Cari lettori, con l'approssimarsi dell'estate e quindi delle attesissime ferie, eccomi a scrivere di un argomento che rimane a cuore ad ogni pescatore: come aumentare le proprie chances di catturare un pesce. Non parlerò di tecniche segrete conosciute a pochi adepti, ne snocciolerò complicate teorie astronomiche su congiunzioni astrali favorevoli, ma piuttosto indicherò alcuni semplici, anzi direi banali, ma fondamentali accorgimenti comportamentali che vi permetteranno di avere maggiori probabilità di portare a casa una cattura (portare a casa inteso come risultato, non come pesce annoccato, naturalmente).
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| Catturare rende felici |
Il bello è che sono strategie veramente alla portata di tutti gli spinningofili, neofiti o scafati che siano, salvo le eccezioni dovute alle normali difficoltà che si possono incontrare nel gestire il proprio tempo libero, quello cioè dedicato specificamente alle sessioni di pesca, nonché alla possibilità di muoversi in libertà a piedi o con mezzi propri. Capirete il perché di queste precisazioni se avrete la curiosità di proseguire nella lettura di questo articolo.
Come chiunque ormai saprà, la pesca è un arte, ed è fatta di pazienza, strategia, intuizione e culo, tanto culo. Ma è fatta anche di tempo e di spazio. E noi agendo proprio su queste due componenti, che sono di per se indipendenti da attrezzature, tecniche ed esche particolari, cercheremo di far aumentare a nostro favore le percentuali della probabilità di effettuare delle catture.
Allungare la sessione di pesca
La prima, più semplice ed intuitiva strategia per aumentare le nostre chances di catturare un pesce è allungare la permanenza in pesca. E' banale, ma se siamo abituati a fugaci pescate in stile aperispinning, come da anni il sottoscritto effettua, quindi con sessioni di pesca nell'ordine dell'ora o poco più, l'incontro col pesce sarà sicuramente più difficile da effettuare. Troppe sono le condizioni che dovranno avverarsi in uno spazio temporale così ristretto affinché si possa avere successo.
Se da un ora di pesca si passasse a due, ad esempio, le nostre possibilità di ferrare un pesce banalmente raddoppierebbero perché staremmo in pesca il doppio del tempo. Okay, il raddoppio non è strettamente matematico nel risultato, ma è palese che più tempo dedicheremo al pesce e più le possibilità di incontrarlo aumenteranno. Inoltre, con lo scorrere delle ore, anche le condizioni di pesca muteranno, offrendoci più chances di incontrare l'attività predatoria della specie ittica che a noi interessa.
Quindi una prima strategia valida ad aumentare le possibilità di catturare un pesce è quella di cercare di pescare più a lungo rispetto al nostro solito.
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| Arriva il tramonto e taaac, cavedanonno |
Stare più tempo in pesca (ovvero ottimizzare i tempi)
Anche in questo caso parliamo di tempo e ne parliamo in senso strettamente correlato alla nostra tecnica di pesca: più terremo le nostre esche in acqua a nuotare e più chances avremo che il pesce attacchi i nostri artificiali. Anche questo è un ragionamento lapalissiano, ma che non sempre viene effettuato da chi pesca a spinning. Un po' per i tempi lunghi che ci occorrono per decidere se-come-quando cambiare un esca, un po' per i tempi biblici che ci occorrono per rifare un nodo, un po' per come effettuiamo i lanci o recuperiamo l'artificiale in acqua, un po' per varie altre questioni sparse (chiacchiericcio, chat telefoniche, passo lento ecc.), sacrifichiamo molto tempo utile in favore di inutili cazzeggiamenti.
Sforziamoci di effettuare recuperi fulminei nei momenti in cui l'esca transita in zone in cui è palese l'assenza del pesce per far si che torni il prima possibile in una zona buona.
Per chiarire: lancio a dieci metri su un erbaio, attendo un attacco, l'attacco non avviene, vedo che l'acqua è limpidissima, bassissima e non c'è anima viva, non posso recuperare al rallentatore perdendo secondi preziosi. Devo invece effettuare un recupero fulmineo per effettuare subito un altro lancio in una diversa strike zone.
Se si riduce il nostro tempo effettivo in pesca - inteso come somma dei momenti in cui l'artificiale è effettivamente in grado di catturare un pesce - si riduce conseguentemente il tempo in cui la nostra esca ha probabilità di transitare nella strike zone ad attrarre effettivamente un predatore.
Credo che rimarreste stupiti di quanto tempo i vostri artificiali stanno fuori dall'acqua invece che dentro se vi cronometraste durante una sessione di pesca.
Seconda strategia: stare più in pesca possibile ottimizzando i tempi.
