Cari lettori, care lettrici, eccoci ad affrontare una delle domande più complicate alle quali rispondere nella pesca a spinning: quanti lanci devo fare prima di abbandonare uno spot? Ovvero, detto in altro modo, quando posso essere sicuro di aver fatto passare l'esca di fronte agli occhi del pesce abbastanza volte da farlo abboccare, prima di arrendermi all'evidenza che il pesce in quel posto proprio non c'è?
Ebbene, come potrete facilmente immaginare, nella pesca non esistono teoremi certi e dimostrabili, ne si può affermare con assoluta certezza di aver fatto tutto il possibile affinché un pesce attacchi il nostro artificiale. Oltretutto, salvo lo si veda chiaramente, non è nemmeno possibile sapere con certezza se un pesce è presente al nostro cospetto o se stiamo semplicemente bagnando i nostri artificiali nel nulla cosmico.
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Con un mare intero a disposizione, quanto dovremo lanciare? |
Pertanto cercherò di dare alcuni consigli per aiutarvi a decidere quanto insistere in un posto e come farlo, fornendovi degli spunti su cui riflettere di volta in volta, a seconda dello spot, delle condizioni dell'acqua, dell'artificiale usato e naturalmente del nostro amico pinnato.
Per poter catturare, penso sia lapalissiano, il primo
indispensabile requisito per il successo è far si che le capacità sensoriali del pesce intercettino la nostra esca, coscienti del fatto che se il pesce non riuscirà a vedere o perlomeno percepire il nostro artificiale, non riusciremo a farlo abboccare in nessun modo. Pensando al passato ed ai miei anni di spinning, mi sono reso conto che ho sensibilmente aumentato il numero di catture da quando ho cominciato seriamente ad analizzare questo concetto.
Mi preme fare una precisazione: questo articoletto è più calzante per quegli spot dall'aspetto "indecifrabile", nel senso di luoghi dalla conformazione molto simile per decine di metri ed affrontati coi piedi asciutti, come possono essere ad esempio le spiagge, i moli, le rive dei canali, dei fiumi ecc.. e per quelle situazioni in cui il pesce non si palesa agli occhi del pescatore. Ma comunque i concetti base possono essere estesi a tantissime situazioni in pesca.
Fatto il necessario preambolo, partiamo con l'argomento.
Anatomia di uno spot
Avere conoscenza dello spot in cui si lancia significa aver svolto il 95% del lavoro. La prima imprescindibile caratteristica da conoscere è la profondità di una postazione, un aspetto fondamentale per orientarsi nella scelta del numero di lanci da effettuare, visto che più profonda sarà l'acqua di fronte a noi e più recuperi a varie altezze dovremo fare per cercare di coprire più metri cubi possibile. In seconda battuta andrà considerata la corrente ed i flussi che ci troveremo ad affrontare, utili a capire se può essere un posto di transito del pesce oppure no. Infine dovremo valutare il colore e la trasparenza dell'acqua. E fatto questo? Forti di queste informazioni e di quelle che affronteremo fra poco, potremo decidere quanto converrà insistere in un posto e valutare come farlo (insieme appunto a quanto dirò nelle prossime righe), con l'obiettivo di far effettivamente percepire l'esca all'eventuale predatore in agguato.
Tanto per fare dei semplici ed intuitivi esempi e chiarire il concetto: se affronterò uno spot con bassissimo fondale basterà fare un ventaglio di lanci in superficie (quindi pochi lanci); se affronterò invece uno spot con uno scalino molto accentuato, dovrò effettuare lanci che scandaglino vari strati d'acqua, fino anche a spingermi radente il fondo, cosa che potrebbe voler dire raggiungere con il nostro artificiale molti metri di profondità (quindi molti lanci).
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Mare calmo, foce di un fiume, non resta che capire la profondità |
Ricapitolando: con poco fondale potremo dedicarci a recuperi di superficie (quindi meno lanci), mentre con una batimetrica importante dovremo utilizzare artificiali che ci permettano di scandagliare tutta la colonna d'acqua di fronte a noi (quindi più lanci).
Lo stato dell'acqua
Come anticipato, che si parli di acqua dolce, salata o salmastra, analizzare l'acqua di fronte a noi servirà per darci un indirizzo di massima sull'esca da selezionare. Visivamente dovremo valutare la trasparenza e l'eventuale forza della corrente in cui il nostro artificiale dovrà nuotare.
L'acqua limpida permetterà alla nostra esca di essere vista da più lontano (quindi meno lanci), mentre l'acqua torbida limiterà moltissimo la possibilità che un pesce intercetti con gli occhi il nuoto del nostro artificiale (quindi più lanci). Un ragionamento simile andrà fatto anche per la situazione di luce che si sta affrontando: diverso sarà pescare con sole pieno allo zenit in un cielo azzurro rispetto ad un cielo molto nuvoloso o addirittura trovarsi ad affrontare una battuta di pesca in notturna.
