martedì 12 settembre 2017

Heddon Dying Flutter

Dopo le catture di questa estate, ecco che torno a recensire un esca per lo spinning. Ed in questo caso è un vero classico: l'Heddon Dying Flutter. Cos'è? Uno dei propeller bait più famosi per il bass fishing e, vi confesso, il primo al quale mi sono veramente affezionato, grazie ad una pubblicazione sulla pesca con esche artificiali che me lo fece conoscere da ragazzo e che sfogliai in biblioteca una mattina in cui feci brucia a scuola (o sega o forca o... come la chiamate voi).
Senza internet (cosa normale per i miei tempi), con le riviste di pesca che non avevano ancora ben capito il fenomeno spinning e vivendo in una cittadina di provincia, conoscevo giusto i cucchiaini ed i Rapala. Quella pubblicazione mi aprì un nuovo mondo ed il dying flutter, il primo propeller ad essere da me acquistato, fu una vera rivelazione.

Heddon Dying Flutter

Il Dying Flutter nella sua classica confezione

A prima vista

Come detto, il dying flutter rientra nella categoria delle esche di superficie e più specificamente nelle propeller baits, quegli artificiali dotati di elica rotante che si aziona in fase di recupero. Questo specifico artificiale ne ha addirittura due, una in testa ed una in coda, che funzionano in senso di rotazione contraria, stabilizzandone il nuoto in fase di recupero. Guardando la confezione si potrebbe definire a pieno titolo un articolo vintage, sia per le grafiche del blister che per le colorazioni. L'assemblaggio generale è piuttosto lontano dalle folgoranti olografie che vanno molto in voga oggi. Ci sono naturalmente versioni più aggiornate, ma il classico rimane sempre il più bello (almeno a parer mio).

mercoledì 6 settembre 2017

Ricordo delle pescate di questa fine estate: il black bass ancora una volta protagonista

Eccoci arrivati a Settembre. L'estate sta finendo e un anno se ne va, cantavano i Righeira qualche anno fa (che fa pure rima). Ormai le fugaci pescate dopo l'orario di ufficio sono difficilmente effettuabili, visto l'accorciarsi inesorabile del tempo di irradiamento solare. Le ferie sono un lontano ricordo (anche perché ferie lunghe quattro giorni lavorativi sono davvero difficili da ricordare...) e quindi è tempo di bilanci sul mio spinning estivo in questo 2017, dedicato esclusivamente alla ricerca del black bass nei numerosi laghetti presenti in zona.


Ebbene si, anche quest'anno ho trascurato il mare per la più tranquilla acqua dolce. Le orde barbariche di turisti presenti in spiaggia fino a tarda ora, anche molto dopo il tramonto, mi hanno impedito di frequentare quegli spot che amo per la ricerca di serra, spigole e magari qualche altro bel carangide accostato a riva. Ma quanti turisti c'erano quest'anno?!? E poi si parla di crisi...
E così, spolverate le canne, i mulinelli e le esche dedicate all'amico black bass, ho iniziato a cercare fortuna nelle classiche ore dell'aperispinning serale, cioè dopo il lavoro e prima di cena.

L'estate molto calda dominata da un infinita alta pressione e le risorse idriche sempre più scarse, sinceramente non mi facevano presagire un annata particolarmente fiorente da un punto di vista del divertimento. In queste situazioni i pesci tendono ad allontanarsi dalle rive proprio per il progressivo ritirarsi delle acque, il poco ossigeno rallenta la loro attività e gli spot diventano molto difficili da affrontare perché tutti i laghetti artificiali (sempre a causa della mancanza d'acqua) iniziano ad assomigliare a semplici catini, secchi o tinozze perdendo tutte quelle caratteristiche precipue dello spot da black bass.
Ed in effetti la prima serata non è stata per nulla esaltante, anche se promettente.