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| Più lanci fai, più serra prendi |
Battere tantissima acqua
In questo caso spazio e tempo si sposano, nel senso che dovremo essere capaci, soprattutto tecnicamente, di battere più metri cubi d'acqua possibile durante la nostra pescata. Fare solo lanci corti o sondare solo la superficie non aiuta a trovare un pesce disponibile ad attaccare i nostri costosi artifizi. Sarebbe come se, in un ipotetica battaglia navale giocata con il nostro antagonista pinnato, sparassimo i nostri colpi sempre lungo un lato del quadrato. Per vincere ci vogliono anche colpi sparati nel centro. Considerando che poi si deve ragionare in modo tridimensionale ed i quadrati si trasformano in cubi, ostinarsi tatticamente a pescare corto e superficiale limita moltissimo le chances del pescatore. A volte è necessario lanciare lunghissimo e tenere le nostre esche sul fondo.
La terza strategia è quindi quella di scandagliare più acqua possibile durante una sessione di pesca.
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| Mare stupendo, tramonto stupendo, ma se il pesce non c'è... |
Variare frequentemente spot e pattern
Si può essere nel posto più bello e potenzialmente ricco di pesce del pianeta, ma se il predatore del luogo in quel momento non è attivo o addirittura è migrato, tutto può risultare inutile. Salvo appunto cambiare pattern nel medesimo spot o addirittura proprio lo spot. E questo vale sia quando si sta pescando a piedi, che in belly od in barca.
Dovremmo muoverci addirittura utilizzando l'auto per trasferirsi in altri lidi se occorresse. L'ostinazione non è mai alleata del pescatore, perlomeno di colui che vuole catturare un pesce a tutti i costi. Scegliersi lo scoglio più bello del porto o la buchetta più fonda del torrentello per lanciarci ore ed ore ha poco senso. Dopo aver scandagliato accuratamente tutta la colonna d'acqua senza successo è meglio prendere armi e bagagli e cambiare aria, che siano pochi metri o vari chilometri.
Più di una volta mi è accaduto che spostandomi qualche centinaio di metri lungo l'alveo di un fiume, cambiando la sponda di un lago o dirigendomi ad un altro porticciolo a qualche chilometro di distanza, una giornata di pesca terribile, dolce o salata che fosse, si sia trasformata in epica.
Pertanto la quarta strategia è quella di non fossilizzarsi in un luogo o in una situazione, ma spostarsi continuamente alla ricerca dello spot proficuo.
Queste quattro semplici strategie, unite insieme e messe in pratica, aiuteranno il volenteroso pescatore che vive le mancate catture come terribili incubi notturni a raggiungere finalmente l'obiettivo di effettuare lo strike desiderato, quando magari da un po' di tempo manca. Spesso ci si concentra su l'uso di esche particolari o su variazioni cromatiche delle esche o su recuperi astrusi per togliersi il famigerato cappotto di dosso, ma a volte basterebbe invece concentrarsi sulle nostre modalità di approccio alla battuta di pesca.
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| Cambio di pattern al laghetto e baffuto incannato |
Ragionate sulle vostre ultime uscite e provate ad analizzarle in modo critico. Anche solo per chiarire i concetti e dare un suggerimento sul come metterli in pratica: quante volte siete stati a pesca e per quanto tempo? Gli orari erano identici? Siete davvero efficienti nei tempi di pesca? Fate recuperi degli artificiali tali da scandagliare più acqua possibile? In quanti punti diversi avete lanciato durante la vostra sessione?
Valutato il vostro normale comportamento, andrete poi ad agire su ciò che potete effettivamente migliorare. Quindi: privilegiate poche sessioni lunghe rispetto a tante sessioni brevi (soprattutto se le pescate brevi sono effettuate nei medesimi orari); ottimizzate i tempi in pesca imparando, ad esempio, a fare nodi rapidi, a spostarvi velocemente, a lasciare inutilizzato il cellulare, a lanciare lontano e fare recuperi anche piuttosto lenti in modo da tenere l'esca il più possibile nella strike zone, ma siate rapidissimi nel recuperarla se lo spot è "morto"; approvvigionatevi di artificiali che vi permettano lunghi lanci e recuperi profondi per scandagliare tutta la colonna d'acqua; battete uno spot per un tempo ragionevole e poi cambiate pattern (da acqua bassa a profonda, da erbai a strutture, da canneti a sassaie, da porto a scogliera, da foce ad arenile ecc.) e siate disposti anche a riprendere il mezzo per cambiare proprio luogo di pesca.
A parità di bravura ed attrezzatura, cioè a parità di pescatore, agire su tempo e spazio aiuterà in modo sensibile lo spinningofilo a far svoltare in positivo le proprie uscite di pesca. Perciò, quando è da un po' che non si ottengono i risultati sperati, prima di correre in negozio ad acquistare nuove canne, nuove esche o provare tecniche sconosciute, agite per prima cosa sul vostro modo di pescare.
Meditate pescatori, meditate!
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