo.
Inoltre cercate di essere il più possibile delicati, soprattutto in condizioni di assenza di vento con calma piatta o in specchi d'acqua ristretti o coi bassi fondali (ad esempio l'ansa di un laghetto o la prossimità della battigia di una spiaggia).
Per chiarirvi questo concetto vi faccio il seguente esempio: se in una fontana buttate un sasso, anche piccolino, tutti i pesci scapperanno impauriti; se nella fontana cade una foglia da un albero, magari una grande foglia da un platano, i pesci rimarranno invece assolutamente immobili. Pertanto il momento di ingresso in acqua dell'esca può sancire la vittoria o la debacle del pescatore e quindi va sempre posta molta attenzione alla fase del lancio. Non è sempre così naturalmente, cioè non sempre un arrivo silenzioso in acqua è migliore, ma in linea di massima una presentazione delicata è più vincente di una chiassosa.
Facciamo però un passo indietro. Sapete lanciare? Nel caso di risposta negativa vi invito a fare un salto su Youtube cercando qualche lezione specifica fatta da persone più brave di me nel creare video tutorial, concentrandovi sul lancio più classico e semplice in assoluto (che all'inizio basterà), esercitandovi anche in strada, se lo ritenete necessario, per migliorare la vostra gittata e la vostra precisione.
E visto che ci siete, date anche un occhiata ad i video dedicati ai nodi fondamentali nella pesca, indispensabili per poter praticare questo sport. Quelli che vi consiglio di imparare assolutamente (senza conoscere i quali non vi conviene nemmeno provare a pescare) sono il nodo di sangue oppure l'uni to uni per le giunzioni di spezzoni di filo ed il palomar per legare il moschettone.
Per approfondimenti vi rimando volentieri a questo articolo specifico sui nodi del mitico portale Bassmaster.it dove potrete togliervi un sacco di dubbi e soddisfare le vostre curiosità.
Giunti vicini alla riva (ma non vicinissimi, il perché l'ho spiegato chiaramente in questo post), procedete alla preparazione dell'attrezzatura, svolgendo il nylon dal mulinello, facendolo passare attraverso gli anelli e poi facendo il vostro nodo di giunzione del moschettone che, una volta serrato, andrà forzato per testarne la resistenza. Naturalmente tutta la montatura dovrà essere proporzionata, cioè il moschettone dovrà avere almeno il medesimo carico di rottura del nylon e naturalmente gli artificiali che sceglieremo dovranno essere lanciabili dalla canna (come ampiamente spiegato nella puntata precedente).
Successivamente tarate con cura la frizione del mulinello, facendo una prova manuale in modo che la stessa sfrizioni (cioè che la bobina ceda nylon) solo ed esclusivamente su uno strattone molto deciso. Poi selezionate l'esca che vi sembrerà più opportuna e lanciatela in acqua, secondo le indicazioni che ho dato poche righe fa, facendo attenzione già dal suo arrivo in superficie.
Dopo aver strappato un bass dall'intrigo delle alghe, meglio rifare il nodo |
Da parte mia posso rimandarvi a questi due articoli scritti specificamente per due dei pesci tra i più ricercati dagli spinningofili, cioè il persico trota (o black bass) e la spigola (o branzino, ragno ecc.). In entrambi gli scritti ripercorro le questioni relative all'attrezzatura, ma soprattutto do alcune indicazioni importanti sulla tecnica per avere (lo spero per voi) i primi successi con questi due pesci in particolare. Quindi leggete pure il primo approccio alla spigola ed il primo approccio al persico trota per avere una prima base di partenza per la loro cattura. Questi due pesci possono considerarsi la perfetta palestra per chi è entrato nel mondo dello spinning da pochissimo.
Parlando più in generale, i vostri recuperi dovranno far lavorare l'esca in acqua in modo "corretto" (anche se una definizione di corretto nello spinning non esiste, relativamente ai recuperi) e tale modo, oltre a leggerlo sulle istruzioni dell'esca specifica o cercarlo in internet sul sito del produttore, si potrà verificare anche da soli recuperando l'artificiale a portata di vista e controllandone il nuoto. A seconda di quale forma di vita esso rappresenta, il miglior recuperò sarà quello che nel vostro immaginario si avvicinerà di più alla realtà. All'inizio è sempre bene giocare sul sicuro.
