venerdì 13 maggio 2016

Spinning al CAVEDANO - Il jerk, quando la tecnica viene alimentata dalla fantasia

Dopo il discreto successo raccolto dai post dedicati specificamente alla tecnica di pesca, nei quali ho tracciato delle semplici linee guida per avere successo, o per meglio dire, avvicinarsi ad averlo nelle prime uscite a spinning verso i black bass, i cavedani e gli scorfani (articoli leggibili cliccando sui link), provo a spingermi un po' oltre, affrontando uno step successivo proprio sul nostro carissimo amico ciprinide, in attesa della fine di Giugno e quindi della possibilità di tornare a catturarlo senza disturbarlo nella delicata fase della frega.

Il ciprinide che accende la fantasia dello spinning (e del pescatore)
Farò questo approfondimento tecnico parlando del famigerato jerkbait, un esca che per i profani poco si addice allo spinning dedicato al cavedano, pesce di acqua dolce da sempre associato alla classica pesca con il cucchiaino o col minnow. Effettivamente queste due ultime tipologie di esca garantiscono da innumerevoli anni un ottimo rendimento e quindi affidarcisi non è certo sbagliato, ma sperimentare alcune varianti al classico pensiero ed al conosciuto modo di pescare, in taluni casi permette di ottenere catture rilevanti e spesso di mantenere ben chiuso nel proprio armadio il sempre spiacevole cappotto.

Pertanto, se avete relegato questo particolare artificiale nelle scatole dedicate esclusivamente al persico trota, al luccio, alla spigola o magari al serra, iniziate a pensare di trasferirne qualche esemplare anche nelle vostre plano attrezzate per il ciprinide, magari eliminando qualche altro ammennicolo inutilizzato e buono solo ad occupare posto. Oppure affidatevi al vostro negozio materiale o virtuale di fiducia ed acquistatene qualche esemplare ad hoc.
Se continuerete a leggere, vi spiegherò il mio perché.

Un bel cavedano vittima di un jerkbait
Il jerk sta al minnow come l'ondulante sta al cucchiaino, o almeno questa per me è una proporzione funzionale assolutamente valida se si pensa al modo in cui lavorano gli artificiali in questione. I cucchiaini, così come i classici minnows, funzionano infatti "da soli", nel senso che il semplice recupero lineare di per se fa lavorare correttamente le esche: il cucchiaino ruota ed il minnow scodinzola. E spesso questo basta ed avanza per effettuare catture.

L'ondulante invece va animato, perché il recupero lineare lo fa muovere, è vero, ma in un modo piuttosto "piatto", a volte addirittura senza alcun oscillazione e comunque senza quei particolari movimenti adescanti che inducano il pesce all'attacco. Quindi è un esca che affinché funzioni va fatta lavorare adeguatamente, con frequenti cambi di ritmo, vettate, stop e ripartenze. Insomma tutti quei bei movimenti di polso che non appartengono ai neofiti della pesca o agli spinningofili pigri, ma sono invece caratteristica precipua di quelli ultra fighi, quelli da copertina di rivista patinata e padroni assoluti della tecnica (o almeno è bello illudersi che sia così).

Per il jerkbait vale il medesimo ragionamento. Non offre grandi movimenti sul recupero lineare perché da il meglio di se con un recupero animato, con frequenti cambi di velocità, stop improvvisi e le famose "jerkate", cioè quei decisi colpi di vetta che fanno spanciare vistosamente l'artificiale. In sintesi, si tratta di un esca che diventa iper bucativa (e non scherzo) se la si usa adeguatamente, ma terribilmente deludente se il suo utilizzo viene interpretato in modo errato.
E' un arma affilata che va saputa utilizzare; pena l'infinita successione di uscite a vuoto ed il successivo abbattimento morale, con profonda depressione seguita da raptus incontrollati causanti vendita di canne, mulinelli ed artificiali. Si narra infatti che i mercatini on-line siano pieni di attrezzature messe in svendita a causa dei ripetuti cappotti rimediati usando, senza alcun successo, il temibile jerkbait... Pescatori avvisati, mezzi salvati.
Dopo questa necessaria premessa, gettiamoci a capofitto nell'approfondimento.

