Oggigiorno capita sempre più frequentemente che si corra a pescare nei ritagli di tempo e che quindi si cerchi di sfruttare al massimo ogni minuto disponibile con l'artificiale in acqua. Questo alimenta un umana e comprensibile insofferenza verso la sistemazione della propria attrezzatura, occupazione che indubbiamente porta via tempo, con la conseguente favorevole base per la crescente confusione nel ricovero delle esche e della minuteria ad ogni fine battuta. E così tutti i nostri begli oggettini si accumuleranno in tasche, taschine ed insospettabili anfratti di borse, zaini, giubbotti e pantaloni.
Ma può anche capitare che si facciano follie negli acquisti senza poi utilizzare quanto comprato, ammassando nei cassetti della propria casa buste, scatoline e blister di ogni cosa. Ed allora, se proprio non si può andare a pescare (come sta accadendo al sottoscritto in questo periodo), è il momento perfetto per svuotare le tasche dei vestiti, aprire le ante degli armadi ed i cassetti dei comò per risistemare il proprio tesSsoro di artificiali.
Una bella ammucchiata di artificiali |
Lo spinning è per me una tecnica bellissima perché, oltre al piacere della pesca vera è propria, si può provare anche un certo godimento nell'acquisto compulsivo di centinaia di esche di ogni colore, materiale, forma e dimensione. Non parliamo poi delle nefaste conseguenze derivanti dalla malaugurata idea in cui il pescatore (sempre come il sottoscritto) inizi ad appassionarsi all'autocostruzione.
Insomma, il rischio di trasformarsi in accumulatori seriali è veramente molto alto. E se uniamo a tutto questo una certa dose di disordine, cioè il ricovero di corsa di tutta l'attrezzatura alla "come viene, viene" ad ogni rientro in casa (io ne sono sempre un ottimo esempio), il rischio di ritrovarsi immersi in un casino monumentale è il meno che possa accadere.