Poi, con il tempo, vi potrete sbizzarrire in recuperi astrusi, imprevedibili, folli che nulla hanno a che vedere con le forme di vita terrestri (ed anche con l'utilizzo di esche che nulla hanno a che vedere con esseri viventi).
L'unico tocco di originalità che vi consiglio in queste prime pescate è quello di variare la velocità di recupero, anche semplicemente alzando ed abbassando la punta della canna di una ventina di centimetri, ritmicamente o in modo casuale, mantenendo la medesima velocità di giro manovella. Inoltre si può provare a fermare l'esca improvvisamente e poi, sempre improvvisamente, farla ripartire. Naturalmente occhio al momento di stasi perché il pesce potrebbe abboccare anche ad artificiale immobile.
In questa sede vale la pena citare il termine "jerkata", forse uno dei termini più utilizzati nello spinning in fatto di recuperi e che non significa altro che dare una vettata di canna decisa, come un accenno di ferrata, giocando col polso (per attrezzature leggere) o di di avambraccio (per quelle pesanti) mentre si sta recuperando l'esca. Per alcune tipologie di esche, i jerk appunto, è indispensabile, ma può applicarsi a tutte le tipologie di esche rigide come i minnows. L'effetto sull'esca recuperata è di una (più o meno) vistosa sbandata.
Quando si sarà preso pieno possesso della tecnica di recupero di base, ci si potrà sbizzarrire inserendo nel recupero anche qualche jerkata, tanto per variare maggiormente il movimento dell'esca.
Ricordate anche che lo spinning è una pesca itinerante, perciò quando capiterà di non avere sentito attacchi dopo un numero ragionevole di lanci e di non avere visto movimenti sospetti in acqua, spostatevi in un altra postazione, sempre con la cautela di arrivarci più silenziosi possibile. Non esiste una regola fissa su quanti lanci fare nel medesimo punto prima di spostarsi e quindi ognuno si dovrà regolare a proprio istinto. In linea di massima si può dire che in luoghi con poca acqua (tipo un torrente) si effettuano pochi lanci sul solito spot e si effettuano più spostamenti per trovarne altri, mentre in un luogo vasto (come il mare) si tende a fare molti lanci e pochi spostamenti.
Con l'amo che fa bene presa, perdere il pesce è quasi impossibile |
Questa manifestazione divina, quasi esoterica, agognata da ogni pescatore, può presentarsi in mille modi differenti: può essere feroce quasi da strapparti di mano la canna; ma può essere anche subdola, appena percettibile, lasciando il dubbio di cosa stia accadendo all'esca. Se con la prima incertezze non si pongono, con la seconda starà alla bravura del pescatore valutare se e quando effettuare la ferrata, cioè quel movimento secco di polso o gomito necessario a far penetrare l'amo nella bocca del pesce. Quando si è senza grande esperienza conviene ferrare sempre e comunque, anche quando si è nel dubbio che l'esca abbia semplicemente toccato qualche ostacolo sul fondale. Meglio un movimento a vuoto o la cattura di una scarpa abbandonata di taglia 46 che la perdita di un pesce che potrebbe essere bello grosso. Si perché a volte i pesci grandi, sull'abboccata, possono sembrare minuscoli, salvo poi scatenare l'inferno appena allamati. Il rischio, intuibile, è quello di ferrare anche rami, canne, alghe, cavi e qualsiasi schifezza venga a contatto con il nostro artificiale, magari anche incagliandolo e quindi perdendolo. Però... Nell'incertezza e nella scarsa esperienza, vale sempre la pena rischiare. Con il tempo si affinerà la propria sensibilità e si riuscirà a distinguere un finto segnale da un vero attacco di un pesce.
Immediatamente dopo l'abboccata e quindi alla ferrata, dovrebbe seguire il momento più bello e divertente per il pescatore, il combattimento. Il primo che vi capiterà vi farà schizzare il cuore in gola, tremare le gambe, sudare le mani e seccarvi le fauci - come tutti i combattimenti che avverranno anche in futuro comunque. Ma voi dovrete essere bravi a mantenere una certa calma. Il segreto è tutto qui: non avere mai furia. Bisogna affrontare la cosa con tranquillità, senza eccessive forzature del pesce, perché chi è vittima della frenesia e della volontà di effettuare una cattura troppo rapida molto spesso rimane a bocca asciutta.