Solito discorso per il movimento dell'acqua: la placida quiete di un laghetto sarà differente dalla fragorosa scaduta del mare dopo la burrasca oppure dalla forza della corrente di un fiume dopo la piena. Il rumore di fondo interferirà con la possibilità di un pesce di sentire le vibrazioni emesse dal nostro piccolo (o grande) artificiale.
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L'acqua limpida renderà visibile la nostra esca da molti metri di distanza |
Quindi, riassumendo i concetti: acqua limpida e calma con pieno sole favorirà al massimo la percezione del pesce (quindi meno lanci). Mentre il buio, acqua torba ed in movimento ridurranno al minimo le capacita del pinnato di percepire il nostro artificiale che nuota (quindi più lanci). Naturalmente con tutte le possibili combinazioni e sfumature in mezzo a queste situazioni.
Il pesce antagonista
Analizzato lo spot e verificato lo stato dell'acqua non va dimenticato l'aspetto più importante, cioè conoscere il pesce che stiamo cercando di catturare, dal quale dipenderà la scelta finale dell'artificiale e del numero di lanci necessari a stimolarlo. E' un predatore di superficie? E' un predatore di fondo? E' un predatore da agguato improvviso o invece è di quelli che abitualmente girella senza meta precisa ed attacca quando gli gira storta?
Conoscere i comportamenti abituali del nostro antagonista sarà fondamentale per decidere quanto insistere in un determinato spot. Banalmente, se sto cercando un pesce tipico di fondale e di fronte a me ho solo acqua bassa dieci centimetri, posso tranquillamente fare zero lanci e passare oltre senza perdere tempo.
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Il cavedano è un pesce davvero imprevedibile |
Parimenti, se sto cercando di catturare un pesce in palese mangianza superficiale sarà inutile sfoderare artificiali che vanno ad arare il fondo.
Ancora, tanto per chiarificare maggiormente la questione: un predatore di tana o in frenesia alimentare sarà portato ad attaccare appena l'esca transiterà di fronte il suo muso (quindi meno lanci); un pelagico o un predatore di movimento potrebbe transitare dopo vari minuti che abbiamo preso postazione nello spot (quindi più lanci).
La peculiarità dell'esca
Unitamente alle considerazioni sopra, il numero minimo di lanci da effettuare in uno spot dipenderà anche dalle caratteristiche specifiche dall'esca selezionata, puntando sulle caratteristiche di visibilità (il colore) o di percettibilità (rumore e vibrazioni). Infatti solo selezionando quelle giuste potremo influire sulla possibilità di far entrare il nostro artificiale nel campo sensoriale del pesce.
Dovremo quindi avere ben chiara la tipologia di artificiali a nostra disposizione nella magica cassetta, conoscendone perfettamente le caratteristiche. La più immediata è il colore, ma poi dovremo sapere se un esca è silente o al contrario rumorosa, se emette poche vibrazioni o smuove molta acqua, se è galleggiante od affondante, se è veloce o lenta ecc.
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Ogni situazione richiede la giusta esca |
Tanto per fare qualche semplice esempio: in acqua limpida e calma sarà già molto visibile e percepibile un esca silent in colori naturali; in acqua torba meglio puntare su un colore che faccia contrasto il più possibile con il colore di fondo; in acqua mossa i rattle potrebbero venirci in soccorso, così come in acque limacciose; un colore fluo potrebbe aiutarci in giornate nebbiose e nuvolose; e via così per ogni condizione climatica, orografica ed idrica.
Anche sulle esche valgono quindi le considerazioni sul "più lanci" o "meno lanci" necessari affinché siano percepite dal pesce, con una nostra valutazione che dipenderà proprio dalle caratteristiche intrinseche rapportate all'occasione in cui si stanno utilizzando.
Decidere il numero di lanci
Eccoci al cuore del problema. Quanti lanci devo fare quindi prima di cambiare spot?
Quanto detto fino adesso dovrebbe già avervi messo sulla buona strada per valutare la situazione nel luogo in cui si sta pescando, sempre con ben chiara nella testa l'idea che il pesce, per abboccare, dovrà innanzitutto percepire la nostra esca. Ed affinché ciò accada, dovremo riunire i dati a nostra disposizione, valutarne le implicazioni e decidere in modo razionale la condotta in pesca, adattandola di volta in volta.