Un discreto cavedano non ha resistito ad un jerk lavorato in corrente
Come? Quando? Dove? Pazienza, poco sotto ne parleremo. Non è semplice descrivere la migliore tecnica per catturare il cavedano con il jerkbait anche perché, come tutte le questioni inerenti la pesca, dipenderà dall'ambiente che ci troveremo ad affrontare e dalle condizioni atmosferiche che si presenteranno nel preciso momento dell'uscita, più tutta quell'innumerevole sequela di fattori, anche sconosciuti, che nessuno ha idea di come influiscano sulle fortune o sfortune del pescatore.
L'importante è però prendere coscienza che un artificiale di questo tipo può essere potenzialmente sempre efficacie, basta crederci, averlo a disposizione ed usarlo.

Caratteristiche dell'artificiale

Innanzitutto parliamo delle dimensioni, che non dovranno essere eccessive. Quindi dimenticate i bastoni da 20 cm. dedicati al serra, ma volgete la vostra attenzione su artificiali di lunghezza più "umana" compresa tra i 5 ed i 9 cm., anche se in alcune occasioni ci si potrebbe spingere addirittura oltre.
Sulle colorazioni vale il discorso generale di avere a disposizione almeno una livrea naturale, una vistosa ed una scura, così da avere almeno tre possibilità di scelta a seconda delle condizioni di acqua e di luce.
Pesi e forme andranno scelti a seconda dell'attrezzatura posseduta ed i gusti personali, anche se le sagome dei jerkbait sono tutte piuttosto simili fra loro, salvo i lipless da luccio che però in questo caso proprio non ci interessano. L'unica vera attenzione andrà posta sul movimento, cercando e selezionando quegli artificiali che differiscano nella risposta alla jerkata secondo questa regola: un artificiale che sbanda più facilmente è indicato per affrontare acque relativamente calme; un artificiale che va sollecitato con più decisione sarà invece indicato ad un utilizzo in acqua con corrente più sostenuta. Quindi è bene possederne di entrambe le tipologie per ovvi motivi.
Se poi siete dei simpatizzanti dell'autocostruzione, vi verrà facile modificare la paletta standard per trovare il tipo di movimento voluto (come ha fatto il sottoscritto) sulle esche già in vostro possesso o su quelle che vi verrà voglia di acquistare.

La bocca del cavedano è abbastanza ampia da permettergli un attacco al jerk

Dove, come e quando utilizzarlo

Sempre partendo dal presupposto che la pesca non è una scienza esatta, il jerkbait può essere utilizzato più o meno ovunque ed in ogni stagione dell'anno, affrontando con tranquillità spot in torrente, in fiume ed addirittura in lago (che però in questa occasione tralascerò).
Le zone di calma sono perfette per questa esca, soprattutto quando il pesce non è attivo e non sembra reagire proprio ad alcuno stimolo. In questi casi un jerk che risponde a vettate leggere è perfetto, garantendo un movimento adescante senza il rischio che la vibrazione della lenza o del trecciato sulla vigorosa jerkata possa allarmare tutta la fauna ittica presente in zona. In questi casi è sempre preferibile muoversi con delicatezza e circospezione perché, come ho raccontato nel post sul primo approccio alla tecnica, il cavedano è veramente un pesce bastardo e si allarmerebbe istantaneamente precludendo la cattura al pescatore.

Ma il jerk è un esca che funziona benissimo anche in condizioni di acqua corrente, sia nei fiumi di grande portata che nei torrenti appenninici di dimensioni esime, essendo un esca che asseconda benissimo il flusso d'acqua, puntando col muso controcorrente meglio di una banderuola. Questa sua caratteristica è (per il sottoscritto) una delle principali qualità di questo artificiale quando si tratta di adescare il pesce con recuperi al rallentatore proprio controcorrente.
Inoltre il jerkbait mantiene la sua efficacia in quasi tutte le situazioni di limpidezza dell'acqua, dal classico verdognolo acidulo post nucleare, alla trasparenza cristallina stile acqua minerale in bottiglia, naturalmente variando la scelta del colore in base alla situazione affrontata. Non solo: anche quando la luce del sole inizia ad affievolirsi, nel magico coup de soir, l'artificiale in questione mantiene un elevata efficacia ed anzi, rispetto ai classici cucchiaini, diventa addirittura più incisivo.
Insomma, la si può definire senza ombra di dubbio un arma poliedrica, in grado di garantire allo spinningofilo notevoli possibilità in fatto di utilizzo.

