mercoledì 29 giugno 2016

Report del 2° raduno 2016. Sopravvissuti al caldo!

Perché aprire un report di pesca con una bella figliola sotto l'acqua? Primo perché una bella figliola si giustifica sempre da sola. Secondo perché, durante la pescata a spinning effettuata sabato scorso a Castiglioncello, una bella pioggerella rinfrescante (o anche una più banale e semplice secchiata d'acqua) sarebbe stata proprio quello che ci voleva.
Infatti abbiamo beccato, come temevamo, il pomeriggio più caldo del 2016, almeno fino ad ora. E naturalmente senza un filo di vento...
Ma siamo eroi per questo, no?

Comunque, tornando in argomento report sulla pescata, il 2° raduno dei Toscani a Spinning in questo 2016 era dedicato alla cattura del nostro caro amico black bass, anticipando di qualche giorno l'apertura ufficiale al persico trota per le acque libere. Un modo per ritrovarsi ed al contempo rispolverare esche, attrezzature e tecniche messe da parte a causa di questi due mesi di chiusura.
Naturalmente le condizioni atmosferiche non hanno giocato a nostro favore, ma le catture non sono assolutamente mancate, anche grazie all'esperienza sul campo dei vari partecipanti, una qualità che emerge come sempre nei momenti di grande difficoltà.

Vista panoramica del lago, lato sud

Il luogo del ritrovo è stato un laghetto a pagamento in località Le Spianate a Castiglionello (LI), situato alla fine di una zona residenziale e circondato dal verde, con alberi e prati utili al riposo del povero pescatore (o delle povere famiglie al seguito). L'acqua è abbastanza limpida e la superficie è coperta per 1/4 da un bel tappeto di ninfee, rifugio perfetto per i persici trota di taglia big. Tra l'altro è facilmente raggiungibile, visto che si trova a non più di un km dall'uscita per Castiglioncello dell'Aurelia (intesa come quattro corsie).

Altra vista del lago, lato ovest

Particolare della zona ricoperta dalle ninfee

Con un inizio alle ore 17.00 di fine Giugno ed il sole a baciare tutto lo specchio d'acqua, molti di noi si sarebbero aspettati un complessivo cappotto megagalattico col salto mortale triplo carpiato. Invece, nonostante la temperatura prossima ai 3000 gradi Fahrenheit (che comunque ha mietuto vittime tra i partecipanti) e l'assoluta mancanza di segnali a galla, i nostri eroi hanno iniziato ad insidiare il black bass con gomme spiombate, di dimensioni ridotte, innescate texas e recuperate con lentezza esasperante, una delle migliori tecniche quando i boccaloni sono così apatici, inchiodati sul fondo od al riparo nelle proprie tane a succhiarsi un bel ghiacciolo alla faccia degli spinningofili masochisti.
Infatti già dai primi lanci il metodo si è rivelato quello corretto e le catture sono state numerose, anche se con pezzi di misura ridotta.

Comunque il divertimento non è mancato: un po' per le mangiate subdole dei boccaloni, un po' per le battute goliardiche tra i presenti, un po' per lo scambio di opinioni sulla pesca e sulle metodologie più indicate nelle varie situazioni, il pomeriggio è passato piacevolmente, tanto che si sono fatte le 20 senza accorgersene.
Ma l'orario delle 20 è stato anche fatidico perché ha coinciso con il tramonto del sole (ma solo dietro la collina di Castiglioncello) e lo specchio d'acqua è stato tutto ammantato da una piacevole ombra che per magia ha fatto scatenare l'attività dei pinnuti. Per me è stato il momento di sfoderare l'arma segreta per catturare il black bass: il famigerato "ba'o dritto", del quale si narrano leggende sin dai tempi di Caino e Abele.
Un esca che può assumere molti colori, può essere di svariate marche è può avere alcuni particolari differenti, ma rimane sempre fedele al concetto di esca diritta come un pennarello, senza code storte, gonnellini vibranti, zampette strane o ammennicoli vari.
E rimane invariata anche la sua incredibile "bucatività".
Il bass vittima del ba'o dritto
Al primo tentativo ho percepito subito una mangiata, ma la ferrata non ha prodotto i frutti sperati. Peccato. Dalla prima testata sembrava grossetto. Insistendo con la medesima esca ho avuto alcuni attacchi di piccoli boccaloncini che però non ho nemmeno provato a ferrare (li vedevo chiaramente, grazie alle lenti polarizzate), per non danneggiare le esche innescate, ma soprattutto loro.
Così ho deciso di variare marca di artificiale scegliendo un classico del genere, più corposo, pesante e salato (i bassman più sgamati capiranno subito di cosa sto parlando), contando sulla selettività del verme in questione. Al secondo recupero, in un momento di stop, il trecciato ha iniziato a derivare sulla destra, in modo deciso e inequivocabile. Così ho messo in tensione il filo e poi ho ferrato con decisione. Tah Dah!
Persico trota in canna, qualche testata, un salto fuori dall'acqua e poi dito in bocca. Che bello dopo oltre due mesi di astinenza. Foto di rito e via nel lago.
Alla fine della serata risulterà il più grande del raduno, anche se avevo avuto l'occasione di catturarne uno ancora più corposo ferrato con la medesima esca in mezzo alle ninfee, ma nonostante la mia innata classe in fatto di combattimenti da riva (l'importante è essere convinti, no?) purtroppo non sono riuscito ad avere la meglio, complice anche l'utilizzo di uno sportivissimo amo senza ardiglione.

Alla fine un invito a tutti i lettori: se siete pescatori a spinning toscani (e non solo), con poche conoscenze tra i pescatori con i quali condividere esperienze ed uscite di pesca oppure ce le avete, ma avreste voglia di allargare la cerchia delle opportunità e delle amicizie, alla prossima occasione aggregatevi senza timore.
Un raduno di pesca è un momento piacevole nel quale si può imparare molto divertendosi.
Alla prossima!
I magnifici 5! Eravamo 8, ma il caldo aveva già mietuto vittime 

Nessun commento:

Posta un commento