mercoledì 29 ottobre 2014

Un post, un esca: lo SPINNERBAIT. Ai pesci gli piace strano!

In questo anno sabbatico preso dalla pesca, non per volontà, ma per esigenza, ho abbandonato anche il blog alla mercé del web, senza preoccuparmi di scrivere qualche altra bischerata in questo spazio utile per scambiare idee in libertà sulla pesca. E sono stato colto da un po' di nostalgia...
Così, complice una piacevole discussione intrattenuta alla cena dei Toscani a Spinning della scorsa settimana, mi è venuta voglia di scrivere qualcosa su questa particolare esca che ho sempre ritenuto una delle migliori per il balck bass e che personalmente, da pischello, mi avvicinò per la prima volta allo sterminato mondo delle esche made in USA.
Un esca veramente "aliena"

Nei primissimi anni in cui la scoprì (ormai si parla di parecchi lustri fa) fu veramente "la marcia in più" presente nella mia borsina da spinningofilo, anche se - lo confesso - lo divenne solo dopo averla usata con continuità ed averla capita veramente. L'errore che commisi inizialmente fu quello di utilizzarla come un classico cucchiaino, ne più ne meno, fuorviato dalle pale che condivide proprio con il classicissimo rotante. In realtà, benché di simile concetto, si presta ad una moltitudine di recuperi e situazioni che con il classico cucchiaino non possono essere affrontati.

E proprio in queste diventa veramente devastante.

L'efficacia dello spinnerbait per la pesca al luccio è indubbia, ma in questa sede mi concentrerò su quello che rappresenta per la pesca al black bass, il nostro amico persico trota, alla fine la preda con le pinne per la quale è stato una vera a propria rivelazione (almeno per il sottoscritto).


Alcuni esempi di colori
In commercio ne esistono veramente di tutti i tipi: economici, costosi, piccoli, medi, grandi, a pala singola, a pala doppia, tripla e di varie forme, di vari colori, con il gonnellino in pelo, in gomma, pesanti, leggeri e via discorrendo. Se poi si iniziano a considerare anche i trailer da innescare sull'amo, in considerazione delle varie combinazioni che si possono ottenere mischiando gli uni e gli altri, i modelli possono diventare praticamente infiniti. Le possibilità di scelta quindi non mancano.
Qui starà al furbo pescatore decidere di volta in volta quale scegliere, in base alle situazioni da affrontare e naturalmente ai gusti personali. Io, ad esempio, ho sempre preferito gli spinnerbait da 1/4 oz. (7 g. circa) e da 1/2 oncia (14 g. circa), con pala singola colorado o in tandem con una willow. Ma è solo questione di gusti, sensazioni e di attrezzatura (ed offerte trovate al negozio...).

Però di una cosa il pescatore furbo si deve assicurare: che funzioni bene!
Innanzitutto le pale devono girare perfettamente ed al minimo richiamo di mulinello, possibilmente anche nella fase di caduta verso il fondo. Inoltre lo spinnerbait, mentre recuperato, deve rimanere in posizione verticale (tanto per chiarire, con le pale sopra ed il gonnellino sotto). Se lavorasse sbandato o inclinato è roba buona per la spazzatura! Infine, se lasciato scendere in caduta, deve comunque mantenere l'assetto, calando quasi perpendicolarmente al fondale, anche se con una leggera diagonale in avanti. Ma in tutti i casi, i migliori spinnerbait hanno il gonnellino che vibra! E secondo la mia esperienza è proprio questa caratteristica quella vincente. 

Veniamo alla tecnica. 