Per fornire un punto di partenza dell'analisi mi sembra opportuno fare un esempio. Prendiamo uno spot come quello della foto sotto e facciamo un analisi pratica:
Profondità 1 metro circa
Sole e cielo azzurro
Acqua limpida
Acqua ferma
Pesce ricercato, persico trota
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Sole pieno, cielo azzurro, acqua calma... Il pesce percepirà l'esca da lontano. |
Con un metro di fondale, l'acqua limpida ed assolutamente calma, un bel sole con il cielo sgombro da nuvole, si potrà ragionevolmente ritenere che un pesce riesca ad intercettare la nostra esca da vari metri di distanza, indipendentemente dal colore e dalla profondità a cui faremo lavorare il nostro artificiale. Considerando inoltre che il black bass è un pesce di indole reattiva, sarà molto probabile una sua risposta al primo recupero. Quindi?
E quindi con pochi lanci a ventaglio, anche ad una singola profondità, saremo sicuri (per quanto si possa esserlo nella pesca) di aver scandagliato tutto il perimetro utile ad intercettare un pesce in caccia. Inutile insistere nello spot mezz'ora se non si è visto o sentito muovere nulla.
Facciamo un altro esempio:
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Acqua limpida, forte corrente, la scelta si complica |
Profondità 2 metri circa nel punto più fondo
Sole e cielo azzurro
Acqua limpida
Forte corrente
Pesce ricercato, trota fario
In questo caso, se il pesce non sta bollando in superficie e non si scorgono sagome nell'immediato sotto riva, dovremo necessariamente scandagliare la corrente, concentrandosi sul fondale e sugli anfratti creati dai massi. Quindi, con visibilità buona, dovremo selezionare un esca che abbia come caratteristica principale l'affondamento e la tenuta della corrente. Fatto questo, considerando che la trota è vorace, ma anche molto paurosa, effettuati quel numero di lanci necessari a perlustrare la zona, se non avremo ottenuto risultati potremo passare allo spot successivo senza stare mezz'ora a lanciare nella speranza che un salmonide abbocchi per pura pietà.
Ma facciamo un altro esempio ancora.
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Una foce a canale, uno spot tra i più difficili da leggere |
Prendiamo la foto sopra di una foce di un fiume fatta a canale. Analizzando l'immagine si intuisce che il cielo è leggermente velato, così come è velata l'acqua e saremo in presenza dei flussi di corrente in entrata ed in uscita, con una profondità di circa due metri e mezzo (questo ve lo dico io, fidatevi). Quanti lanci devo fare prima di cambiare punto di lancio? Forse mille? Forse uno?
Ebbene, in questo caso sarà importante partire dalla considerazione del pesce che stiamo cercando. Se fosse il pesce serra, probabilmente potremmo rimanere a lanciare nel medesimo punto anche tutta la battuta di pesca, nella speranza che sia lui a trovarci nel suo girovagare all'inseguimento di minutaglia, nuotando tra il dentro ed il fuori la foce del fiume.
Se invece fosse la spigola, fatti i soliti lanci a raggiera senza successo, si potrebbe tranquillamente cambiare postazione percorrendo una distanza poco inferiore alla gittata del nostro lancio parallelo alla riva (tornerò su questo accorgimento fra poco).
Quanto detto fino ad ora credo abbia già reso più chiaro il perché, per decidere quanti lanci da fare in un determinato spot, sia necessario ragionare sulle caratteristiche del luogo, del tempo, dell'acqua, degli artificiali usati e dei comportamenti del pesce.
Approfondimenti
Mi premeva chiarire quello che intendo per ventaglio di lanci: ponendo di trovarci in piedi su una riva con l'acqua di fronte a noi, avremo a nostra disposizione 180° gradi di lanci possibili ovvero l'esatta metà di una circonferenza. Nel caso si odiasse la geometria, possiamo effettuare le medesime considerazioni prendendo ad esempio il quadrante di un orologio a lancette: trovandosi di fronte all'acqua, avremo a disposizione lanci utili dalle ore 9 alle ore 3 (con le ore 12 che indicano il lancio dritto di fronte a noi).
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Con un orologio viene tutto più facile, considerando lanci dalle IX alle III |
Se si volesse battere uno spot in modo capillare potremmo dire che occorrerebbero 31 lanci, cioè un lancio per ogni minuto che vediamo sul quadrante. Esplichiamo il concetto rivolgendoci proprio ai minuti: partendo dai 45 minuti (cioè il IX a sinistra) potremmo lanciare ai 46, poi 47, poi 48 e così via fino ad arrivare ai 15 (il III alla destra ). Appunto i nostri 31 lanci.
