venerdì 9 dicembre 2016

C'era una volta la foce del fiume Cecina. Della serie: quando la pesca non era vista come minaccia

In questo periodo di scarsità di tempo da dedicare alla pesca, il pensiero torna agli anni ormai passati in cui mi dedicavo con molta più frequenza a questa splendida passione, quando l'età mi permetteva tranquillamente di "straviziare" e quindi di ritagliarmi gustosi momenti di grande godimento anche ad orari impensabili (solitamente notturni). Ed inevitabilmente i ricordi tornano affettuosamente a quegli spot che solitamente frequentavo e che una volta erano molto proficui, ma che ora, per un motivo o per un altro, non sono più accessibili o, nel peggiore dei casi, addirittura non esistono più.
Uno di questi ultimi luoghi, al quale sono associati molti bei ricordi di pesca, è la foce del fiume Cecina.



Vista della foce del fiume Cecina qualche anno fa (foto da velanet.it)

Dopo i lavori eseguiti per il nuovo porticciolo la morfologia del luogo è totalmente cambiata, tanto da permettermi di affermare che lo spot in questione è definitivamente scomparso o per meglio dire cancellato dall'opera dell'uomo.
Sul fatto che l'effettuazione di tale importante opera, cioè il nuovo porto, sia effettivamente stata un bene per Cecina, in termini economici ed ambientali, è ancora troppo presto per dare un opinione definitiva, nonostante in questi ultimi mesi siano stati sollevati molti dubbi sulla bontà del progetto e sulla sua realizzazione. Ma in questa trattazione poco ci interessano le questioni squisitamente polemiche, affariste e politiche scaturite dopo tali lavori (tra l'altro non ancora finiti).

Quello che invece mi interessa sollevare all'attenzione dei lettori è "il furto" di una vasta area, una volta pubblica e di libero accesso, perpetrato ai danni della collettività.
Lo so, il tono è forte, ma voglio spiegarmi meglio.
Vista sulla banchina che c'era una volta, regno dei pescatori (foto Velanet.it)

La bocca del fiume Cecina ha da sempre rappresentato un ottimo spot per la pesca, declinata in ogni sua forma ed espressione: a fondo, a bolognese, all'inglese, a canna fissa, a spinning, a mosca ed in ogni altra modalità che venga praticata. Ricordo con nostalgia i pomeriggi passati da bambino sul molo con la fissa in fenolico, un galleggiante e mille lire di bachini, sognando la cattura della leggendaria spigola. O le serate in compagnia degli amici, passate con una birra in mano ed il collo torto a guardare il vettino delle canne a fondo. Oppure, già più grandicello, i dopo cena trascorsi con la bolognese di sette metri in mano ed il mio sedere sul panchetto in mezzo ad altri cinque, dieci, venti appassionati che condividevano la medesima voglia di pescare, con tanto di spontanea tenzone tra i presenti a chi catturava il pesce più grosso, con la promessa di ritrovarsi qualche sera dopo per l'eventuale rivincita.

Ma rimpiango anche quelle placide serate nelle quali, molto più semplicemente, andando a respirare un po' di salubre aria marina, parcheggiavo l'auto vicino al noto bar "Il Porticciolo" (che detto tra noi faceva il miglior gelato della zona e la panna montata migliore della storia) e mi fermavo a chiacchierare amabilmente con il pescatore di turno, magari già in là con gli anni, scambiando opinioni su tecniche e montature specifiche per il luogo e scoprendo sempre qualche nuovo segreto maturato con l'esperienza.

La zona delle palancole (foto da Velanet.it)

Ed ora è veramente molto triste rendersi conto che tutto questo non esiste più.
Si, perché il nuovo porto è stato interdetto alla pesca ed ai pericolosissimi pescatori, ovvero quei personaggi ormai noti alle forze dell'ordine per il loro atteggiamento rissoso, violento, al di sopra della legge e depositario delle più ignobili regole morali. Uomini (e donne) che recano più danni degli hooligans in trasferta. Annoverati come l'undicesima piaga d'Egitto e ritenuti responsabili dello scioglimento della calotta polare e concausa dell'effetto serra.

Comunque, prescindendo dall'interdizione alle zone di ormeggio delle barche e soprattutto dai pontili galleggianti che ha una logica sicuramente condivisibile ai fini della sicurezza delle persone e della tranquillità dei proprietari delle imbarcazioni, la triste realtà ci porta alla constatazione che non sono stati considerati minimamente degli spazi liberi di accesso alle persone che praticano la pesca.

E chi se ne frega?!? Esclamerete voi... Liberissimi. Ma se lo fate sbagliate. E cadete nell'errore di considerare questa problematica come qualcosa di limitato al mondo dei soli pescatori e specifico a questo sport.
In realtà l'argomento andrebbe affrontato da un punto di vista più ampio, non considerando la pesca in se, ma la ben più importante libertà delle persone di usufruire  di uno spazio ricreativo pubblico, cosa fondamentale in un difficile contesto socio-economico come quello che stiamo vivendo ai nostri giorni.

Un cartello che purtroppo si vede sempre più frequentemente (e che non vorremmo più vedere)

Considerare degli appositi spazi a libero accesso permetterebbe a molte persone, anche con disabilità, di godersi il proprio tempo libero e la propria passione, aiutandole a sfogare in modo proficuo le proprie tensioni personali, ritrovando un momento di relax e di tranquillità e contemporaneamente allontanandosi dallo spietato tritacarne della vita quotidiana, magari condividendo questi importanti momenti con i propri affetti (ricordo sempre con molto piacere quelle ore felici passate con mio nonno che mi insegnava l'arte della pesca con il galleggiante).

Oltretutto non sarebbe nemmeno troppo costoso e complicato farlo, visti i volumi e la possibilità di programmazione nella costruzione di un opera portuale come quella in fase di realizzazione. Ed un camminamento aperto a tutti, magari esterno ai ricoveri ed agli ormeggi delle imbarcazioni, congegnato adeguatamente e ben illuminato, potrebbe diventare una piacevole passeggiata per turisti e naturalmente anche una fonte di ritrovi spontanei di pesca, magari anche di raduni con gare organizzate, con ovvio incremento delle potenzialità ricettive delle attività turistiche in loco.

Senza contare che i luoghi frequentati dalle persone civili non diventato centri di ritrovo per malviventi e malintenzionati che invece solitamente abbondano in aree isolate come quelle portuali.
Quindi la mia speranza è che in un prossimo futuro, sia in Cecina che in altre località, si torni a pensare anche al lato umano dell'opera privata e soprattutto pubblica, avendo un altra e giustamente "più alta" considerazione del cittadino e dei propri bisogni, ludici e sportivi.
Un immagine sempre più rara da vedere

Il benessere della popolazione passa anche attraverso la possibilità di poter godere appieno del proprio tempo libero, sia che si parli di pesca o di qualsiasi altra attività. Praticare il proprio hobby o il proprio sport preferito è il modo nel quale si riesce a dare un positivo sfogo alla propria umanità, al senso di convivialità e di condivisione.
La salute di una popolazione dipende indubbiamente dalla condizione economica, ma il denaro non può compensare la mancanza di serenità nella vita di tutti i giorni.

Gente, siate sereni ed andate a pescare!

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In attesa del prossimo post leggi gli ultimi articoli "da pescatori"


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