Subito sotto ho semplificato lo schema del recupero più semplice possibile, cioè il lancio, la trattenuta in caduta ed un recupero successivo lineare, più o meno veloce. E' una tecnica banale, ma non per questo meno catturante, soprattutto quando si affrontano specchi d'acqua che non offrono riferimenti visivi che aiutino il pescatore all'individuazione di un hot spot. Occhio anche allo spinnerbait in caduta. Non è raro che il black bass attacchi l'artificiale proprio negli attimi successivi all'arrivo in acqua, oppure mentre sta calando lentamente verso il fondo. 
Il recupero classico: lancio, trattenuta e recupero più o meno veloce

Qui sotto ho invece illustrato un recupero un pochino più avanzato. Un classico "dente di sega", cioè recupero,/rilascio, recupero/rilascio ecc. Con lo spinnerbait deve essere però il più scomposto e meno ritmato possibile. Mi raccomando: mantenete sempre la canna ben salda in mano ed inclinata ad un massimo di 45° davanti a voi, per avere sempre una riserva di polso per poter ferrare efficacemente, perché il black bass potrà attaccare il vostro spinnerbait in ogni momento del recupero.
Il recupero a dente di sega
Un altro efficacissimo modo di recuperarlo è quello ad "arare" il fondo. In questo caso sono molto efficaci degli stop prolungati, con esca che si adagia sul fondale, seguiti da uno scatto veloce dell'artificiale. Occhio ad ogni sensazione sulla lenza, che dovrà essere sempre in tensione, anche durante i momenti di stop. Non è una tecnica da deboli di cuore. Spesso si avrà l'illusione dell'attacco (soprattutto le prime volte che si effettuerà) e si ferrerà clamorosamente a vuoto. Ma non è per pescatori deboli di cuore (o più propriamente di portafoglio) anche per il rischio di lasciare il vostro costoso spinnerbait sul fondale. Con questo modo di recuperare, purtroppo, il rischio aumenterà esponenzialmente, ma come contropartita avremo una maggiore possibilità di cattura.
Il recupero a contatto con il fondo. Non è per cuori deboli.

Il top dell'efficacia dello spinnerbait nella pesca al bass lo si raggiunge però quando il fondale non è pianeggiante, ma presenta vari ostacoli e saliscendi. Poche esche infatti permettano di tenere costantemente il contatto con il fondo come lo spinnerbait, senza incagliare ad ogni giro di mulinello. Se si ha un po' di manico e si tiene la lenza sempre in tensione, la perdita dell'artificiale sarà abbastanza rara mentre invece le catture si moltiplicheranno. Anche qui sarà l'esperienza ad aiutarvi nel distinguere la falsa abboccata, dal vero attacco. Così come vi aiuterà nel recuperare con un minimo rischio di incaglio. Anche in questo caso, come per i precedenti, sempre meglio avere la canna a 45° di fronte a se, tanto per avere una buona riserva di ferrata. Con lo spinnerbait non si può essere delicati.
Un recupero a continuo contatto con il fondo può essere micidiale
Questi sono naturalmente solo alcuni esempi degli infiniti possibili recuperi con questa particolare esca, ma credo sia già una buona base di partenza per capire come usare questo fantastico artificiale, folle nella sua forma, quanto intelligente per la sua duttilità applicativa.

Nello scorrere degli anni, almeno per la mia esperienza personale, ha perso parte dell'appeal che aveva verso gli spinner italici, che lo stanno utilizzando meno di un tempo (come il sottoscritto, in tutta sincerità). Ed anche il pesce, che evidentemente ha imparato a conoscerlo, ha una reattività inferiore rispetto a quando lo spinnerbait mi permetteva di fare catture a ripetizione ed era assurto a migliore esca per il black bass.

Però rimane sempre un esca tra le più "bucative" in circolazione e se saputa utilizzare nei modi e nei momenti giusti può fare una vera differenza. Inoltre è difficile da perdere e facile da sfilare dalla bocca del pesce, per un pratico e veloce catch & release, cosa che non è certo da sottovalutare. E fa selezione di taglia...

Un ultimissima raccomandazione: se pescate in acque nelle quali è certa la presenza del luccio, usatelo con un cavetto d'acciaio. Anche se l'esca è grandicella, il rischio che il luccio ingoi tutto tagliandovi il filo è piuttosto alta. Meglio non rischiare l'uccisione certa di un pesce e la perdita di una piacevole cattura. Vi ho avvisati!

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In attesa del prossimo post, leggi anche i nuovi articoli dedicati agli approfondimenti tecnici

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