Eccoci arrivati ad un dilemma che coglie impreparate le menti di molti pescatori a spinning italici e non solo: autocostruire o non autocostruire? Un illuminato Shakespeare, a questa domanda, avrebbe potuto rispondere attraverso Amleto, ma noi poveri pescatori mortali rimaniamo sempre pencolanti nel dubbio, non sapendo come rispondere correttamente a tale fondamentale quesito. E così al bar, in pesca o sui social si accendono estenuanti dibattiti sull'opportunità o meno di intraprendere una carriera da costruttore di esche artificiali nella propria cantina, abbandonando definitivamente gli acquisti compulsivi di aggeggi belli e pronti nel negozio di fiducia, fisico o virtuale che sia.
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Un bel cavedano vittima di un lipless autocostruito |
Spesso il nocciolo della questione ricade sul risparmio. La grande maggioranza dei pescatori ritiene che costruirsi gli artificiali in casa sia una cosa economicamente conveniente. Molti si sono avvicinati al mondo "homemade" pensando di preservare il proprio portafogli. Il pensiero comune infatti è "perché spendere un sacco di euro al negozio quando posso costruirmi un sacco di esche in casa con pochissimi euro?". E così si prende la via della più vicina ferramenta e ci si porta a casa seghe, raspe, carta vetrata, vetrificanti, colle, resine, legno, aggrapanti, stucchi, indurenti, fildiferro, trapani, punte, policarbonato, piombo. Per poi proseguire verso il vicino negozio di belle arti per comprare pennelli, colori acrilici, colori a smalto, diluenti, aeropenne... per poi visitare i negozi virtuali e compare occhietti, ancorette, ami, split ring, adesivi sparaflashosi e tutta un altra serie infinita di oggetti ed oggettini "indispensabili" per creare le nostre creaturine.
Forse avrete già intuito che l'idea del risparmio collegata all'autocostruzione inizia a scricchiolare. Ed in effetti, da vecchio socio del club Black Bass & Co., vorrei definitivamente sfatare un mito: con l'autocostruzione non si risparmia!
E' vero che una produzione di serie vi permetterebbe di abbattere i costi, cioè se voi aveste intenzione di fare 100 artificiali identici in tutto e per tutto, magari solo diversi nelle colorazioni, probabilmente risparmiereste soldini producendoli in proprio. Ma questo è un caso davvero limite. Alla fine nessun pescatore (se non per farne un business, che è un altro discorso) si mette a collezionare artificiali autocostruiti tutti uguali ed in grandi numeri.
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Si possono indovinare esche appetibili a pesci "strani" |
Generalmente il neo autocostruttore si cimenta nella replica delle esche più famose e considerate troppo costose da acquistare, perdendo giorni e notti nel cercare di capire come replicare forma, assetto, peso, nuoto e colore dell'esca tanto agognata. Nel 99,9% dei casi non riuscendoci assolutamente. Ebbene, tutto il tempo dedicato allo studio, alle prove ed alla realizzazione dell'esca in realtà è comunque un costo, anche se non c'è un vero e proprio esborso monetario. Provate a pensare alle ore necessarie a produrre un esca e rapportatele alla vostra paga oraria. Non credo che vi verrà fuori un conto vicino allo zero. Invece spunterà un valore prossimo al prezzo di un esca tra le più costose, se non addirittura superiore.
Ed il solito ragionamento vale per artificiali in legno, in gomma, in plastica o metallo. Se si sommano i costi per l'attrezzatura iniziale, con quelli dei materiali di consumo ed il tempo necessario alla realizzazione di una qualsiasi esca, il bilancio di un autocostruttore è sempre in rosso. E scordatevi di appartenere alla categoria di coloro che vanno a pescare con un semplice tappo di sughero dipinto alla bell'e meglio con un pennarello, che sarebbe l'unico vero modo di risparmiare i soldi. Perché nessuno lo fa.
