Un caldo fine settimana di Giugno. Turisti al mare alla ricerca di un po' di tranquillità e di un po' di refrigerio dopo una dura settimana lavorativa in questo finale di primavera così ardente. Sorpresa! Il mare di fronte alle affollate spiagge della Mazzanta era occupato da una bella chiatta che, a meno di cento metri dalla riva, pompava la sabbia dal fondo del mare per depositarla sulla spiaggia libera con il fine di effettuare il ripascimento dell'arenile scomparso. Risultato? Mare color caffè latte, rumore incessante di mezzo meccanico all'opera e superfice del mare chiazzata da sostanze non ben identificate, con tanto di schiuma biancastra non proprio rassicurante.
Il mezzo all'opera per il ripascimento |
Il dubbio è lecito, vista la quantità di fanghiglia sedimentata negli anni sul fondo del mare ora riportata alla luce grazie alla fresatura del fondale. Fresatura che logicamente è andata anche a danneggiare direttamente la zona di pompaggio della sabbia e pertanto il fondo marino, gli scogli e tutto quello che ha trovato nella sua zona di funzionamento. Senza contare che tutta la marmettola in sospensione si riposerà sul fondale ricoprendo così tutte le forme di vita presenti in una vasta zona di mare, che siano alghe, molluschi, pesci o altri esseri viventi.
Quindi il dubbio sull'impatto ambientale di un operazione del genere è lecito. E' vero che il materiale pompato direttamente sul posto, quindi "indigeno", è molto probabilmente la migliore scelta per effettuare dei ripascimenti sensati, evitando così un estemporaneo utilizzo di materiali inerti che nulla hanno a che fare i luoghi da sistemare (ho visto cose che voi umani...). Però le modalità con cui queste operazioni vengono svolte lasciano più di un dubbio. E non solo questa effettuata in questi giorni di fronte l'arenile della Mazzanta su indicazione del Comune di Rosignano M.mo e della Regione Toscana, ma tutte quelle che vengono effettuate lungo le coste italiane.
Da parte mia posso solo sperare che le autorità competenti svolgano costantemente dei controlli sull'operato delle ditte appaltate e sulla sostenibilità ambientale di queste opere. A volte si compiono dei veri e propri scempi anche partendo dall'idea di fare del bene. E poi ne paghiamo pesanti conseguenze, magari superiori al problema che si sta cercando di risolvere.
Occhio in futuro!
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