L'ambito portuale, specialmente se affrontato in notturna, è da sempre uno dei migliori spot per incontrare la nostra amata spigola. Ed allora vi racconto una serata dedicata allo spinning al branzino con un risultato positivo, tanto per dare al lettore la possibilità di prendere qualche spunto per le sue future pescate.
In fin dei conti l'avventura del blog era partita proprio da qui, cioè dagli appuntamenti serali, pertanto mi sembrava corretto, dopo la lunga pausa estiva, ripartire da un avventura di spinning in perfetto stile "dopo lavoro" o, per meglio dire, "dopo essermi fatto un culo come un paiolo tutto il giorno in ufficio, mi puppo quel centinaio di chilometri, mi godo una frugale cena frettolosa ghiaccia marmata ,rubando parecchie ore al necessario sonno, per provare l'ebbrezza di tenere una canna in mano senza avere la minima certezza di ricavarne alcun godimento coi pinnuti".
Insomma, tradotto per comprensione di tutti, comportarsi da splendida fava pescatrice come sempre.
Così, trovati altri due pazzoidi come me (e sembrerà strano, ma non è difficile trovarne), scelta la destinazione e verificato il livello di carburante nel serbatoio, ci siamo lanciati verso il mare, carichi di speranze e di illusioni, come solo i più appassionati pescatori possono fare.
Classico esempio di ambiente portuale |
La tecnica preferita dai frequentatori del luogo è il semplice "lancio pucciato", cioè il far cadere l'esca tra le barche, i cavi di ormeggio, le boe ed ogni altro ostacolo marino attendendo l'attacco di reazione della nostra amata regina. Tecnica che sicuramente paga, ma alla lunga (almeno al sottoscritto) annoia. Anzi, rompe proprio i coglioni.
Così, fedele all'idea dello spinning classico, cioè lanciare lontano e recuperare girando la manovella del mulinello, ho insistito nel cercare la cattura distante da riva, recuperando l'esca con la consueta voglia di farla vivere.