Eccomi qui finalmente a scrivere un report su una bella giornata di pesca dopo anni (e non scherzo) in cui più che altro mi sono dedicato a fugaci pescate nel pre cena. Però voglio subito togliervi il dubbio: il lieto fine questa volta non ci sarà. "E allora perché bella giornata di pesca", vi starete chiedendo, visto che non c'è un lieto fine? Tempo al tempo. Leggete e capirete, magari condividendo i miei pensieri (o considerandomi un bischero).
Antefatto: per puro caso mi sono ritrovato tutto (o quasi) un sabato a mia completa disposizione, nel quale poter fare tutto ciò che avevo in testa di fare. E quindi "Fishing. What else?!" direbbe Giorgino. Cosa fare se non una pescata di varie ore consecutive?
Così, dopo aver dato un occhiata alle previsioni meteo, ho deciso di pianificare una battuta di pesca alla spigola, uno dei pesci che amo di più da quando mi sono affacciato al mondo della pesca a spinning. Questo periodo è proprio quello giusto per trovare i pesci più grossi nell'immediato sotto riva, con la positiva aggiunta di vari giorni di pioggia che avevano ingrossato i corsi d'acqua della provincia di Livorno, oltretutto dopo un periodo di siccità prolungato. Insomma le condizioni "astrali" sembravano essere davvero propizie per il branzino ed il mio istinto di pescatore a spinning mi suggeriva di non lasciarmi sfuggire questa ghiotta occasione.
Pertanto, preparata con cura l'attrezzatura adeguata, ho caricato il tutto in macchina e mi sono diretto nello spot che avevo battezzato migliore per l'occasione. Arrivato sul luogo prescelto ho subito avuto la conferma della bontà della scelta, in quanto l'onda batteva con ritmica regolarità lungo l'arenile, denunciando una situazione di scaduta avanzata di mare di scirocco, nelle mie zone di mare forse la migliore combinazione possibile per la pesca. E lo sapevano anche i numerosi pescatori a fondo già presenti lungo la spiaggia, un ulteriore segnale della bontà delle condizioni meteo marine.
Vista la corrente e le onde, la mia prima scelta è caduta su un minnow affondante di generose dimensioni, così da poterlo lanciare oltre il frangente e recuperarlo senza necessità di particolari movimenti del polso, utilizzato in alternanza ad un sempreverde ondulante, ottimo artificiale per queste condizioni da sparare lontanissimo anche controvento. Durante le oltre due ore di lanci dalla battigia ho variato forma e colore delle esche, mantenendomi però sempre sulle tipologie di artificiali appena dette. Ma salvo uno strattone (che mi ha lasciato con più di un dubbio su un attacco di un predatore), i pesci non sono venuti a trovarmi.
Giunta l'ora del pranzo mi sono seduto di fronte allo spettacolo del mare per gustarmi il panino portato da casa (sempre meglio risparmiare) e bermi un mezzo litro d'acqua minerale naturale indispensabile all'idratazione, mentre venivo scaldato da un inaspettato e piacevole sole primaverile, di quelli che non ti aspetti di godere in un pomeriggio invernale. Dopo lunghi e grigi giorni passati chino sulla scrivania, con gli occhi appiccicati al monitor del computer, godersi quell'inconfondibile profumo di salsedine, sotto al sole, seduto sulla sabbia, cullando il sogno della cattura da raccontare come può essere definito se non: vivere!?
Passata la mezz'ora di pranzo, utile anche per far riposare la spalla e rifare i nodi al finale, ho ripreso la mia azione, sempre più determinato a spuntarla con il famigerato "ragno" (il nome dialettale livornese della dicentrarchus labrax) perché le sensazioni continuavano ad essere positive. Il mare si manteneva bello ed il mio passeggiare mi aveva ormai condotto vicino alla punta del golfo ed agli scogli, dove le onde spumeggiavano in modo invitante. Uno spot meraviglioso dove poter lanciare, di quelli che ti fanno apprezzare lo spinning marino profondamente, mentre in piedi su uno scoglio combatti contro la corrente, i riflussi delle onde, le insidie sotto la superficie e mentre senti l'acqua nebulizzata che ti riempie le narici di salmastro, salubre e corroborante elemento naturale.
Ho passato almeno un ora e mezzo a lanciare sui vari scoglietti più agevoli, inebriato dalla visione del mare blu, della spuma bianca e delle nuvole basse che correvano in cielo. Il tempo scorreva senza quasi accorgermene. Ma l'indole del vero pescatore a spinning porta a cambiare spot dopo un po' che si batte la medesima acqua. Inutile insistere se non si vede attività. Meglio cercare un nuovo punto caldo.
