lunedì 20 giugno 2022

Più spiaggia, meno mare? La Mazzanta di Vada alla ricerca dell'arenile perduto

 Un caldo fine settimana di Giugno. Turisti al mare alla ricerca di un po' di tranquillità e di un po' di refrigerio dopo una dura settimana lavorativa in questo finale di primavera così ardente. Sorpresa! Il mare di fronte alle affollate spiagge della Mazzanta era occupato da una bella chiatta che, a meno di cento metri dalla riva, pompava la sabbia dal fondo del mare per depositarla sulla spiaggia libera con il fine di effettuare il ripascimento dell'arenile scomparso. Risultato? Mare color caffè latte, rumore incessante di mezzo meccanico all'opera e superfice del mare chiazzata da sostanze non ben identificate, con tanto di schiuma biancastra non proprio rassicurante.

Il mezzo all'opera per il ripascimento
Tralasciando il fatto che effettuare dei simili lavori il sabato e la domenica in una località turistica in crisi da anni è come recitare il de profundis per la Mazzanta e le poche attività ricettive del luogo. Tralasciando il fatto che la stagione balneare è ormai partita da oltre due settimane e la tempistica appare corretta come scappare a fare la cacca nell'istante in cui la ragazza vogliosa si è tolta le mutande. Tralasciando il fatto che a tutti coloro che si sono sorbiti un viaggio (per alcuni anche lungo e costoso) per vivere una giornata di mare si è regalata una bella applicazione di fanghi alla Shpalman e tralasciando il fatto che senza un adeguato intervento strutturale questo ripascimento sarà destinato a durare quanto una mutanda pulita dopo aver assunto mezzo litro di lassativo, quello che a noi pescatori interessa davvero è: ma una tale operazione, al disgraziato mare tirrenico e ad i pesci che lo abitano, gioverà?

Il dubbio è lecito, vista la quantità di fanghiglia sedimentata negli anni sul fondo del mare ora riportata alla luce grazie alla fresatura del fondale. Fresatura che logicamente è andata anche a danneggiare direttamente la zona di pompaggio della sabbia e pertanto il fondo marino, gli scogli e tutto quello che ha trovato nella sua zona di funzionamento. Senza contare che tutta la marmettola in sospensione si riposerà sul fondale ricoprendo così tutte le forme di vita presenti in una vasta zona di mare, che siano alghe, molluschi, pesci o altri esseri viventi. 

Quindi il dubbio sull'impatto ambientale di un operazione del genere è lecito. E' vero che il materiale pompato direttamente sul posto, quindi "indigeno", è molto probabilmente la migliore scelta per effettuare dei ripascimenti sensati, evitando così un estemporaneo utilizzo di materiali inerti che nulla hanno a che fare i luoghi da sistemare (ho visto cose che voi umani...). Però le modalità con cui queste operazioni vengono svolte lasciano più di un dubbio. E non solo questa effettuata in questi giorni di fronte l'arenile della Mazzanta su indicazione del Comune di Rosignano M.mo e della Regione Toscana, ma tutte quelle che vengono effettuate lungo le coste italiane.

Da parte mia posso solo sperare che le autorità competenti svolgano costantemente dei controlli sull'operato delle ditte appaltate e sulla sostenibilità ambientale di queste opere. A volte si compiono dei veri e propri scempi anche partendo dall'idea di fare del bene. E poi ne paghiamo pesanti conseguenze, magari superiori al problema che si sta cercando di risolvere.

Occhio in futuro!

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