Ma trentuno lanci potrebbero anche essere troppi. Tra lanciare alle 12 e lanciare alle 12.01 o alle 11.59, la differenza è davvero minima. Sarebbero tre lanci con pochi centimetri di distanza tra l'uno e l'altro. E poi dovendo ragionare in tre dimensioni, fare trentuno lanci in superficie per poi passare a 31 lanci a dieci centimetri di profondità, per poi passare a 31 lanci a venti centimetri di profondità, per poi passare a trenta centimetri di profondità e così via... Insomma, rischieremmo di passare una settimana in un singolo punto perché se si replicassero 31 lanci ogni dieci centimetri di profondità aggiuntiva, significherebbe fare 31.000 lanci per coprire dieci metri complessivi di profondità. Una follia! Quindi?
Quindi occorre valutare quello che ho detto sopra. Più le condizioni saranno favorevoli per far percepire l'esca da lontano (acqua limpida, acqua calma, sole forte), meno lanci occorreranno; viceversa, più le condizioni saranno sfavorevoli (acqua limacciosa, forte corrente, luce scarsa) più lanci dovremmo fare; parimenti meno l'acqua sarà profonda, meno lanci occorreranno e viceversa, più l'acqua sarà profonda e più lanci occorreranno.
Sul numero di lanci influiranno poi, a nostro favore, le caratteristiche dell'esca: esche silenti saranno adatte alle condizioni favorevoli, mentre esche rumorose o vibranti ci aiuteranno a far percepire meglio l'artificiale nelle condizioni sfavorevoli. Inoltre il comportamento del pesce ricercato ci dovrà indirizzare sulla decisione finale: pesci pelagici o con l'indole girovaga richiederanno più lanci per essere trovati, mentre i pesci di tana, di agguato o territoriali risponderanno più facilmente ai primi tentativi, riducendo il numero di lanci necessari alla loro stimolazione.
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Imbrunire, mare ventoso e limaccioso, giusto usare un esca con colori vivaci |
Conclusioni
Prima di concludere il post, torno sull'accorgimento di effettuare un trasferimento di una distanza pari a poco meno della gittata di lancio. Mi spiego: ponendo di lanciare lungo riva a 30 metri da noi, dopo aver fatto il nostro ventaglio di lanci in una postazione, vale la pena spostarsi di circa 25 metri in direzione dell'ultimo lancio fatto ed effettuare un altro ventaglio di lanci; poi altri 25 metri ed un altro ventaglio di lanci e così via.
Il perché credo sia intuibile, ma comunque cerco di chiarirlo: se il nostro obiettivo è battere più acqua possibile, sarà inutile ribattere con più lanci nel medesimo posto. Quindi se si lanciasse lungo riva 30 metri e ci spostassimo più avanti solo di 5, faremmo transitare la nostra esca su 25 metri già battuti precedentemente. Chiaro?
"Ed allora perché non spostarsi di un intervallo pari ai 30 metri?" chiederà lo studente più attento. Perché se un pesce si trovasse in agguato al trentunesimo metro rischieremmo di arrivargli coi piedi sopra la testa spaventandolo. Invece lanciando 6 metri prima lo potremmo comunque cogliere di sorpresa. Inoltre il ventaglio di lanci di fronte a noi si farebbe troppo rado, cosa che rischierebbe di farci lasciare troppi metri cubi d'acqua inesplorati, con il rischio di perdere potenziali strike.
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Acqua torba e correntone, la vibrazione del cucchiaino è alleata del pescatore |
Spero che quanto scritto fino ad ora vi sia servito a chiarire un po' le idee sulla necessità di ragionare sul numero di lanci da effettuare in uno spot senza lasciare al caso, alla pigrizia o all'incaponimento la scelta di quanto rimanere ad insistere in un singolo punto. Lo spinning è movimento ed il pescatore che pratica questa tecnica non deve mai dimenticare il fatto che questa richiede una ricerca attiva del pesce.
Stare fermi in un posto, ad esempio, può avere senso se stiamo cercando pesci serra all'imboccatura di un porto, non se stiamo cercando black bass con la rana. Ad ogni predatore, ad ogni spot, ad ogni condizione deve corrispondere una precisa operatività tattica del pescatore.
Come detto più volte, la pesca non può essere decifrata con equazioni e formule matematiche, quindi non esiste un vero e proprio calcolo del numero minimo o massimo di lanci da fare in un posto. A volte può bastarne solo uno, altre volte ne occorro più di venti, altre ancora si può iniziare e finire la pescata nella medesima postazione. Ma con un po' di ragionamento ed un po' di buon senso, il pescatore saprà decifrare se uno spot meriterà pochi lanci o al contrario dovrà essere scandagliato con grande attenzione, sempre pensando al pesce che ci siamo prefissati di catturare ed alla contemporanea necessità di battere più acqua possibile.
Grazie per la lettura ed alla prossima!
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