Lasciate che la frizione lavori cedendo lenza (stringendola o allentandola a seconda dell'occasione) e che il pesce si stanchi grazie al lavoro fatto dal fusto della vostra canna: per fare questo vi dovrete preoccupare che il fusto della canna formi un angolo il più possibile vicino ai 90° con il nylon, anche assecondando le sfuriate del pesce, in modo tale che la grafite svolga il suo compito flettendosi nel modo corretto. Questo perché un angolo eccessivamente acuto rischierà di spezzare il fusto, mentre un angolo ottuso sgraverà la canna, ma caricherà tutto lo sforzo sul nylon che così potrebbe rompersi. Dovrete fare anche in modo che il nylon non vada mai in bando, ma sia sempre teso, per non offrire al pesce un occasione di recupero delle forze e la possibilità di muoversi liberamente per slamarsi e scappare. Inoltre eviterete rischiosi contraccolpi per la canna.
Queste sono due regole auree da tenere presente anche durante il normale recupero dell'esca. In questo modo vi garantirete maggiore sensibilità sull'artificiale nonché la giusta posizione della canna per l'effettuazione di una corretta e potente ferrata quando ce ne sarà bisogno.
I black bass vi faranno molto divertire nelle fasi di combattimento |
Dopo starà solo a voi decidere cosa fare del pesce sconfitto. Io propendo sempre per una foto ricordo e per il successivo rilascio, fedele da molti anni alla pratica del catch & release, visto che fortunatamente non ho bisogno dei pesci pescati per sfamarmi. Ma la pesca nasce proprio con questa ultima necessità, perciò se li tratterrete per mangiarli, cercate innanzitutto di non esagerare nel numero di capi annoccati e di selezionare con intelligenza le loro dimensioni.
A rilascio effettuato sarete pronti a ripartire con la vostra azione di pesca, ma con un accortezza: se la battaglia con il pesce è stata particolarmente lunga o complicata, tagliate il nodo del moschettone e rifatelo. Un altra regola aurea dello spinning è proprio quella di rifare il nodo al moschettone ogniqualvolta lo sforzo del nylon è stato particolarmente gravoso. Pertanto, se il pesce pescato era bello grosso o se avete forzato il tutto per disincagliare un esca dal fondo, perdete quel minuto necessario a rifare un nodo. Una minima rottura di scatole per voi che però vi salverà da una massima martellata sugli zebedei in caso di dolorose perdite di pesci per una banale rottura del finale.
A rilascio effettuato sarete pronti a ripartire con la vostra azione di pesca, ma con un accortezza: se la battaglia con il pesce è stata particolarmente lunga o complicata, tagliate il nodo del moschettone e rifatelo. Un altra regola aurea dello spinning è proprio quella di rifare il nodo al moschettone ogniqualvolta lo sforzo del nylon è stato particolarmente gravoso. Pertanto, se il pesce pescato era bello grosso o se avete forzato il tutto per disincagliare un esca dal fondo, perdete quel minuto necessario a rifare un nodo. Una minima rottura di scatole per voi che però vi salverà da una massima martellata sugli zebedei in caso di dolorose perdite di pesci per una banale rottura del finale.
Fine della battuta di pesca
Dopo una bella giornata passata a pescare, con mille catture effettuate ed una gran bella felicità nel cuore, arriva anche il momento del rientro. Prima però di andare a farvi belli di fronte amici e parenti raccontando della cattura del marlin blu più grande della storia e sul quale Hemingway basò uno dei suoi più famosi romanzi, prendetevi un po' di tempo per sistemare e riporre le vostre cianfrusaglie. Anche in questa fase alcune furbe regole di comportamento è bene osservarle.