Un "cavedanonno" catturato al coup de soir

Come utilizzarlo

Il bello ed il difficile arriva proprio qui. Come anticipato, il jerkbait è un esca che richiede una certa manualità ed una buona sensibilità, pertanto chi è alle prime armi nello spinning ed è in possesso di un attrezzatura di media qualità, avrà qualche difficoltà in più nell'utilizzo. L'efficacia si basa molto sulla percezione del movimento durante le fasi del recupero e del nuoto all'interno dei vortici di corrente.
Se si ha la fortuna di pescare in acqua limpida indossando delle buone lenti polarizzate, si potrà ovviare alla mancanza di sensibilità con la vista, guardando attentamente l'artificiale ed i suoi movimenti nella fase di pesca. Se l'acqua è torbida o il tramonto sta mortificando gli ultimi raggi solari, per avere un controllo totale dovremo invece affinare al massimo i nostri sensi di pescatore.

Non pensate al cavedano come ad un serra, recuperando il jerk a velocità supersonica sbacchettando la canna come se non ci fosse un domani. Tutto dovrà avere una frequenza più calma e spesso risulterà decisivo proprio lo stop, anche molto prolungato, con l'esca che staziona ferma a filo corrente, vicino ad un masso, sotto ad una fronda o in prossimità di hot spot tipici del ciprinide.
Anche un elegante recupero controcorrente, lanciando a valle e facendo lavorare l'artificiale "a fermo" sfruttando il flusso d'acqua con jerkate ripetute sul posto, è una metodologia di pesca molto proficua ed in alcuni casi, quelli che sfuggono alla comprensione umana, può addirittura garantire catture a ripetizione, naturalmente sempre che si sia avuta l'accortezza di mimetizzarsi per diventare assolutamente invisibili!
Anche con questa esca rimane comunque sempre valido il classicissimo recupero a tagliare il corso d'acqua, lanciando leggermente a monte e facendo una classica pesca alla passata con una variabile frequenza di jerkate fino al completo recupero della lenza.

L'attacco del cavedano sarà deciso e fulmineo, a strappare la canna di mano, ma non dovrà comunque mancare una immediata e decisa ferrata, indispensabile per garantire la penetrazione dell'amo. Occhio anche alle ancorette che dovranno essere sempre molto affilate, perché la velocità dell'attacco non permetterà la minima imprecisione.
Attenzione anche alla dimensione degli ancorotti armati sull'artificiale, con un occhio di riguardo a quello centrale, visto che spesso il cavedano attacca l'esca lateralmente o dal basso. Proprio in considerazione di questo fatto, io consiglio di sostituire l'ancorotto posteriore con un amo singolo che oltre a garantire un rilascio più facile nelle occasioni in cui il pesce ingoia profondo, abbassa notevolmente il rischio di arpionare negli occhi il pesce nelle fasi di combattimento, una casistica piuttosto elevata quando si parla di cavedani.

Date pure libero sfogo alla fantasia, recuperando il jerk in ogni modo possibile, cercando di dare vita al vostro artificiale di plastica anche in modi inconsueti, senza paura di tenerlo fermo anche per qualche secondo, a mezz'acqua o rotolante sul fondo.
Catturare un pesce grazie ad una particolare intuizione nel lavorare l'esca è una della più grandi soddisfazioni che il pescatore possa ottenere. E poi via di selfish!

Selfish con cavedano
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In attesa del prossimo post, leggi anche i nuovi articoli dedicati agli approfondimenti tecnici

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