mercoledì 20 febbraio 2013

L'insostenibile leggerezza del cappotto

Per chi ha un lavoro d'ufficio, il fine settimana rappresenta generalmente il momento di massima libidine alieutica, l'appuntamento agognato nei lunghi giorni di sofferenza trascorsi dietro ad una scrivania e davanti ad un monitor lcd. Ormai avere un lavoro è una benedizione divina, su questo non ci sono dubbi, ma il gusto di godersi la propria passione non può essere annullato da questa consapevolezza.
E così le speranze montano, montano montano... Fino a diventare sogni di catture incredibili, speranze di battaglie epocali vissute al ritmo dello stridere della frizione e dello sciacquio del mostro pinnuto attaccato all'altro capo della lenza. Avventure che farebbero apparire Sampei un misero mestierante della pesca del crognolo.

Poi il momento della pesca arriva. E la realtà supera la fantasia, contorcendosi a tal punto da rendere ogni speranza vana. Ogni intuizione banale bischerata. Ogni lancio inutile fatica. Non lo si può più sfuggire. La realtà diventa cappotto.

Ma i "puri" sanno trarre spunti e vantaggi anche da queste situazioni, incasellando nella propria memoria luoghi, orari e condizioni che hanno portato a ciò, restringendo il campo dei possibili  insuccessi nelle future uscite di pesca.
E soprattutto, dopo la dura settimana lavorativa, sapranno godere di quanto la natura sa donare in alcuni meravigliosi istanti.


E tutti (gli altri...) vissero pescando contenti

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