Innanzitutto le esche andranno fatte asciugare completamente. Quindi riaprite tutte le vostre plano e fate in modo che evapori tutta l'acqua. Se avete pescato in mare, allora sarà anche necessaria una preventiva lavata con abbondante acqua dolce e magari sapone neutro. Questo vi permetterà di allungare la vita dei vostri artificiali, soprattutto di quelli in metallo (vedi i cucchiaini).
Smontate il mulinello dalla canna e pulitelo con attenzione, anche in questo caso per preservarne la durata ed eliminare quei residui di sale, sabbia, terra, fango, alghe ecc. che potrebbero comprometterne il funzionamento. Possibilmente sciacquate anche il filo in bobina, soprattutto se avete pescato in mare. Poi riponete il mulinello a riparo dalla polvere, altro silenzioso nemico della salute del nostro strumento.
Per ultimo, ma non ultimo, prendetevi cura della canna, pulendone il manico, il fusto e soprattutto gli anelli per evitare che si ossidino. Anche il classicissimo CRC spruzzato su un panno e poi passato con attenzione su tutta la lunghezza della canna può essere più che sufficiente.
Solito discorso per tutto il resto della vostra attrezzatura, che andrà riposta con cura ed attenzione, sempre con l'obiettivo di farla durare il più possibile e soprattutto di farla essere sempre efficiente, proprio perché il successo in pesca deriva molto spesso dal sostegno che ci viene fornito dalle nostre cose.
Se poi siamo pescatori con la testa sul collo e con il collo sulle spalle e siamo nostalgici degli anni di scuola, non sarebbe da sottovalutare la tenuta, almeno agli inizi, di un diario delle pescate effettuate nel quale annotare le condizioni meteo, le esche utilizzate, le eventuali catture ed ogni altra informazione che possa supportarvi nelle future pianificazioni. Non è naturalmente un obbligo ed in pochi lo fanno, ma dopo varie uscite, naturalmente dedicate al medesimo pesce, vi accorgerete che sarete già in possesso di una casistica interessante da analizzare e che sarà molto più sincera (e veritiera) dei milioni post che si potranno leggere sul web, spesso confusionari e non sempre limpidi nei loro contenuti.
Solito discorso per tutto il resto della vostra attrezzatura, che andrà riposta con cura ed attenzione, sempre con l'obiettivo di farla durare il più possibile e soprattutto di farla essere sempre efficiente, proprio perché il successo in pesca deriva molto spesso dal sostegno che ci viene fornito dalle nostre cose.
Se poi siamo pescatori con la testa sul collo e con il collo sulle spalle e siamo nostalgici degli anni di scuola, non sarebbe da sottovalutare la tenuta, almeno agli inizi, di un diario delle pescate effettuate nel quale annotare le condizioni meteo, le esche utilizzate, le eventuali catture ed ogni altra informazione che possa supportarvi nelle future pianificazioni. Non è naturalmente un obbligo ed in pochi lo fanno, ma dopo varie uscite, naturalmente dedicate al medesimo pesce, vi accorgerete che sarete già in possesso di una casistica interessante da analizzare e che sarà molto più sincera (e veritiera) dei milioni post che si potranno leggere sul web, spesso confusionari e non sempre limpidi nei loro contenuti.
Anche godere di un rosso tramonto sul mare giustifica l'impegno a pesca |
Questo per dirvi che se vi capiteranno due ore di libertà senza aver effettuato la benché minima pianificazione, prendete la canna in mano ed andate a provare fregandovene di tempo, maree, lune, congiunzioni astrali ecc. ecc. Anche quando le condizioni sembreranno le più sbagliate per andare a pesca, il pesce della vita potrebbe essere in agguato. Pescare è bello e lo è anche solo per l'atto in se, cioè l'essere di fronte alla natura alla ricerca della sfida con un essere vivente che abita in un altro elemento e che è furbo, sfuggente ed affascinante.
Se non avrete catturato nemmeno una vecchia scarpa, non vi abbacchiate, ma cercate di godervi i momenti passati in pesca e di trarre insegnamento dalle negatività. Prima o poi il pesce verrà a trovarvi e magari lo farà in modo inaspettato. E quando succederà sarà comunque sempre molto divertente.
Buona pes... buon divertimento a tutti.
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In attesa del prossimo post, leggi anche i nuovi articoli dedicati agli approfondimenti tecnici
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