Lo ribadisco: non avvicinatevi all'autocostruzione con l'idea del risparmio. Ora poi, che viviamo l'era di internet, con la possibilità di acquistare migliaia di artificiali dalla Cina a prezzi spesso ridicoli, la forbice tra costo di acquisto di un esca (anche di marca) e costo dell'autocostruzione si è ancora più allargata (a sfavore dell'autocostruzione, naturalmente).
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Un luccetto vittima di uno shallow crank home made |
Allora perché in molti si dedicano all'autocostruzione e continuano a sfornare artificiali?
Sicuramente una buona componente di attrattività è quella del passatempo, perché è indubbiamente meglio trascorrere un po' di ore creando esche per pescare che guardare inebetiti le numerose trasmissioni televisive che parlano del nulla. Inoltre è senza dubbio un modo divertente di dare sfogo alla propria manualità e creatività, sempre più messe in disparte in questo mondo moderno.
Ma la vera, profonda motivazione è un altra: produrre le esche in proprio serve a creare quel particolare artificiale che manca sul mercato. Per dirlo in altri termini, un vero costruttore progetta la sua esca basandosi sulla necessità di risolvere un determinato problema in pesca.
Un esempio banale: non esiste un crank da 7 cm. con una colorazione pesce rosso? Perfetto. Il buon costruttore si mette a testa bassa e realizza un crankbait di sette centimetri colorandolo di oro ed arancio. Oppure, non si trovano jerk da 9 centimetri con tre ancorette? Ottimo. Il buon costruttore si mette a testa bassa e si costruisce un jerkbait lungo nove centimetri con un armatura studiata per ospitare tre ancorette. O ancora, non esiste un insetto che mi permetta di flippare e pitchiare sotto i cespugli nel sottosponda? Ottimo, il buon costruttore trova il modo di crearsi questi mostriciattoli (se vi interessa il come
vi rimando al post dedicato proprio agli insetti in foto).
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Esistono insetti da flipping? No? Nessun problema, ce li facciamo |
L'arma in più di un autocostruttore è proprio questa: avere la possibilità di creare un esca specifica per uno specifico problema. Le esche presenti sul mercato assolvono funzioni generiche dettate dalla media delle esigenze del portafoglio clienti mondiale e quindi potrebbero non esaudire quel preciso desiderio o quella precisa necessità del singolo spinningofilo. Non so a voi, ma a me capitava spesso di arrivare in pesca e poi ritrovarmi a dire "mannaggia, se avessi avuto un esca che lavorava così avrei sicuramente svoltato".
Questo è il punto: l'autocostruzione ti permette di svoltare. E questo è possibile farlo solo grazie alla progettazione e realizzazione in proprio di artificiali in legno, in plastica, in gomma e metallo.
Ecco perché io negli anni ho continuato a costruirmi alcune tipologie di artificiali (anche se purtroppo negli ultimi tempi ho rallentato moltissimo). Personalmente ho sempre cercato di realizzare quella particolare esca con quel particolare nuoto e quel particolare colore, perché secondo me avrebbe avuto maggior efficacia di un esca simile acquistata al negozio. E spesso è stato davvero così, soprattutto quando la mia esperienza nell'autocostruzione è migliorata.
Tra l'altro la cattura di un pesce, magari bello pasciuto, che avviene attraverso l'utilizzo di un artificiale autocostruito, da il doppio della soddisfazione al pescatore.
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Una batteria di autocostruiti dedicata a cavedani e trote |
In sintesi, se mi chiedessero: "autocostruire gli artificiali conviene economicamente?" risponderei assolutamente NO. Se invece la domanda fosse formulata in modo differente, tipo "conviene ad un pescatore autocostruire gli artificiali'?", allora risponderei senza alcuna esitazione SI: conviene per avere un utile passatempo, conviene per dare sfogo al proprio estro, ma soprattutto conviene per avere l'opportunità di diventare più efficaci in pesca, presentando ai pesci esche studiate appositamente per risolvere quella specifica situazione. In questo senso l'autocostruzione di artificiali diventa una vera e propria risorsa per avere successo nella pesca a spinning.
Autocostruite gente. Autocostruite.
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Per un nuovo articolo, ci rileggiamo mercoledì prossimo!
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