L'ultima carta da giocare era una piccola foce di un canale, poco distante dagli scogli, che grazie alle piogge dei giorni precedenti presentava acqua limacciosa ed una discreta corrente, luogo ideale per spigole affamate in cerca di novellame. Il posto migliore si era appena liberato, lasciato da un altro pescatore a spinning che, incrociandolo, mi aveva confessato di aver pescato per più di due ore senza successo, lanciando minnow di varia natura ed un esca in gomma (a testa dura) molto in voga, in tutte le scale di colore possibile. Quindi il mio approccio è stato "per differenza" rispetto a lui. Primi lanci top water, con popper e needle. Ma nulla. Poi ho provato con un cranckbait per scendere più sotto, ma raccoglievo troppe alghe, perciò ho optato per una gomma piuttosto grande con forma shad, innescata anti incaglio (per salvaguardarmi dai ciuffi di posidonia) e lavorata a mezz'acqua con lentezza, sfruttando i flussi della corrente del fosso. Un lancio a destra. Un lancio a sinistra. Un terzo lancio centrale.
BAAAAAMMM!!!! Una sagoma enorme, scura si era materializzata a fine recupero, proprio sotto i miei piedi, attaccando selvaggiamente la mia esca prossima alla riva. Cuore a mille, ferrata decisa nei giusti tempi e a la frizione ha iniziato a cantare come da tempo non succedeva. Non ho stretto subito, preferendo far sfogare il mostro per qualche secondo, per poi iniziare il tiro alla fune dopo la prima sfuriata. Dieci metri di trecciato se ne erano andati, forse di più, quindi ho dato qualche click di frizione ed ho iniziato a tirare verso riva. Lentamente ho recuperato un metro, poi due, poi tre... Di colpo il trecciato si è allentato, segno evidente che il pescione aveva invertito la marcia e si stava dirigendo verso di me. Così ho velocizzato il recupero per ritrovare immediatamente tensione e scongiurare il bando della lenza. Ho infatti ritrovato subito la tensione giusta e quindi ho ripreso a pompare. Poi uno strattone forte, una pausa, un altro strattone e... Ciao!
Non sempre le pescate finiscono così |
Reazione: C@zzoPutt@n@cci@M@j@l@Zozz@Lurid@Inf@m€Troj@diqu€ell@Zoccol@d€ll@M@mm@!!! E poi l'oblio.
Avrei dovuto rifare i nodi una volta in più? Avrei dovuto concedere frizione ancora per qualche metro senza forzare? O al contrario, avrei dovuto forzare prima? Dubbi che rimarranno per sempre nella mia mente. Il pescatore che mi aveva ceduto il posto, ritrovato poco dopo, mi ha poi detto che la piena dei giorni precedenti aveva probabilmente accumulato sul fondale detriti vari, visto che lui aveva perso due artificiali nel medesimo punto. Pertanto, probabilmente, la spigola si era andata a cercare un ostacolo dove limare il mio trecciato fino a farlo scoppiare. Ma resta solo una delle ipotesi, da aggiungere a tutte le altre ipotesi legate ai pesci persi nelle mie decine di anni di pescatore.
Quindi pescata negativa? Si, pensando solo ed esclusivamente alla sconfitta. No, pensando più in grande e concentrandosi sulla splendida giornata vissuta in riva al mare, cullando il sogno di una cattura da ricordare mentre godevo della bellezza della natura così generosa verso di me. Dopo molto (troppo) tempo che non vivevo un esperienza piena come questa, quelle ore passate in solitaria di fronte alla vastità del mare mi hanno fatto riassaporare il senso pieno e profondo della pesca.
Alla prossima, cara amica regina |
In conclusione voglio dirvi di non abbattervi troppo dopo la perdita di un pesce, anche se enorme. Fa male, lo so, ma ne arriveranno altri ed il bagaglio esperienziale conseguente alla sconfitta vi permetterà di migliorare la vostra tecnica in combattimento, garantendovi percentuali di successo maggiori nel futuro, con pesci ancor più grandi.
Ed inoltre voglio aggiungere che nella vita del pescatore è normale che ciò accada. Siate sereni dopo una slamata, una strappata, così come dopo un cappotto. Diffidate di coloro che sostengono di non perdere mai un pesce e pubblicano foto e filmati di catture come se ad ogni uscita facessero man bassa. Molti youtuber giocano con il montaggio e raramente confidano l'effettivo impegno temporale. E' nel loro ruolo di protagonisti di un canale. Godetevi i filmati per quello che sono, cioè intrattenimento, ma non misuratevi in bravura con quello che si trova su internet. La realtà è ben diversa dalla fantasia. Ed è giusto che sia così. La pesca va vissuta in rapporto ai pesci, non agli altri pescatori. Se non si capisce questo, non ci si potrà mai definire veri pescatori e non si potrà mai godere appieno la nostra tecnica.
Alla prossima!
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